Lo spazio di Forte Marghera ospita la mostra composta da 5 progetti riuniti sotto il tema How will we play together? Strategie per espandere l’esperienza corporea e testare gli spazi domestici
Recinti, aree giochi inclusive, il modo in cui giochiamo insieme da bambini, ci prepara alla vita. Ma soprattutto ci prepara alla sfida della convivenza. Ma come sarà il gioco del futuro? Ci sarà la ricerca dell’equilibrio, ma anche un contatto più forte con la natura, senza costrizioni. Lo spazio di Forte Marghera ospita la “Biennale dei bambini” composta da diversi progetti riuniti sotto il tema How will we play together? Qui la 17. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia presenta cinque strategie per espandere l’esperienza corporea, testare gli spazi domestici, reinventare le regole comuni dei giochi
Installazioni diverse, in legno e acciaio, che pongono i bambini di fronte alla necessità di una scelta, come in fondo è il grande gioco della vita.
Torna la voglia di giocare dopo un anno infinito di pandemia. Anche se la vita normale resta nei desideri dei molti.
Off Fence, (2020) di Matěj Hájek dello Skull studio e Tereza Kučerová di Moloarchitekti, è un’installazione che affronta il fenomeno della separazione bloccando scherzosamente con una barriera l’accesso lungo un percorso. L’opera trasforma questo ostacolo in un impulso di cambiamento. Ci vuole solo incoraggiamento e coraggio reciproco per superare ciò che separa le persone.
I parchi giochi per bambini sono tra i soggetti più allegri nella storia dell’architettura. Purtroppo, il compito di progettarli è affidato sempre meno alle mani di un architetto. Non è un caso che i parchi giochi somiglino a un modello piuttosto allarmante della società umana, basato su un nuovo localismo che promuove un’idea di controllo perimetrale volto a tenere fuori tutto ciò che si teme. The Playful Eight vuole rivendicare la progettazione da parte degli architetti dei parchi giochi, non solo per i bambini, ma anche per gli adulti, considerandoli come un’offerta alternativa a quelli definiti dai regolamenti urbanistici, elementi spontanei che offrono la possibilità di sfuggire al controllo, alla produttività e al commercio. In questa installazione di legno di Tilo Herlach, Simon Hartmann e Simon Frommenwiler di HHF Architects in collaborazione con Mariana Santana, Margherita Borroni, Felix Booz, Vincent Witt, Sebastian Koelliker, si sfugge alla razionalità.
Con Social Equilibria c’è l’aspirazione dell’inclusione con i tessuti in questo progetto di Sean Ahlquist del Lab for Sociomaterial Architectures at the University of Michigan, in collaborazione con Evgueni Filipov e Maria Redoutey, John Hilla, Yi-Chin Lee, Tracey Weisman, Ruxin Xie e Yingying Zeng. Gli spazi pubblici sono generalmente rivestiti di segnali culturali e materiali che con forza sottintendono un’etichetta sociale. L’installazione tenta di scoprire l’equità nell’operato per attivare e caratterizzare lo spazio. I tessuti diventano materiali che invitano alla scoperta delle qualità della tangibilità e delle capacità sensoriali.
Field of Lines di AWILDC / AWP, invece, esamina i giochi sportivi e i campi da gioco dall’antica Mesopotamia, all’Egitto e all’antica Gran Bretagna sotto l’Impero Romano. La campana, il senet, il croquet, la corsa, lo sprint, il cuju cinese e altri giochi con la palla. L’opera mette insieme una raccolta di questi campi e giochi sovrapponendoli, sovradimensionando o sottodimensionando e talvolta ridimensionando alcuni di essi, frammentandoli per creare un nuovo campo di giochi e nuove partite, con regole ancora da inventare.
Il progetto Level-313.9 di Deborah Pinto Fdeda e Ifat Finkelman in collaborazione con Stav Dror, vuole produrre un nuovo piano di riferimento, una struttura semplice, che conferisce al concetto di sedia un’interpretazione unica. Questa si basa su un nuovo standard: non quello industriale di una seduta alta 45 centimetri, che utilizza come punto di riferimento il suolo dell’ambiente costruito, ma piuttosto l’altezza di 350 centimetri riferita al paesaggio (linea di elevazione -313,9). La ricerca ha già dimostrato che nel sottosuolo di ogni foresta e bosco c’è una complessa rete di radici, funghi e batteri che collega alberi e piante tra loro. Rispetto a questa rete sotterranea, il programma del parco giochi è definito sperimentando l’ambiente circostante da un nuovo punto di vista che unisce uomini e alberi e dallo sforzo collettivo di tornare a un nuovo equilibrio.
Immagine di copertina: The Playful Eight, di HHF Architects in collaborazione con Mariana Santana, Margherita Borroni, Felix Booz, Vincent Witt, Sebastian Koelliker
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