Tempo di riaperture. Dove andare a mangiare nella capitale
Dopo mesi di chiusura dei ristoranti, durante i quali ci siamo barcamenati fra delivery e asporto, è tempo di riaperture per i locali che possiedono uno spazio all’aperto e Pantografo ha selezionato dieci posti a Roma nei quali riprendere a farsi coccolare con invitanti pietanze.
Partiamo dal quartiere di Monte Mario dove troviamo Con.tro Contemporary Bistrot con la sua formula “all day long” che prevede la colazione, l’informale bistrot a pranzo, la merenda, l’aperitivo con i cicchetti dello e la cena. «Il nostro sogno era portare un format di qualità all’interno di questo quartiere in cui tutta la filiera del prodotto fosse trasparente, con materia prima scelta da noi e una proposta all’insegna della qualità e dell’effetto sorpresa, un punto di ritrovo dove riscoprire il buono della tavola», spiegano Marco Tosti e Francesco Matteucci, i due soci che hanno da tempo altre attività insieme e lavorano nel settore della caffetteria da quindici anni.
Ai fornelli c’è Daniel Celso, cuoco che su Roma ha partecipato a una delle aperture di Cristina Bowerman, oltre ad aver lavorato nella brigata stellata de Il Tino di Lele Usai a Fiumicino. I piatti proposti?
Si va dal Tacos di agnello alla romana allo Spaghettone alle cime di rapa, colatura di alici, stracciatella di bufala e taralli al finocchio fino al Petto d’anatra arrosto. Ottimi i lievitati e i dolci, ai quali pensa Andrea Fiori, maestro pasticcere e lievitista
All’ombra dell’antico tempio di Adriano c’è l’Osteria dell’Ingegno: nato come vineria, adesso propone anche il pranzo, la cena e l’aperitivo. Il menu celebra la tavola italiana con una teoria di ricette regionali che richiamano la tradizione e valorizzano il made in Italy. Fra queste, il Crostone con coratella alla romana e carciofi, l’Insalata di tentacoli di polpo, con finocchio e arancia, i Carciofi alla Giudia. Fra i dolci, da non perdere la Crème brûlée allo zenzero.
Sia a Testaccio sia a Nomentano si trova The Meat Market, vero e proprio quartier generale per tutti coloro gli amanti della carne, a metà tra una steakhouse statunitense e un ristorante, con inclinazioni pugliesi, considerate le origini dei proprietari Anita Nuzzi e Vito Fiusco. Leggendo il menu si ha l’impressione di viaggiare alla scoperta di carni che arrivano dalla Spagna, dagli Stati Uniti, dall’Argentina ma anche, e soprattutto, dalle regioni italiane come il Piemonte, le Marche e, naturalmente, la Puglia. Accanto a piatti come le Crocchette di Pulled Pork, i Fried Chicken Sticks, il Wagyu (manzo giapponese) e la Galiziana, si trovano anche la Burrata pugliese su estratto di pomodoro, crostini di pane casereccio, pomodorini confit e olio evo al basilico, la Frisella con stracciatella di burrata, capocollo martinese, estratto di pomodoro e olio evo al basilico e le tipiche Bombette pugliesi.
Tra i burger (dai 150 ai 500gr) spiccano il Puglia, hamburger di manzo, burrata intera, capocollo, pomodori secchi e cime di rapa ripassate, il Bello de nonna ripieno di polpette al sugo con grana a scaglie racchiuse in un fragrante pane pizza e il Tartare Burger con battuta di manzo al coltello, stracciatella di burrata, pomodori confit, rucola e olio evo al basilico.
Crediamo fortemente nelle tradizioni e nei prodotti agroalimentari della nostra regione. Anche da qui, il legame con il nostro territorio è fondamentale, per questo importiamo dalla Puglia prodotti di tanti piccoli produttori locali
Vito Fiusco
Dalla carne passiamo al pesce con The Fisherman Burger, il lobster bar tra tradizioni pugliesi (ancora una volta) e ispirazioni d’oltreoceano. A metà strada tra un lobster bar e un ristorante di fish burger, il locale, a due passi da piazza Bologna, strizza l’occhio alla realtà gastronomica del New England e ha l’obiettivo di portare il pesce fresco al di fuori dei confini pugliesi (che può essere ordinato direttamente dal banco del pescato). Nel menu, oltre ai piatti del giorno proposti in base al pescato, troviamo il Lobster Roll, panino all’astice, e il Fish&Chips, per esempio, ma anche le Cozze alla salentina, i Cannolicchi gratinati e il Polpo arrosto cotto sui carboni servito con chips. Non mancano i Fish Burger, fra i quali Del Pescatore, trancio di salmone, crema di patate, rucola, peperoni, olive taggiasche, salsa the Fisherman, il Del Mozzo, trancio di merluzzo, spinaci saltati, bacon croccante, scamorza affumicata, maionese, e il Davy Jones, rosetta con polpo arrosto, crema di fave, bietola e friggitelli.
