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Splash ©Luke Hayes

Splash. Un secolo di nuoto (tra costumi e piscine) in mostra a Londra

Architettura, cinema e moda incontrano l’acqua e lo sport (al Design Museum fino al 17 agosto)


Uno sguardo al nuoto sotto la lente del design e della moda. Un’attività motoria parte del nostro stile di vita, che negli anni ha posto in rilievo l’evoluzione dell’esercizio natatorio nei suoi contesti sociali e culturali, mostrando la trasformazione dei luoghi in cui lo si pratica e la loro diversa relazione con il contesto. Si va dagli storici bagni del passato alle piscine dell’ultima generazione passando attraverso i grandi centri acquatici e le innovative strutture per competizioni agonistiche.


Tra le ultime inaugurazioni in Italia il parco termale più grande d’Europa, aperto all’interno delle ex scuderie dell’ippodromo di San Siro (De Montel Terme-Milano con oltre 16mila mq di superficie, di cui 10mila all’aperto e 15 sale per i trattamenti)


Trend estesi a tutto ciò che fa parte del mondo del nuoto, dove gli oggetti legati allo sport sono stati plasmati dal design, introducendo composizioni nuove e sviluppi formali all’avanguardia studiati per migliorare le performance di atleti e non solo.


Splash! A Century of Swimming and Style è il titolo del percorso immersivo allestito al Design Museum di Londra che esamina la nostra grande passione per l’acqua negli ultimi cento anni


Un secolo che ha visto grandi trasformazioni per tutto ciò che sta intorno al nuoto e alla sua pratica partendo dagli anni Venti: periodo in cui le vacanze al mare esplosero di popolarità e in cui i costumi da bagno iniziarono a essere commercializzati per l’esercizio natatorio piuttosto che per la balneazione. Un viaggio che giunge fino ai giorni nostri esplorando il ruolo dell’attività sportiva nella vita moderna, il modo in cui influenza e sovverte le nostre idee di inclusività del corpo e il suo legame con le questioni ambientali. La piscina, il lido e la natura sono i siti in cui nuotiamo. Qui l’acqua è protagonista e il design modella il nostro rapporto con il nuoto, sia in acqua che nel suo intorno. In primo piano non solo ciò che indossiamo quando ci immergiamo, ma anche quando passeggiamo in prossimità del lungomare e dei moli, spesso trasformati in eleganti passerelle all’aperto.

«Vivo a Margate e sono cresciuta in una città di mare e, come storica della moda, la comprensione del nostro rapporto con l’acqua attraverso il design e l’abbigliamento è sempre stata al centro del mio lavoro – spiega Amber Butchart, curatrice di Splash! – È quindi un piacere portare questa mostra al Design Museum. La storia dei costumi da bagno e del nuoto è affascinante in quanto rispecchia i più ampi cambiamenti avvenuti nella società nel corso dell’ultimo secolo, sia per quanto concerne le questioni di autonomia del corpo, che per il modo in cui trascorriamo il nostro tempo libero».


Del secolo scorso l’esordio dei costumi da bagno a due pezzi e nel luglio del 1946 la presentazione del primo bikini firmato dallo stilista francese Louis Réard


Un modello che originariamente espose pubblicamente l’ombelico del corpo femminile alla piscina Molitor di Parigi.

Tra i pezzi storici per l’uomo, la realizzazione degli slip Speedo che rappresentarono un grande cambiamento di stile rispetto al passato, proponendo colori accesi e celebrando le forme del corpo maschile. Nati negli anni ‘60 su disegno dello stilista Peter Travis, gli “Speedos” sono tuttora protagonisti del mercato dell’abbigliamento sportivo.

Al di là dei costumi per il tempo libero appaiono i progressi della tecnologia tessile per le prestazioni agonistiche. Jantzen fu un innovativo costume intero in lana con la schiena a forma di ypsilon, così disegnato negli anni Trenta per migliorare la velocità degli atleti mentre negli anni Sessanta si confezionò il primo capo in Bri-Nylon. Più recente il controverso costume da bagno ad alte prestazioni LZR Racer, nato dalla collaborazione progettuale tra la NASA, l’Australian Institute of Sport e la Speedo. Un modello introdotto nel 2008 che rivoluzionò il nuoto agonistico offrendo ai nuotatori vantaggi significativi in termini di velocità, galleggiamento e riduzione della resistenza aerodinamica degli atleti. Nel 2010, LZR Racer fu vietato in tutte le gare dall’organo di governo mondiale FINA, poiché i privilegi offerti dal costume furono considerati “doping tecnico”.

Ritornando al rapporto tra “swimming and architecture” nel Regno Unito, l’attenzione si concentra sul celebre London Aquatics Centre di Zaha Hadid Architects, realizzato in occasione dei Giochi Olimpici del 2012. Più recente e a scala diversa il progetto di riuso del Jubilee Pool di Penzance in Cornovaglia. Un lido Art Deco del 1935, qualificato da un insolito sviluppo a base triangolare, ristrutturato dalla comunità locale secondo i principi della sostenibilità nel 2016 al fine di accogliere la prima piscina geotermica del Regno Unito, con acqua di mare riscaldata durante tutto l’anno.

Forte la presenza del mondo acquatico e della natura nei film e nei mass media. Degli anni Novanta la nota serie televisiva statunitense di Baywatch, a cui si lega l’indimenticabile costume rosso indossato dall’attrice Pamela Anderson. Degli anni più recenti, l’ultima tendenza di moda del Mermaidcore, stimolata dalla stravaganza acquatica del remake di La Sirenetta e della serie Netflix di MerPeople, entrambi del 2023.

In copertina: © Luke Hayes

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