Oltre a verificare lo stato di integrità dell’infrastruttura, invieranno immagini e dati ad un centro di controllo
Passa anche e soprattutto attraverso l’innovazione tecnologica, quella figlia della sensoristica avanzata e della robotica, quello che è stato definito “modello Genova” che ha già trasformato il nuovo ponte San Giorgio in una best practice nazionale e non solo.
Dopo i lavori, effettuati in tempi record anche considerata l’emergenza Coronavirus, il nuovo ponte potrà fregiarsi di un importante primato mondiale: dal prossimo autunno a monitorare la sicurezza dell’infrastruttura e di tutte le sue componenti saranno quattro robot di ultimissima generazione.
Robot, unici al mondo, progettati dall’Istituito Italiano di Tecnologia (Iit) e realizzati dal Gruppo Camozzi su commissione dell’Ati costituita fra Seastema e Cetena (Gruppo Fincantieri). Il progetto è figlio di un concept architettonico firmato dallo studio Renzo Piano Building Workshop, che nel 2018 l’Istituto Italiano di Tecnologia ha fatto proprio elaborando una versione avanzata ossia progettando un sistema robotico unico nel suo genere sviluppato successivamente a livello industriale da Camozzi attraverso la creazione di un team di ricerca congiunto. La collaborazione fra il Gruppo Camozzi e l’Istituto Italiano di Tecnologia risale già al 2017 quando fu tenuto a battesimo un Joint Lab focalizzato su nuovi materiali e robotica avanzata. La collaborazione si è ora estesa in altre direzioni e la realizzazione dei robot per il ponte di Genova è frutto dei progressi della collaborazione.
Realizzati in fibra di carbonio i robot sono dotati di telecamere, sensori e componenti elettronici; eseguiranno in maniera automatica il monitoraggio periodico dell’infrastruttura e saranno dotati di diverse funzionalità. In dettaglio, due robot – i cosiddetti Robot-Inspection – si occuperanno dell’ispezione della superficie inferiore dell’impalcato e dell’elaborazione dei dati per la determinazione di eventuali anomalie, mentre gli altri due, i Robot-Wash, provvederanno alla pulizia delle barriere antivento e dei pannelli solari.
Ciascun Robot-Inspection pesa oltre 2.200 kg, è dotato di ben 82 ruote per la movimentazione dei due assi ed è largo oltre 7 metri. È dotato di un braccio retrattile per l’ispezione, costituito da una parte fissa ed una mobile entrambe in fibra di carbonio, che arriva circa a 17 metri di lunghezza totale in modo che possa raggiungere dal bordo del ponte il centro dell’impalcato. Robot-Wash pesa circa 2.000 kg, ha 56 ruote, è alto oltre 3,5 metri, lungo quasi 8 ed è diviso in due parti: uno per la pulizia ed uno per la ricarica. L’acqua utilizzata per la pulizia delle strutture sarà a totale impatto zero: verrà infatti sfruttata quella piovana nonché quella di condensazione raccolta sull’infrastruttura.
I quattro potranno muoversi da una parte all’altra del ponte attraverso speciali travi-rotaie realizzate sfruttando il know how tipico del settore aerospaziale e aeronautico tramite stampi in 3D: in campo la tecnologia della più grande stampante 3D al mondo realizzata dal Gruppo Camozzi, la Masterprint. Oltre a verificare costantemente lo stato di integrità dell’infrastruttura i robot invieranno immagini e dati acquisiti a un centro di controllo che provvedere alla loro acquisizione e registrazione andando a formare un database digitale in costante evoluzione che grazie ad algoritmi di analisi e machine learning consentirà la messa a punto di una strategia manutentiva predittiva. I robot – comandati dalla control room tramite rete wi-fi – sono alimentati da batterie e sui lati del ponte sono state predisposte stazioni di ricarica. In caso di condizioni ambientali avverse, grazie agli anemometri ed accelerometri di cui sono dotati, possono fermare le operazioni e raggiungere in sicurezza le proprie stazioni.
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