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Sapori tradizionali e architetture uniche, la Sardegna al di là delle sue spiagge

Altra tappa del tour di Pantografo nel Bel Paese. Questa volta alla scoperta della seconda isola più grande del Mediterraneo, una terra antica molto frequentata, ma poco conosciuta


Saltando da una regione all’altra, dalla Valle d’Aosta alla Puglia, dall’Alto Adige all’Emilia Romagna, Pantografo approda in Sardegna per proporre un itinerario alternativo rispetto a quelli più conosciuti. È vero, il mare e le spiagge dell’isola valgono un viaggio a sé, basti pensare alle acque cristalline di Stintino a nord, di Baia di Chia a sud, di Cala Brandinchi a est e di Putzu Idu a ovest, solo per citarne alcune. Ma c’è anche tanta cultura legata al territorio che merita di essere scoperta.

Per esempio, quella relativa alla presenza di numerose chiese sardo-romaniche distribuite in modo tale da comporre una vera e propria rete di piccoli luoghi sacri, spesso immersi nella natura, altre volte presenti all’interno di paesini che non avremmo mai pensato di visitare. Diverse l’una dall’altra per le influenze ora lombarde, ora pisane, ora provenziali, sono dei veri e propri gioielli costruiti fra l’undicesimo e il tredicesimo secolo che impreziosiscono la regione.


La più suggestiva e meglio conservata è la basilica della Santissima Trinità di Saccargia a Codrongianus, in provincia di Sassari, che venendo da Olbia lungo la statale appare dopo una curva in tutta la sua bellezza con il suo svettante campanile in mezzo alla campagna


Completata sulle rovine di un monastero preesistente e ampliata successivamente da architetti e maestranze di scuola pisana, fu commissionata da Costantino I di Torres dopo essere stato ospitato dai monaci camaldolesi. Sono davvero tante le chiese in stile romanico, da nord a sud della Sardegna: fra queste meritano una visita anche la basilica di Sant’Antioco, che sorge su un’altura di origine vulcanica in un sito campestre non lontano da Chilivani (Sassari), la chiesa di Nostra Signora di Tergu (Sassari), sempre in campagna, quella dedicata a San Nicola a Ottana (Nuoro), San Pietro delle Immagini a Bolzi, in posizione isolata, San Pietro apostolo a Zuri (Oristano), Santa Maria a Uta (Cagliari).

Nel tragitto potrete rifocillarvi con le panadas, torta salata costituita da un involucro di pasta violata (detta croxu) ripiena il più delle volte di carne e piselli (esistono altre varianti in giro per la Sardegna), ma anche con pecorino sardo, salsiccia stagionata e pane carasau (se preferite un sapore più deciso, datevi al pane guttiau, condito con olio e sale dopo la cottura). Insieme allo spuntino godete di un bel bicchiere di Cagnulari o di Carignano, e se preferite un gusto più robusto, sorseggiate un Cannonau. Sono decisamente rinfrancanti.

Cottura pane carasau – Irgoli. Credits © Brotzu

Anche il Novecento riserva delle sorprese in Sardegna. Se siete appassionati di archeologia industriale non perdete a nord il villaggio minerario dell’Argentiera, costruito per i minatori. In vita fino al 1963, è stato poi abbandonato, anche se negli ultimi anni sta diventando oggetto di attenzione e di recupero. A sud c’è poi il villaggio minerario di Monteponi (realizzato fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento) con gli alloggi per i minatori, gli spacci commerciali, la palazzina “Bellavista” (sede della Direzione della Miniera e di abitazioni dei dirigenti), la chiesa, l’ospedale, l’asilo, la scuola.


In Sardegna ci sono poi città di fondazione (Arborea, Fertilia, Carbonia), realizzate durante il periodo del fascismo e architetture della Belle Époque, come le ville liberty e decò di Sassari


Per un Novecento “più maturo” raggiungete Cagliari e, se avete i contatti giusti, chiedete a un architetto appassionato di farvi da guida. Altrimenti ci sono gli accurati volumi del Banco di Sardegna, come per esempio “Architettura dall’Unità d’Italia alla fine del ‘900”, che vi guideranno lungo le tappe più significative della città. Presto, poi, sarà attiva una più agile piattaforma open-data dell’architettura di qualità con app per visite e itinerari turistico-culturali messa a punto dal Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e architettura dell’Università di Cagliari.

Sempre a Cagliari, se vi piace immaginare cosa potrebbe diventare un edificio di pregio in stato di abbandono, raggiungete il Poetto, la spiaggia per antonomasia dei cagliaritani: lì troverete l’ex Colonia Marina di Enrico Pisano e Ubaldo Badas. Dimenticata e ormai fortemente danneggiata, fronteggia il mare con una sagoma che ricorda l’andamento di un’onda. Tanti lo avrebbero voluto di nuovo in vita come un Museo del Mare, ma fino a oggi non è stata presa in considerazione concretamente nessuna nuova destinazione.

