Dieci anni dal concorso, progetto di Heneghan Peng Architects. Investimento da un miliardo di dollari
Il conto alla rovescia è ufficialmente partito: a Giza, il prossimo autunno fra settembre e novembre, aprirà al pubblico il più grande museo egizio al mondo, il Grand Egyptian Museum. Non c’è ancora una data precisa, ma stando a quanto annunciato da più fonti non dovrebbero esserci ulteriori posticipi dopo le tante difficoltà incontrate nel corso degli anni.
Le vicissitudini sono state molte e hanno comportato un inatteso ritardo sulla roadmap: sono passati esattamente 10 anni da quando – era il gennaio 2002 – il governo egiziano di Hosni Mubarak annunciava il concorso internazionale per la progettazione del nuovo complesso museale e archeologico destinato a ospitare fra i più grandi tesori antichi del Paese, per un totale di 100mila reperti – concorso portato a casa nel 2003 dallo studio irlandese Heneghan Peng Architects. Nel 2005 la posa della prima pietra e poi una serie di stop and go a causa di questioni legate all’impatto ambientale, ma soprattutto politiche e finanziarie. Lo scoppio delle rivolte della Primavera araba nel 2011 hanno comportato poi l’ennesima interruzione del cantiere. E a pesare ci si è messa anche la crisi del turismo nel Paese che ha letteralmente prosciugato le casse del governo mettendo a repentaglio il futuro del nuovo museo. Ma la ristabilizzazione della situazione nel 2014 ha consentito di rimettere il progetto in carreggiata anche grazie al sostegno di fondi internazionali a copertura del completamento dei lavori. L’inaugurazione però è stata più volte annunciata e rimandata, anche nella nuova fase, di anno in anno fino a quando pareva avvicinarsi: fissata a fine 2020 è stata nuovamente posticipata a causa della pandemia che si è abbattuta inevitabilmente sulla deadline rimandata fino alla nuova – e si spera ultima – data, quella dell’autunno di quest’anno.
A meno di nuovi colpi di scena il Gem vedrà dunque la luce il prossimo autunno: la cittadella da 490mila mq, costata 1 miliardo di dollari, sorgerà ad appena due chilometri dalle piramidi di Giza.
L’area archeologica vedrà la presenza di un grande edificio museale da 168mila metri quadrati in cui saranno ospitate tre gallerie espositive – oltre 45mila i reperti presenti di cui 25mila mai esposti prima (molti frutto di scoperte in recenti scavi archeologici) – ed anche un centro di conservazione e restauro, sale per eventi e conferenze, aree ricreative, ristoranti, bar e negozi.
Ad accogliere i visitatori, nell’atrio principale, un’enorme statua di Ramses II. E fra le migliaia di reperti e capolavori ci sarà anche, per la prima volta in assoluto, l’intera collezione di tesori del re Tut, esposta insieme con manufatti preistorici in un viaggio attraverso i molti millenni di civiltà faraonica dell’Egitto fino alla “modernità” dell’era egizia greco-romana. Considerate le restrizioni della pandemia e l’andamento incerto della situazione il Ministero dell’Antichità egizia ha annunciato la possibilità di tour virtuali in collaborazione con il Progetto Giza dell’Università di Harvard.
Immagini tratte da ©grandegyptianmuseum.org
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