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Tra piume e paglie, storia del cappellaio di Cagliari che piace allo stilista Marras

Il racconto della boutique storica Martello e del marchio Velette Sospette che con l’arte e la moda mettono in circolo il “saper fare” italiano nel mondo


Antonio Marras per Martello © Daniela Zedda

Lewis Carroll gli aveva dato un’anima, non fornendo nessuna descrizione fisica. Eppure, il cappellaio matto, anche grazie alla magnifica fantasia di Tim Burton, regista visionario di Alice in Wonderland, è diventato un’icona di magia e genialità. Cappelli, turbanti, cerchietti e velette, oggi sono i protagonisti anche di una storia italiana, ma che collega, con i fili della moda, passato e presente, sempre nel nome dell’estro. E così che l’Antica cappelleria Martello di via Sassari a Cagliari, è oggi diventata il racconto vivo di un pezzo della città, del saper fare italiano, quelle mani artigiane che non conoscono approssimazione. Non il recupero della fragile tradizione stereotipata, ma l’appropriarsi di un vissuto che sa guardare al futuro, anche oltre i confini dell’Isola. La storica boutique del capoluogo sardo, situata in sa passillara, come si dice in cagliaritano, oggi conserva lo stesso amore di Antonio, il fondatore, della figlia Matilde, la prima depositaria, e gli stessi arredi di fine Ottocento.

La vecchia cassa, le stoffe che chiudono gli stipiti, le pelli, i manichini, le vecchie cappelliere, i vetri interni. Il salotto buono del centro, quello che un tempo i signorotti della borghesia cagliaritana frequentavano per le chiacchiere, un caffè e per comprare i cappelli in paglia, in tessuto, in piume, le coppole, i cilindri, nella prima cappelleria della Sardegna. Incredibilmente la stessa, identica, dopo quasi 120 anni, gestita da quattro generazioni, oggi dai nipoti.

Le vetrine sono popolate di paglie con uccellini e fiori, intrecci di tessuti e sete, copricapi sculture, ma anche i grandi classici come i Borsalino.


La cappelleria è stata oggetto nel 2016 di un progetto di recupero conservativo di Gamassi di Francesca Gasbarrini a cui si deve, tra l’altro, l’apertura al pubblico del retrobottega che ora ospita la creatività di Velette Sospette.


Marchio nato dalla collaborazione fra Alessandra Aloe (architetto e proprietaria dell’iconico negozio vintage Aloe&Wolf di Siena), Marco Caboni (costumista e scenografo teatrale) e Federica Pilota (trend setter e stilista per passione) e che cura anche le vetrine, pensate come installazioni interattive. «Velette Sospette è una linea di cappelli, acconciature e turbanti d’ispirazione vintage realizzati interamente a mano. Le nostre collezioni sono dedicate alla diva che si nasconde in ognuno di noi. I nostri cappelli vivono fra surrealismo e atmosfere da belle èpoque e ambientazioni giocose», racconta Federica Pilota.

E qui di copricapo da diva, ce ne sono tantissimi. Il negozio oggi si afferma anche con i riconoscimenti dei creativi della moda. Lo stilista algherese Antonio Marras è un estimatore e le sue sfilate, ne sono una prova. «Con Marras tutto ha avuto inizio a giugno», racconta Caboni. «È approdato da Martello per creare una suggestiva installazione dove i suoi cappelli/scultura, pensati e realizzati da Tonino Serra per alcuni look delle sue sfilate, dialogano con gli oggetti e i cappelli di Martello e le creazioni di Velette Sospette. Da questa esperienza è nata l’idea di un progetto più articolato pensato per l’esterno, che coinvolgesse la strada fatta ancora da botteghe, la coltelleria, la vecchia osteria, come un tempo c’erano il maniscalco, il fabbro, i cavalli, le carrozze. Ricreare Sa passillara che per la vitalità della città, non solo commerciale, aveva rappresentato tanto per l’emancipazione culturale della città. Le vecchie botteghe, i ristoranti, gli abitanti della via Sassari hanno messo a disposizione parte dei loro spazi per ospitare mobili e sedute per ricreare una sorta di “salotto buono” come un tempo veniva abitualmente chiamata la Cappelleria Martello dai cagliaritani». L’evento del 14 luglio si è aperto con l’attrice Lia Careddu che da un balconcino sopra l’ingresso di Martello ha letto il testo del racconto scritto da Patrizia Sardo, moglie di Antonio Marras.

Il testo, “La donna che scambiò il marito per cappello”, ha dato nome alla manifestazione che si è poi conclusa con una sfilata di 15 modelli e modelle, vestiti con gli abiti di Marras, che hanno attraversato la via seguiti da due coppie di ballerini di tango. Nel frattempo, attori e danzatori occupavano gli spazi allestiti seguiti dal pubblico. Una storia che nasce da una fuga: il friulano Antonio, che scappa da San Vito al Tagliamento per andare in Sardegna a cercare, caccia e fortuna con un viaggio avventuroso di tre mesi in veliero. Una storia che è un ritorno alle radici e che porterà lontano.

 

In copertina Antonio Marras per Martello © Daniela Zedda

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