Al Festival della Letteratura di Roma la scrittrice parla di New York, “città che cambia di settimana in settimana”
“Creatività è una di quelle parole ambigue che piacciono molto agli organizzatori di eventi (letterari). Oggi troppo spesso le arti non sono dominate da quella innovazione e originalità che le contraddistingue, ecco allora che entra in campo la parola creatività, che lentamente ha finito per acquisire un significato convenzionale. Troppo spesso accade che la pubblicità, il design, i media digitali entrino in collisione con le arti, con l’obiettivo di vendere qualcosa. Ma la creatività è ben altro dal saper trovare il pubblico perfetto per vendere il prodotto perfetto”.
Zadie Smith, scrittrice trentenne di origini londinesi è intervenuta al Festival della letteratura di Roma, 2013 con un saggio inedito sul rapporto tra creatività e rifiuto. Zadie Smith ha espresso il suo pensiero spiegando che “per creare qualcosa, come sapevano gli dei, serve una certa audacia. Come antidoto, all’inizio di ogni corso di scrittura assegno ai miei alunni la lettura di Kafka, nella speranza che li renda audaci”.
“Non c’è niente di creativo quando si permette alla logica del mercato di entrare nella mente”. Smith ha portato come esempio il passaggio culturale dei rapper che un tempo formavano una cultura underground, di resistenza e ora parlano di ‘diventare un marchio’. “Una volta lo chiamavano vendersi, ora si dice consolidare il marchio”.
Zadie Smith parla di creatività confessando di non sentirsi una grande creativa “sono piuttosto una brava sintetizzatrice – ha detto – nel cuore della creatività c’è spazio anche per il rifiuto, serve la disponibilità a rischiare di non piacere. E se la cosa più creativa da fare in questo momento fosse proprio rifiutare?”
Non sono una grande creativa, sono piuttosto una brava sintetizzatrice. Nel cuore della creatività c’è spazio anche per il rifiuto, serve la disponibilità a rischiare di non piacere
Zadie Smith
“Jazz e Hip hop sono nati da minoranze ma poi questa energia è stata monetizzata. Apple è una perfetta sinergia tra creatività e marchio, ma a mio parere la tecnologia è priva di attrito nella forma e nella funzione. Pur adorando il mio Iphone non penso che il prodotto sia una cosa diversa dall’arte”. I prodotti non possono mai rifiutare i propri acquirenti, i veri creativi devono correre il rischio di essere rifiutati, secondo Zadie Smith.
Quando parla Zadie Smith ha un sorriso contagioso, invita a investire su una creatività dell’arte a cui non ci si deve mai abituare, invita a riscoprire e studiare la propria storia culturale, a riscoprire un senso di nostalgia e allo stesso tempo a disporsi per potersi reinventare continuamente. “Vivo a New York – racconta – una città che cambia di settimana in settimana, dove i vecchi edifici vengono continuamente abbattuti”.
Zadie Smith è nata nel 1976 a Willesden, un sobborgo di Londra, da padre inglese e madre giamaicana. Ha studiato letteratura inglese al King’s College di Cambridge e già durante questi primi studi ha sviluppato un serio interesse per la scrittura.
I suoi libri: Denti Bianchi, Mondadori, 2ooo; L’uomo autografo, Mondarori, 2003; Della bellezza, Mondadori, 2006; Cambiare idea, mimimum fax, 2ooo; Perchè scrivere, minimum fax, 2011; NW, Mondadori, 2003
Zadie Smith è stata ospite del Festival della Letteratura di Roma, I had a dream, storie di sogni diventati realtà, martedì 2 luglio 2013 (All’arrembaggio)
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