Consegnati al penitenziario di San Vittore i nuovi arredi destinati ai figli delle detenute
Il color design come strumento per appropriarsi di oggetti d’uso comune. L’ultimo atto del progetto Stanze Sospese, nell’ambito dell’iniziativa di design sociale “FurnitureforAll!”, sostenuto dalla Fondazione Allianz UMANA MENTE è la creazione di sette seggiolini realizzati in parte in plastica riciclata proveniente dall’azienda italiana Revet Recycling e “lavorati” grazie alla collaborazione di Francesca Valan, color designer, e redattrice del Piano Colore per il capoluogo lombardo. I destinatari? I figli delle detenute dell’Istituto a Custodia Attenuata per Detenute Madri (ICAM), che si trova all’interno del penitenziario di San Vittore di Milano.
Secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia, al 30 giugno 2018 sono 58 le madri carcerate in Italia, per un totale di 68 figli al seguito. Bambini che spesso nascono e crescono fino ai 6 anni all’interno delle carceri, in ambienti non pensati per loro, non sempre in grado di rispondere alle loro esigenze.
In questo contesto, si inserisce il progetto di Stanze Sospese. Un percorso partecipato dove la collaborazione delle detenute è stata essenziale.
“Se avessimo regalato le seggiole senza prima confrontarci con loro – ha spiegato Francesca Valan – le ospiti dell’Istituto le avrebbero rifiutate. Abbiamo quindi deciso di far scegliere direttamente a loro le tinte da utilizzare per gli arredi: prima abbiamo chiesto di pensare al colore preferito dalle mamme, poi a quello dei figli, anche ispirandosi ai supereroi dei cartoni, il verde per Hulk per esempio e il nero per Batman. Dopodiché abbiamo messo a disposizione un materiale simile alla plastilina, che le ospiti hanno mescolato e da cui hanno estratto una palette di tonalità, trasformate in vernici dall’azienda Lechler”.
Ogni sedia è stata corredata successivamente anche con una cintura, creata con la camera ad aria delle ruote delle biciclette, con applicato un medaglione raffigurante un eroe dei cartoni animati. Tutte le sedute sono state prodotte da due falegnamerie sociali: il laboratorio Arteticamente di Sacra Famiglia e il Polo formativo Legno Arredo.
L’iter innovativo ed “emozionale” per la costruzione degli oggetti ha contribuito a creare un senso di appropriazione degli arredi.
“Le occasioni di scambio con il mondo esterno – ha sottolineato la Coordinatrice dello staff educativo Marianna Grimaldi – sono preziose per le nostre detenute e per i loro bambini. Dipingere ha restituito armonia e creato un legame speciale con gli oggetti”.
Libertà di colore, libertà di parola. “Farle scegliere – ha continuato la color designer – ha consentito alle detenute di esprimere una loro libertà, propedeutica alla libertà di espressione, con un significato rafforzato, considerato il contesto in cui è stato realizzato il progetto”.
Dall’interior design all’architettura, l’importanza del colore nella creazione di luoghi da vivere. “Come per il progetto per l’ICAM, anche per la scelta delle tonalità degli edifici di una città è necessario personalizzare le indicazioni da seguire: in una città come Milano per esempio, non è possibile considerare tutto lo spazio urbano uguale. Ogni quartiere ha una sua gradazione, legata tra le altre cose al momento storico di costruzione e allo stile architettonico. E ancora, il colore non deve essere un’imposizione, ma è giusto che ci sia un range d’azione all’interno del quale le persone possano scegliere la sfumatura che ritengono più adatta, è fondamentale lasciare sempre una libertà di scelta”.
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