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Ristorante Bolle, dove il gusto incontra l’architettura a due passi da Bergamo

Il progetto, firmato da Marco Acerbis, esalta le pietanze in un ambiente sobrio, elegante e studiato nei minimi particolari


Un intervento di rigenerazione urbana che, partendo dal cibo e dagli strumenti emblematici della ristorazione, ha ridato vita ad una porzione del tessuto industriale del Comune di Lallio, cinque chilometri a sud di Bergamo. Sobrietà, cura per la materia e attenzione ai dettagli rappresentano la cifra dell’operazione in grado di coniugare le necessità di uno spazio dedicato al retail, lo showroom di Pentole Agnelli, con il ristorante Bolle dello chef Filippo Cammarata. A garantire la relazione fra queste due facce della stessa medaglia, la ristorazione, è stata la decisione della committenza di assegnare la progettazione ad un singolo architetto, Marco Acerbis. Il suo compito? Presentare al pubblico un luogo identificativo dell’eccellenza dell’alta cucina in Italia.

Il cibo. Bolle, nome scelto dallo chef Cammarata, si inserisce in un ambiente situato al primo piano di uno dei siti industriali di Pentole Agnelli. Un volume neutro e caldo allo stesso tempo, con forme e arredi studiati per favorire la concentrazione dei commensali sull’esperienza.


La cucina, figlia della contaminazione propria di uno chef nato a Bergamo ma con origini siciliane, risulta semplice, pulita e di qualità.


Il tutto declinato attraverso un percorso professionale, quello di Cammarata, influenzato dall’incontro con chef nostrani di prima fascia come Massimo Bottura e Niko Romito, oltre che internazionali come il peruviano Virgilio Martìnez Vèliz.

L’esperienza. In fase di progetto, nato dal continuo dialogo fra Cammarata e Acerbis, l’obiettivo è stato quello di far dimenticare ai clienti dove si trovassero, di trasmettere loro una sensazione quasi di isolamento. Non un capriccio, ma una condizione necessaria per assaporare l’essenza delle pietanze e scoprire i particolari. Dalla mise en place alle sedie, dall’illuminazione fino ai centro tavola, tutto concorre allo scopo di focalizzare l’attenzione dei commensali sull’attore principale, il cibo. Un elemento trattato con cura in una tipologia di cucina personale, legata alla natura e alla stagionalità dei prodotti. A farla da padrone i colori accesi dei piatti, resi ancor più d’impatto dalle tonalità fredde e scure dell’ambiente e dall’utilizzo del legno come richiamo agli elementi naturali.

Il progetto, come racconta Acerbis, è «fortemente materico, con la scatola e la pelle del manufatto edilizio che traspirano di sensazioni trasmesse al visitatore sotto forma di emozione, sorpresa e desiderio di scoperta». Il volume che ospita lo showroom e il ristorante è stato realizzato con una tecnica costruttiva che ha consentito di avere due sole colonne a sostegno del primo piano e garantire così una migliore illuminazione. La facciata, ritmata da un contrasto fra pieni e vuoti, si alza per dieci metri in affaccio sulla strada mantenendo linguaggio e proporzioni del capannone industriale. Il rivestimento argentato va a richiamare l’idea dell’alluminio, materiale primario per la produzione di Pentole Agnelli. Ai circa 60 posti a sedere si accede passando per una sala d’attesa con poltrone affacciate all’esterno. L’ambiente è caratterizzato dalla presenza di divisori circolari di tre metri di diametro in stucco veneziano su una struttura metallica e cartongesso, utili a rimodulare la sala a seconda delle esigenze. I tavoli, ognuno con faretto dedicato, ospitano elementi unici e originali. Fra questi, un centro tavola le cui forme ricordano il seno femminile, simbolo del primo pasto di ogni essere umano.

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