Gli spazi pubblici e il loro ruolo trasformativo: i temi della Conferenza sul futuro degli spazi urbani
L’ultimo dei tre articoli dell’esperienza in Iran verso la Conferenza sul futuro degli spazi urbani.
Circa 10 ore prima di salire in macchina in direzione dell’aeroporto per raggiungere Teheran, nel sud dell’Iran si è verificato un attacco terroristico nel sud durante una parata militare. Degli uomini armati hanno fatto fuoco sulla folla uccidendo 25 persone fra soldati, membri della Guardia Rivoluzionaria e civili. Ho iniziato ad immaginare posti di blocco, aree di sorveglianza, e continui controlli da parte delle autorità al mio arrivo; invece entrare nel Paese è stato un gioco da ragazzi: nessun problema alla dogana, né attesa per il trasporto in albergo. E anche la zona attigua all’hotel era molto tranquilla, perfetta per passeggiare durante la notte quando ero ancora sveglia a causa del jet-lag.
La città addormentata che si apriva davanti a me era caratterizzata da ampi viali, vicoli accoglienti e grattacieli illuminati, che incorniciavano la facciata posteriore di antichi palazzi. La struttura della città mi appariva a misura d’uomo ed era tutto così comodo, piacevole e rassicurante. Il mio primo giorno in Iran è stato caratterizzato dal cambio di dollari in Rial iraniani, la valuta locale, e cercare di capire come funzionano le cose per strada. Infatti, sebbene il Toman non sia più l’unità ufficiale, gli iraniani comunemente esprimono quantità di denaro e prezzi delle merci in Tomans.
Esiste un mercato nero attivo in valuta estera e la differenza tra tassi di cambio, ufficiali e non, ha registrato differenze esponenziali durante la mia visita. Una situazione che può agevolare dei buoni profitti in un batter d’occhio. Anche se, da un lato, mi dispiace di non aver organizzato il mio cambio di valuta all’aeroporto, dall’altro lato sono lieta di aver avuto l’opportunità di interagire con le persone di strada e acquisire così un’esperienza di prima mano su una loro vera urgenza.
Visitando strade interne del Grand Bazaar ero sopraffatta dalla quantità di merci vendute. Tutto è ben regolato e si può solo immaginare quanto sia complessa l’organizzazione alla base di una realtà così grande e ricca di individui quanto di prodotti.
Il bazar non è solo commercio: in mezzo a questo luogo ricco di tradizioni, il cambiamento caratterizza anche questo angolo del Paese
All’interno di questo labirinto sono nascoste aree di riposo dove gli abitanti del posto sorseggiano tè caldi e zuccherati e nicchie dove si svolgono cerimonie religiose. Le nuove generazioni, però, stanno spingendo per l’adeguamento e la trasformazione; alcuni addirittura si definiscono persiani piuttosto che iraniani, e cercano di parlare a conferenze come quella in cui sono stata invitata, dove possono confrontarsi con un pubblico internazionale, che offre prospettive diverse su tanti temi diversi.
La cordialità è l’elemento che più mi ha colpito durante il mio soggiorno. Ovunque andassi, ero accolta calorosamente e costantemente ricevevo inviti a condividere un pasto a casa di qualcuno. Le persone hanno manifestato rispetto e sincero interesse per ciò che sono e rappresento. Ho cercato di dire di sì ogni volta che potevo e, attraverso questa esperienza diretta di una cultura antica e sofisticata, il mio viaggio vivrà più a lungo nella mia memoria.
Ma che dire della Conferenza sugli spazi pubblici e della mia ricerca sul loro ruolo nella trasformazione delle città? Questi concetti accademici riusciranno a trasformare tangibilmente i luoghi abitati e vissuti dalle persone? Difficile da dire. Durante i lavori ho solo intravisto il ruolo delle donne nei siti pubblici. La maggior parte delle presentazioni erano incomplete e non riguardavano l’uso obbligatorio dell’hijab o di come il comportamento di tutti nelle strade fosse limitato. Nessuna presentazione ha fatto il punto sul traffico e su come i veicoli siano padroni delle strade, lasciando poco spazio ai pedoni. Durante il giorno il problema è così diffuso, che i marciapiedi sono popolati da cartelli che cercano di limitare l’accesso dei veicoli a motore alle aree che sono, solo simbolicamente, assegnate ai pedoni. Non è stato fatto alcun riferimento alle difficoltà per genitori con passeggino, persone anziane o portatrici di handicap. A mancare sono stati anche interventi sull’uso degli spazi pubblici per il tempo libero in cui donne e uomini sono confinati in zone distinte. Stessa cosa all’interno dei luoghi istituzionali, dove ai diversi generi è proibito salutarsi anche con un semplice gesto delle mani.
Ciò che è stato ancora più sorprendente, a mio modo di vedere, è che anche gli spazi pubblici di grande successo di Teheran non sono stati menzionati. Pur avendo preso atto degli insuccessi dal punto di vista urbanistico, oltre che delle sfide ancora aperte (parzialmente dovute a una scarsa pianificazione e parzialmente attruibuibile alla cultura), durante il mio soggiorno a Teheran ho osservato una città che oltre al suo traffico rumoroso, offre affascinanti nicchie pubbliche per i suoi cittadini (da Ab-o-Atash, Ports, e Taleghani Parks a City Park e Darband).
In questi luoghi sono presenti alberi per l’ombra, complessi sistemi idrici con irrigazione e fontane, panchine, percorsi pedonali e ciclabili, aree giochi organizzate per giovani e anziani, attrezzature per il fitness, stand gastronomici e ristoranti. Delle zone che, inoltre, fungono da cuscinetto al traffico, permettendo alle persone di riposarsi, giocare e parlare. E proprio questi sono concetti che diventano spazi. Luoghi che noi designers, chiamiamo esperienze pubbliche urbane di successo, con il Cittadino che viene posto al centro e gli viene offerta la possibilità di riequilibrarsi con sé stesso, con gli altri e con la natura, nonostante le difficoltà economiche e il rigido codice di abbigliamento.
foto di copertina ©fups2018.com
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Si ringrazia Nora Foggiato per la traduzione dall’inglese