Dalla Transavanguardia a Oliviero Toscani. A Bologna, l’Italia giovane e la sua voglia di libertà
Voglia di cambiare marcia e dare una svolta, puntando su sperimentazione e innovazione. Uno scenario familiare in epoca post Covid-19, ma che la nostra società ha già vissuto anche un’altra volta negli ultimi 40 anni. Stiamo parlando degli anni ’80, periodo fra i più interessanti dal secondo dopoguerra in poi sotto il profilo della creatività artistica. Una spinta prodotta in particolare dai giovani e riassunta perfettamente dal titolo della mostra “Vado al massimo. Cronache dall’Italia postmoderna”, che cita, non a caso, l’album di Vasco Rossi pubblicato il 13 aprile del 1982. Responsabile dell’esposizione, che resterà aperta fino al 30 settembre presso la Galleria Enrico Astuni di Bologna, Luca Beatrice, critico noto per aver curato nel 2009 il Padiglione Italia alla 53° Biennale d’arte di Venezia e oggi professore all’Accademia Albertina di Torino.
Lungi dall’essere un’operazione di revival, la rassegna vuole trasmettere la voglia di libertà, in particolare dei giovani, che ha caratterizzato quel periodo.
Il contesto. Il tracciato ripercorso dalla mostra parte dal 1979, periodo fra i più bui degli “anni di piombo” con oltre 650 attentati terroristici registrati sul suolo italiano. Nonostante ciò in campo artistico si intravedono i primi segnali di cambiamento con la nascita della Transavanguardia. Nel 1980 la Biennale d’arte di Venezia per la prima volta costituisce una sezione dedicata ai giovani artisti, “Aperto ‘80”, curata da Achille Bonito Oliva e Harald Szeeman. Oltre a questo palcoscenico concepito per dare visibilità alle nuove correnti pittoriche, lo stesso anno viene inaugurata la prima Biennale di architettura nella città lagunare. Un evento che segna il definitivo approdo all’era postmoderna dove si preannuncia la fine delle ideologie e che vede l’Italia esportare design e moda come mai prima di allora. Una vitalità che si traduce nella nascita delle tv private e che coincide con la vittoria dei Mondiali di calcio, evento che ha segnato una generazione glorificando una stagione di continuo rimescolamento dei linguaggi tra alto e basso, discipline accademiche e nuove forme di comunicazione.
La mostra. Per restituire ai visitatori il clima del momento, caratterizzato da grandi contraddizioni, sono state scelte le opere di 18 artisti italiani attivi negli anni ‘80. Obiettivo del curatore quello di inserire nel racconto anche forme di arte all’epoca non convenzionali come moda (con Missoni), fotografia (Oliviero Toscani), design e architettura (Massimo Iosa Ghini e Riccardo Dalisi). Il tutto senza privilegiare una sola linea o un linguaggio particolare, ma cercando di riproporre la molteplicità del periodo attraverso un approccio orizzontale e libero da preconcetti. Accanto alle opere di Francesco Clemente e Mimmo Paladino, testimoni della Transavanguardia, e di Nunzio, esponente della Nuova Scuola Romana, i visitatori troveranno artisti già attivi nei decenni precedenti gli anni ’80 ma che proprio in quella decade hanno sviluppato passaggi fondamentali della propria poetica. Tra gli altri anche Luigi Ontani, Antonio Trotta, Aldo Mondino, Giulio Paolini e Gino De Dominicis. La mostra, poi, contiene anche le produzioni di alcuni artisti emersi proprio in quegli anni e attivi su tutto il territorio nazionale. Ecco quindi Cuoghi Corsello e Maurizio Cattelan da Bologna, Stegano Arienti da Milano e Daniela De Lorenzo da Firenze.
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