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Alle Terme di Vulci per provare l’esperienza del glamping

Il Ristorante La Punta grazie al design di Andrea Magnaghi offre la possibilità di vivere la nuova frontiera del camping


Se avete voglia di concedervi una cena speciale e in più siete curiosi di esplorare il mondo che ruota intorno al “glamping” – la proposta ricettiva che pone a dialogo l’esperienza del camping con la creatività del design – una buona occasione è quella di prenotare una cena al Ristorante La Punta delle Terme di Vulci glamping & Spa. Situata fra Tuscia e Maremma, al confine tra Lazio e Toscana, la struttura propone una vacanza con tutti i comfort a contatto con la natura. Realizzata dall’architetto Andrea Magnaghi con un approccio sensibile e garbato nei confronti del rapporto con il territorio, Terme di Vulci glamping & Spa offre la cornice ideale per rilassarsi in un ambiente accogliente godendo continuamente del paesaggio che lo circonda.

Le tende del glamping, così come il ristorante, si inseriscono nella natura con l’obiettivo di instaurare un rapporto di sinergia cromatica e materica con il territorio. Colori chiari, materiali naturali, volumi leggeri, forme morbide e avvolgenti sono alcuni degli elementi che caratterizzano questo luogo capace di stabilire una delicata interazione fra lusso – quello minimale che nulla ha a che vedere con la ridondanza – e semplicità. «Ci troviamo in un’area di particolare pregio naturalistico – racconta Magnaghi a Pantografo –, quindi abbiamo evitato di costruire delle strutture che avrebbero avuto un impatto importante. Così abbiamo deciso di puntare su un intervento effimero, molto leggero, addirittura smontabile. Nello stesso tempo le tende – che ricordano i lodge africani o asiatici – sono di grande atmosfera: spazi ampi, arredi di pregio, cura dei dettagli e delle componenti cromatiche contribuiscono a riprodurre la qualità di una suite senza l’impatto sul luogo».


Al territorio è visceralmente legato il ristorante, concepito in legno come un osservatorio sulla natura: dal blocco più chiuso che ospita la cucina, la struttura procede via via aprendosi sempre di più verso l’esterno attraverso le sue generose superfici vetrate scorrevoli.


«Pur essendo una struttura consistente per ragioni legate alla sua funzione, anche il locale è stato concepito con l’obiettivo di essere meno impattante possibile – continua il progettista –: quindi è smontabile, ancora una volta leggero, molto aperto con grandi vetrate che incorniciano il paesaggio». Una vera e propria proiezione verso la natura che trova riscontro anche nel menu, improntato alla sostenibilità e frutto di una ricerca attenta alle eccellenze dei prodotti territoriali. La ricerca dei prodotti tipici della zona è protagonista del menu che propone piatti realizzati con ingredienti genuini e a chilometri 0 provenienti dai migliori produttori locali. La loro selezione è affidata ad Alessandro Fiorito, consulente food & beverage esperto di prodotti biologici di qualità, oltre che di nuove tendenze alimentari. Fra i prodotti di prossimità che arrivano nella cucina del Ristorante La Punta – diversi dei quali sono Presidio slow food – ci sono per esempio arachidi, asparagi, carni, formaggi, salumi, miele, confetture, olio extravergine d’oliva. Ognuno di essi ha una storia particolare, frutto della dedizione e della passione di chi se ne prende cura all’interno delle proprie aziende, molte delle quali a conduzione familiare.

I piatti esaltano il valore, l’etica e l’attenzione data ai prodotti tipici della zona. Fra questi, le Linguine ai fiori di zucca e bottarga di Orbetello, i Pici fatti in casa al ragù bianco di agnello, l’Uovo biologico CBT (62,5° / 1 H), fonduta di patate e parmigiano, tartufo nero estivo, le Costolette di agnello croccanti con salsa di yogurt e menta, il Magnum al pulled pork di cinta senese, salsa BBQ, panna acida. Il menu, inclusivo ed eterogeneo, propone anche pietanze vegetariane e vegane: fra le prime ci sono i Fiori di zucchina croccanti farciti alla ricotta di pecora, zucchine novelle e pomodorini confit, i Rigatoni, fondente di pesto al basilico, fagiolini, pane croccante e crema di pecorino, il Falafel burger, bun, hummus, salsa tahini yogurt, patate arrosto, e fra le seconde troviamo lo Stick di polenta fritta, mayo al curry fatta in casa e la Quinoa, zucchine, pomodori confit, salsa agrodolce alle arachidi.

Attenzione, è difficile resistere ai dolci. Basta leggerne i nomi perché le papille gustative si attivino: Cantuccini e zabaione al passito, Creme brûlée allo zenzero, Ciaffagnoni, crema di cacao e nocciole, granella di nocciole, panna fresca, sono per citarne alcuni.

 

Uovo biologico CBT (62,5° / 1 H), fonduta di patate e parmigiano, tartufo nero estivo

 

Ingredienti per 1 porzione

20 gr parmigiano

20 gr panna

40 gr patata

5 ml olio al tartufo

10 gr tartufo nero

1 uovo

Sale Q.b.

 

Procedimento

Con un roner portare l’acqua a una temperatura di 62.5° e lasciare a bagno le uova per un’ora. Nel frattempo lessare una patata in acqua salata. In un pentolino versare 200ml di panna e portarla a 60°, togliere dal fuoco e in un contenitore alto versare 200g di parmigiano, mezza patata, un filo di olio al tartufo e la panna ancora calda. Frullare il tutto con un minipimer fino a ottenere una crema liscia e omogenea.

Una volta cotte, abbattere in positivo e poi mantenere le uova in acqua a una temperatura di 53°.

In un “cappello di prete” versare la fonduta di patate e parmigiano calda (deve risultare densa ma abbastanza “liquida” da riempire da sola il fondo del piatto), aprire un uovo (per comodità si può versare il contenuto in una ciotolina per rimuovere facilmente l’albume in eccesso), prenderlo con un cucchiaio abbastanza largo e adagiarlo al centro della fonduta.

Guarnire con una decina di lamelle di tartufo nero estivo.

 

In copertina: Terme di Vulci Glamping & SPA, Canino, Progetto: Andrea Magnaghi. Ph. ©gerdastudio

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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