Durante questi giri, se avrete l’occasione di sedervi a tavola, certamente non fatevi mancare il maialetto con le foglie di mirto, ma attenzione perché nei locali più attenti è spesso necessario ordinarlo uno o due giorni prima, in quanto la cottura del maialetto è cosa seria e richiede molte ore se eseguita secondo tradizione. Informatevi quindi anche sul metodo di cottura, perché anche quello fa la differenza. Se dovessero rispondervi che avviene lentamente con il maialetto posizionato ben a distanza dalla brace, allora molto probabilmente siete nel posto giusto. Fondamentale non buttare le cotenne, ma rosicchiarle di tutto punto. Sono saporitissime e offrono il giusto contrasto con il sapore delicato della carne.

La cucina sarda è prevalentemente di carne, ma se preferite il pesce, andate in cerca della Merca, una ricetta del passato per la verità difficile da ritrovare, ma la fatica sarà ricompensata da un piatto insolito, molto semplice e gustoso a base di muggine che viene lessato e avvolto in un’erba palustre che corrisponde a una varietà della salicornia. La bollitura e la salatura permettono alla pietanza di conservarsi per alcuni giorni. A S’arena Scoada, nel Sinis, Pantografo l’ha trovata e ne ha fatto incetta.
Non dimenticate poi di assaggiare gli ogliastrini culurgiones (pasta fresca ripiena di patate, menta, aglio e pecorino) che in Sardegna servono con pomodoro fresco e basilico, ma che sono superlativi anche con un filo di olio extra vergine di oliva e abbondanti scaglie di pecorino. Per finire datevi alle seadas, dischi di pasta fritti ripieni di formaggio e scorza di arancia, conditi poi con miele o semplicemente con lo zucchero. Vi offriranno poi del mirto come liquore, ma se avessero la Malvasia di Bosa, non perdetevela.


E per chi avesse bisogno di una scusa per tornare in Sardegna più volte durante l’anno ci sono le tradizionali feste in costume sia religiose sia laiche, prima fra tutte la Sartiglia di Oristano


Coloratissima e vivace, è una manifestazione equestre che si svolge per le vie del centro della città e si festeggia l’ultima domenica di carnevale e il martedì grasso di ogni anno. I cavalieri, il cui volto è coperto da una misteriosa maschera bianca, corrono a cavallo nel tentativo di infilzare una stella sospesa in aria che simboleggia la prosperità. Di tipo diverso, più austero e ancestrale, è il carnevale in Barbagia: a Ottana, per esempio, si fronteggiano i Merdùles, con maschere dai nasi lunghi, e i Bòes, con maschere di fattezze bovine e vestiti di pelli di pecora, mentre a Mamoiada sfilano i Mamuthones che, con le loro grottesche maschere, attraversano il paese scortati dagli Issocadores.

Una volta arrivati nel centro della Sardegna meritano una visita il Museo d’Arte MAN di Nuoro, che propone un calendario di mostre sempre molto originale, e il Museo Nivola di Orani, dedicato all’artista e scultore sardo noto in tutto il mondo per le sue opere in pietra locale. Visitando il paese vedrete che sta prendendo forma il Pergola Village, un progetto di riqualificazione del centro storico secondo un’idea dello stesso Nivola: dipingere tutte le case di bianco con uno zoccolo azzurro e collegare le vie con un pergolato destinato a sorreggere le viti per trasformare le strade in spazi condivisi per la comunità. La realizzazione del progetto è stata affidata a Stefano Boeri Architetti e Qarchitettura.

Pergola Village, Orani. (Foto: © Stefano Ferrando | Studio Vetroblu)

La penultima domenica del mese di maggio, a Sassari, si svolge poi la Cavalcata Sarda. Si tratta di un raduno multicolore di cavalli, cavalieri e figuranti vestiti con i costumi tradizionali provenienti da tutte le regioni dell’isola che, spostandosi lungo le vie del centro fra canti e balli tradizionali, compiono le cosiddette “pariglie”, briosi caroselli ed esibizioni acrobatiche.

In queste occasioni, tra feste, musei e paesini, potrete deliziare il vostro palato con gli innumerevoli “dolcetti sardi”, come li definiscono i locali, fra i quali i Papassini, biscotti di pasta frolla e uva passa, mandorle, noci, scorza di limone (o arancia) grattugiata, spezie e miele, o i Pirichittos, costituiti da una una morbida pasta dolce ricoperta da una glassa zuccherina profumata ai fiori d’arancio, oltre alle Pardule, a base di formaggio, e le Capigliette, tortine ripiene di pan di spagna, pasta di mandorle e scorza di limone.

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In copertina: Nostra Signora di Castro – Oschiri. Credits © Gianni Careddu/commons.wikimedia.org

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