Per rimanere in tema di proteine (e non solo) Pantografo segnala Eggs a Trastevere, il ristorante gourmet con piatti a base di uova rigorosamente provenienti da allevamento sostenibile.
Oltre alla versione classica, la chef Barbara Agosti propone un’originale Carta delle Carbonare, fra le quali la Viola, con cipolla caramellata, la Nera, con tartufo nero, e la Rosso Fuoco, con ‘nduja e stracciatella
Per garantire prodotti di qualità, oltre ai tradizionali fornitori selezionati, Eggs ha deciso di creare il Bio Orto Eggs con annesso pollaio. Oltre alle carbonare, anche altri piatti come zuppe, tartare, tortini, polpette.
Sempre a Trastevere si trova Treefolk’s Public House, whisky e cask bar con ristorante gourmet. Con una collezione di 60 etichette di whisky vintage fuori produzione, 500 etichette in mescita e una selezione di 12 birre a pompa e 8 spine, il locale nasce dall’armonia tra il classico e il moderno rintracciabile, oltre che nello stile, anche nelle proposte food e drink. Si parte da una base solida della tradizione storica british per adattarla ai nostri giorni e ai migliori prodotti locali a km zero. Oltre alle proposte per la colazione, qui si possono mangiare sandwich e burger, ma anche bun e maritozzi dolci e salati. Fra questi ultimi, da non perdere il Maritozzo con stracciatella, alici, cicoria, pomodorini dry e il Maritozzo con tartare di manzo, salsa alla senape, misticanza aromatica e yuzu.
Per trovare un locale che ospiti in un colpo solo forno, osteria, pizza e cocktail è possibile spostarsi al Vaticano, da Cresci, voluto da Danilo Frisone e Saverio Crescente, già proprietari e rispettivamente chef e patron del Ristorante Grano in piazza Rondanini. Il forno con laboratorio a vista propone pane tradizionale romano e pizza in teglia come l’Arrabbiata con le alici di Cetara, la Stracciata e melanzane e la 100% Lazio. L’osteria propone un menu semplice e curato, che vuole parlare di casa, memoria, profumi con piatti legati alla tradizione e alla convivialità della cucina di Roma, come per esempio i Tonnarelli cacio e pepe, i Bucatini all’Amatriciana, gli Spaghetti alla carbonara, l’Abbacchio alla scottadito con battuto di erbe aromatiche, la Steccata di Morolo con funghi cardoncelli. Il lungo bancone in legno accoglie gli ospiti dalla mattina fino a sera, con colazione, caffetteria e mescita. All’ora dell’aperitivo a ciascuna proposta beverage – vino al calice o cocktail – si accompagnano i cicchetti.
Ai Parioli c’è Molto, locale accogliente con interni molto curati. La filosofia, che propone cucina italiana, punta alla ricerca dei prodotti del territorio, scelti nel rispetto della stagionalità e della freschezza.
Lo chef Paolo Castrignano rivisita in chiave moderna e personale la cucina della tradizione regionale e del territorio
Il menu, prevede, fra l’altro, le Seppioline in porchetta, fave e pecorino e gli Gnocchi di burrata, gambero crudo e ‘nduja.
E passiamo alle pizzerie. Pantografo segnala due indirizzi con posti all’aperto: I Quintili a Tor Bella Monaca (e anche a Furio Camillo) e Straforno nel Nomentano. La prima è la pizzeria del maestro pizzaiolo casertano Marco Quintili: cotta rigorosamente in forno a legna, oltre al suo cornicione gonfio e ben alveolato, la pizza è particolare per gli abbinamenti sorprendenti e un’attenzione alla cultura gastronomica italiana testimoniata anche dal ventaglio di ben quattordici oli extravergine di oliva con cui calibra l’acidità e la dolcezza dei suoi condimenti.
Fanno parte del menu la Pane, burro e alici con provola di Agerola, datterini arancioni saltati in padella con aglio e capperi, granella con burro e alici, l’Amatriciana in fiamme con filetti di San Marzano DOP, cacio, pepe-cuvée della Tasmania, mozzarella di bufala, guanciale di maialino lucano allevato allo stato brado, la Trevigiana con Fiordilatte dei Monti Lattari, radicchio trevigiano scottato in padella con uvetta e pinoli con cornicione ripieno di ricotta e olive taggiasche trifolate.
La seconda pizzeria è di Matteo Pavani che, insieme al padre e allo zio, ha creato un panetto con pochissimo lievito, 48 ore di lievitazione, altissima idratazione e un blend di farine di un mulino vicino a Roma, che si divide tra frumento, soia e riso, per un risultato di altissima digeribilità. Oltre alle pizze tradizionali, Straforno propone la Romana alla Brace, diventata un marchio registrato. Il segreto sta tutto nella preparazione del forno: dopo essere stato portato ad altissime temperature, la brace viene disposta sul piano del forno. La pizza viene poi cotta a fiamma bassa, in teglia, sopra la brace, e servita successivamente a spicchi.
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In copertina: Tartare di tonno con puntarelle croccanti. Cortesia The Fisherman Burger