Acme21, start up nata a Cesena, annuncia che sarà Venezia la prima città del progetto City of well-beeing
Città sostenibili perché a prova di api, e le api come spia dello stato di salute dei nostri centri urbani. Così questi insetti, vitali per mantenere in equilibrio qualsiasi ecosistema, possono diventare un valido alleato anche nella transizione verso città più vivibili. Questo è anche uno dei presupposti su cui si fonda Beeing, marchio della start up romagnola Acme21, fondata nel 2017 a Cesena da Roberto Pasi e Gabriele Garavini, che oggi produce e commercializza arnie per l’apicoltura urbana in 40 paesi del mondo. B-BOX, questo il nome dell’innovativo prodotto made in Italy, permette a tutte le persone di diventare dei piccoli apicoltori domestici. «L’idea era di creare qualcosa di nuovo nel mondo delle città e in quello delle api, che in realtà non sono due mondi separati – ha spiegato Pasi nell’ambito di un recente incontro organizzato dalla rivista Domus – Le nostre città sono ambienti dove la biodiversità c’è già». Tutto questo tramite un design semplice ma innovativo, racchiuso in un solo metro quadrato, che permette alle persone (e alle api) di stare bene.
«Le pareti trasparenti permettono di osservare le api senza disturbarle – prosegue il fondatore di Beeing – ed è una struttura sicura, perché l’unica entrata per le api è a circa 2 metri di altezza». «Si può inoltre estrarre il miele – continua – da un’area dove non ci sono gli insetti. Con un sistema meccanico molto semplice di leve, si separa la zona dove le api vivono da quella dove lo hanno depositato». E il miele è uno dei più validi indicatori dei livelli di inquinamento dell’aria, e quindi di sostenibilità, delle nostre città.
Se pensiamo che un’arnia al suo interno ospita circa 50mila api, è come se ci fossero dei piccoli scienziati che tutti i giorni escono, volano, mappano la città e ci riportano informazioni preziose
Roberto Pasi, apicoltore e co-fondatore di Beeing
E Pasi sfata parzialmente il mito che i centri urbani siano più inquinati della campagna. «Le api nelle nostre città stanno bene, perché sono lontane da molti dei prodotti chimici che vengono impiegati nell’agricoltura. Ovviamente nei centri abitati ci sono altri tipi di inquinamento, ma con effetti diversi su questi insetti. Inoltre, le città tendono ad avere temperature relativamente stabili, senza grandi sbalzi, e questo alle api piace». La struttura stessa di un alveare, organizzata secondo una gerarchia ma anche basata sulla collaborazione tra i suoi membri, rispecchia in fondo l’ecosistema di una città.
In ambito ricerca e sviluppo, la società romagnola sta lavorando a dei sensori che permettano il monitoraggio delle arnie in tempo reale, utili sia all’apicoltore urbano che al professionista. «I sensori permettono di capire la salute delle api, se la regina è morta, o altre informazioni molto preziose per il suo lavoro e interessanti per il monitoraggio stesso».
Ultima frontiera dell’innovazione, portata avanti attraverso la collaborazione con alcune università e nell’ambito di diversi progetti europei, sono dei sensori che tradurranno i “buzz”, cioè le vibrazioni delle api, in informazioni.
«È una specie di Google traduttore applicato a questi formidabili insetti» spiega Pasi. Caratteristiche che hanno permesso a Beeing a e B-BOX di essere segnalata anche al CES 2021, la più grande fiera al mondo dedicata all’hi-tech che si tiene ogni anno a Las Vegas.
Diverse anche le partnership siglate con enti pubblici e privati, come il progetto di bio-monitoraggio Apieortiurbani, siglato nel 2017 con una rete di orti urbani e spazi verdi in 5 città italiane, per favorire il ripopolamento delle api, organizzare corsi di apicoltura urbana e promuovere maggiore coesione sociale. In via di definizione è invece l’iniziativa City of well-beeing, legata alla sostenibilità, che, dice Pasi, dovrebbe partire prossimamente a Venezia.
Immagine di copertina ©Beeing
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