Gli interni del locale, un’oasi per gli amanti dell’healty food, riprendono i canoni dell’architettura bioclimatica
Etica del biologico, Km0, clean food, ricette salutari e succulente, relax, architettura, paesaggio. Sommando questi addendi si ottiene un’esperienza da segnare in agenda fra gli impegni considerati piacevoli. L’appuntamento da programmare è a Le Serre Bistrot – Botanical Garden Restaurant di Roma, il sogno finalmente realizzato di Daniela Gazzini e Cristina Cattaneo, fondatrici del marchio ViVi, progetto di healthy food in contesti suggestivi. Alle cinque location ViVi situate all’interno di parchi, musei, teatri e luoghi del centro storico di Roma, vere e proprie “oasi urbane” tra natura e arte, si è appena aggiunta la prima sede in un contesto privato, il giardino di Villa Blumenstihl, storica residenza situata in cima a Monte Mario.
L’entusiasmo è tanto e si manifesta in maniera effervescente sia nelle parole delle due imprenditrici sia in quelle dell’architetto che le ha sostenute, interpretando i loro desideri attraverso un progetto in armonia con la loro visione. «Siamo felici di aprire le porte de Le Serre – sottolineano Daniela e Cristina – perché si tratta di uno spazio che ci sta particolarmente a cuore in quanto ci ha permesso di interpretare la filosofia ViVi esattamente come volevamo. È un locale che rappresenta la nostra essenza, a valle di dodici anni di esperienza. Grazie all’aiuto del nostro progettista Andrea Magnaghi e della paesaggista Blu Mambor siamo riuscite a creare un’oasi urbana di verde al confine tra Monte Mario, la Balduina e la Camilluccia».
Il bistrot trova spazio all’interno delle antiche serre della villa, un tempo destinate alla coltivazione di piante e oggi in parte rigenerate secondo una logica attenta alla qualità e quindi al rapporto fra storia e contemporaneità, fra paesaggio e architettura, fra tecnologia e artigianato.
«Il concetto di serra era un desiderata della prima ora di Daniela e Cristina – racconta Magnaghi – e la possibilità di riqualificare gli spazi ci ha permesso di evitare una soluzione di maquillage e di intervenire in maniera radicale, pur nel rispetto del paesaggio, applicando una serie di concetti di bioclimatica anche avanzata capaci di dialogare con quelli del “vivere verde”. Abbiamo cercato di prendere il meglio dei due mondi per farli convivere».
Le serre sono state rifunzionalizzate sulle stesse volumetrie e ingombri. «Siamo stati attenti anche a rispettare il tipo di impatto che queste avevano sul parco della villa, cercando di modificare il meno possibile le dimensioni e l’estetica, ma realizzando allo stesso tempo un ambiente ecocompatibile adatto ad ospitare un ristorante» continua Magnaghi.
Il risultato è un progetto integrato, che contempla allo stesso tempo l’impianto tecnologico di ultima generazione e le sedie africane realizzate con il nylon riciclato dalle canne dei pescatori. A queste si affiancano lampade di seta cinese prodotte in Portogallo, vecchie macchine da cucire Singer utilizzate come base per tavoli e sedie marocchine in paglia intrecciata, solo per citare alcuni dei pezzi che animano il sogno, finalmente realizzato, di Cristina e Daniela.
Ma qual è la strategia dietro a questo stretto dialogo fra architettura e cibo? «Il nostro motto è “Good mood Food”, ovvero il buon umore è legato a un piatto buono in un bel contesto». Il giardino mediterraneo è stato ideato dalla paesaggista Blu Mambor: un ulivo secolare presidia l’entrata de Le Serre, mentre all’interno, alberi di fico, di pesche, fiori, cespugli profumati, piante aromatiche e bacche inebriano di vita il salotto open air de Le Serre.
La proposta gastronomica, realizzata con la consulenza dello chef Pantaleone Amato, contribuisce a riempire di profumi e colori questo universo tutto da scoprire. Le Serre offre un menù diverso per ciascun momento della giornata. La cucina è mediterranea con ispirazioni dal mondo, prodotti bio, di stagione e a Km0, cotture a bassa temperatura o al vapore. Dalla colazione all’aperitivo il locale propone insalate, uova bio, tisane, infusi e thè pregiati da gustare con gli scone. La sera la proposta si fa più sofisticata con piatti come l’Oeuf poché in panatura crock con morbida ricottina e cima di rapa scottata, le Tagliatelle di castagne con funghi porcini, fonduta di taleggio allo zafferano e riccioli di guanciale croccante, le Orecchiette fresche di grano arso con cime di rapa, acciughe e briciole di pane” e il Raviolo di burrata con salsa ai due pomodorini, stracciata di bufala, polvere di capperi e chips di basilico.
La carta vincente di Vivi bistrot? «Amiamo creare dei luoghi accoglienti e “cozy” – spiega Daniela Gazzini – dove poter passare dei momenti piacevoli durante tutto l’arco della giornata. Inoltre curiamo particolarmente la selezione del personale e così il gruppo è coeso e appassionato, siamo un po’ una grande famiglia. Se c’è una bella energia tra le persone che lavorano, tutto il resto ne risente positivamente. Il fattore umano va di pari passo con l’ambiente». E a proposito di “fattore umano”, dallo scorso giugno ViVi è una Società Benefit che abbraccia un modello di business sostenibile finalizzato ad esercitare un impatto positivo sulla società oltre che sull’ambiente.
Ingredienti
1 cucchiaio di miele
1 cucchiano raso di curcuma
Due limoni
Tre pezzetti di zenzero
Preparazione
Lo shot dell’oro di ViVi, elisir dalle proprietà curative si prepara in pochi step. Aggiungere un cucchiaino raso di curcuma a un cucchiaio di miele e mescolare energicamente per ottenere un composto cremoso e omogeneo. Il succo dello zenzero e del limone andranno estratti insieme: per avere un concentrato perfetto aggiungiamo tre pezzetti della radice a due limoni. Disponete il composto di miele e curcuma alla base del bicchiere e l’estratto di limone e zenzero sopra a completare lo shot dell’oro. Mescolate dal basso verso l’alto. Si può gustare freddo o caldo aggiungendo un po’ di acqua (calda) all’intero composto.
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In copertina: Le Serre by ViVi, Roma. Esterno. Progetto: Andrea Magnaghi. Paesaggio: Blu Mambor. (Foto © Serena Eller)