Un modello di impresa innovativo che unisce sostenibilità, architettura e responsabilità sociale
Lavorare e vivere in maniera sostenibile, all’interno di edifici avvolgenti o all’esterno nel verde, aspirare a obiettivi etici e responsabili, dedicarsi alla ricerca nel rispetto dell’ambiente, creare opportunità di lavoro e crescita per il territorio sono alcune fra le condizioni non più rimandabili per fare impresa in maniera veramente innovativa. A Parma c’è una realtà che in questo senso ha fatto e sta facendo la differenza, inanellando una serie di azioni e di progetti vincenti e mirati a creare uno stretto dialogo fra imprenditoria, etica, sostenibilità, architettura e agricoltura.
L’attore di questa virtuosa avventura è Davide Bollati che, sulle orme dei genitori e in qualità di presidente, oggi porta avanti Davines group, azienda B corp specializzata in prodotti professionali per la cura dei capelli e della pelle. Decarbonizzazione, circolarità, biodiversità, rigenerazione, trasparenza, impatto sociale sono alcune delle parole -capaci di tradursi in risultati tangibili- che gli stanno più a cuore. «La sostenibilità – ambientale e sociale – è al centro del modello di business del gruppo Davines – racconta Davide Bollati – l’approccio dell’azienda nei confronti di questo tema è da sempre caratterizzato da una visione olistica, che considera molteplici aspetti del business e il proprio impatto su tutta la catena del valore.
Da qui la visione strategica del gruppo, metaforicamente rappresentata da un albero, imperniata su tre aree di impatto principali che ne costituiscono le radici: “Rigenerare il nostro pianeta” (area ambientale), “Supportare i nostri collaboratori e la comunità” (area sociale) e “B Responsible” (area di governance).»
Il gruppo Davines conta oggi circa mille collaboratori a livello mondiale, dei quali all’incirca cinquecento lavorano a Parma, all’interno del Davines group village, che comprende uffici, stabilimento produttivo e laboratori di ricerca, oltre a una grande serra centrale adibita a ristorante e spazio di co-working.
Anche il quartier generale di Parma risponde a un approccio progettuale sostenibile: «Il punto di partenza è stato il benessere dei dipendenti, fattore chiave che ci ha guidato lungo la progettazione di uffici, reparto produttivo e magazzino – spiega l’architetto Matteo Thun, che per il village ha lavorato insieme a Luca Colombo – Abbiamo voluto dare vita a un villaggio funzionale con un’estetica armoniosa, che coniugasse le tradizionali forme architettoniche rurali con volumi innovativi, espressi attorno alla serra e agli ampi spazi verdi.» L’allusione all’archetipo della casa sottolinea le radici familiari dell’azienda e trasmette una sensazione di accoglienza, intimità e comunità.
Il complesso, realizzato con una presenza minima di componenti in muratura, è progettato al fine di esprimere la massima trasparenza architettonica e consentire la fruizione visiva del verde da ogni postazione lavorativa.
I materiali privilegiati sono di origine naturale, in particolare il legno e il vetro
Rimanendo in tema di sostenibilità, il cemento è arricchito di Tx Active, il principio attivo fotocatalitico che imita il processo di fotosintesi: in grado di catturare le sostanze inquinanti, esso trattiene le polveri sottili per poi scomporle, annullandone di fatto l’impatto negativo e migliorando la qualità dell’aria. «Il progetto architettonico del Village rappresenta la concretizzazione tangibile dei valori che animano l’azienda – spiega Bollati -La sostenibilità è un elemento chiave anche nella gestione del village: l’energia elettrica utilizzata presso gli headquarters è prodotta al 100% da fonti rinnovabili, mentre sistemi avanzati permettono di gestirla al meglio per evitare sprechi. Tra gli ambiziosi obiettivi di sostenibilità ambientale al 2030, il Gruppo prevede di eliminare completamente l’utilizzo di gas naturale per i processi produttivi, sostituendolo con energia rinnovabile autoprodotta.»
Gli spazi verdi, che costituiscono l’80% della superficie complessiva sulla quale si insedia il village, sono stati concepiti dallo studio del Buono Gazerwitz Landscape Architecture con l’obiettivo, fra gli altri, di creare un orto scientifico, vero e proprio laboratorio all’aperto nel quale vengono coltivate alcune tra le specie vegetali presenti nelle formulazioni cosmetiche. Il gruppo ha creato intorno a sé uno sviluppo economico che continua a cresce anno dopo anno. Le figure professionali che ospita sono tra le più variegate, con un forte focus in ambito scientifico: gli oltre sessanta ricercatori presenti nel village si dividono tra i laboratori di ricerca, microbiologia e controllo qualità.
Gli ambienti dedicati ai test sul prodotto ospitano figure professionali con specifiche formazioni nel mondo dell’estetica e della cura dei capelli professionale.
Notevole il rapporto con il territorio, in particolare con la città di Parma e la sua comunità. «Il Gruppo favorisce e sostiene molteplici iniziative locali, sponsorizzando tra gli altri importanti eventi, come, ad esempio, il Festival della Green Economy promosso da Italypost e Corriere della Sera – continua Bollati – Il gruppo è inoltre parte di importanti reti imprenditoriali che promuovono il dialogo tra le aziende del territorio, come ad esempio la rete Welldone, che vuole contribuire al miglioramento della qualità della vita dei collaboratori aziendali e dunque della comunità più estesa.»
E non finisce qui. Il gruppo Davines ha avviato una partnership con il Rodale Institute, organizzazione attiva nella ricerca sull’agricoltura biologica rigenerativa, con gli obiettivi di ampliare la fornitura di ingredienti biologici rigenerativi, formare gli agricoltori indirizzandoli verso la salvaguardia della biodiversità, dimostrare i molteplici effetti benefici dell’agricoltura biologica rigenerativa per numerosi settori. Per questo è nato Eroc – European Regenerative Organic Center, polo di ricerca e formazione che occupa un sito di diciassette ettari di fronte al Village e che nel 2024 ha ottenuto la certificazione Roc – Regenerative Organic Certified.
«La volontà del centro è anche quella di dialogare con soggetti variegati, tra cui istituzioni, aziende e agricoltori, organizzando non solo momenti di formazione, ma creando anche collaborazioni più continuative – spiega Bollato – Con Eroc il gruppo mira a identificare e selezionare nuovi ingredienti organici attivi per i propri prodotti, incentivando l’adozione di queste pratiche anche tra agricoltori del territorio e supportandoli nella produzione di ingredienti organici rigenerativi.»
Nel 2024 il gruppo ha lanciato la prima edizione italiana del premio “The Good Farmer Award”, con il quale intende premiare giovani agricoltori under 35 che portino avanti, nelle proprie aziende agricole, pratiche legate all’agricoltura biologica rigenerativa e all’agroecologia.
In copertina: Orto scientifico ©Cortesia Davines Group