Una guida non convenzionale che spiega com’è e come potrebbe essere domani il capoluogo lombardo
“Milano è una città che è sempre stata dinamica, che non è bloccata dalla troppa monumentalità, che può fare in modo che si venga a visitarla anche solo per la sua architettura contemporanea”. Benedetta Tagliabue ha descritto così il capoluogo lombardo, protagonista di Domus Urban Stories – The Unconventional Guide to Milan, una guida internazionale che racconta la città attraverso le voci di 15 esponenti del mondo dell’architettura, del design e dell’arte.
La Milano post Expo, le sue trasformazioni e le future aspirazioni. A pochi giorni dalla conclusione di MadeExpo e a pochi giorni dall’avvio della Design Week e del Salone del Mobile, la rivista Domus presenta il progetto che punta a descrivere, consigliare e anche criticare Milano e le sue architetture attraverso le voci di Ronan Bouroullec, Maurizio Cattelan, David Chipperfield, Marco De Vincenzo, Naoto Fukasawa, Massimiliano Gioni, Jacques Herzog, Mimmo Jodice, Ross Lovegrove, Jasper Morrison, Jain Bijoy, Alice Rawsthorn, Lia Rumma, Studio Swine e Benedetta Tagliabue.
“Raccogliendo le varie testimonianze abbiamo cercato di ritracciare, aggiornandole, le tappe fondamentali di un percorso cittadino – spiegano da Domus –. Da qui nascono cinque itinerari, The Monumental Milan, The Mineral City, The Rising City, A Stroll for Flâneurs, e The Polycentric Centre, che rendono protagonisti sia i quartieri più centrali, facilmente attraversabili a piedi, sia gli angoli più isolati, quei quartieri residenziali e terziari realizzati nel corso degli ultimi quarant’anni, in zone a cavallo tra l’essere e il non essere in centro”.
Milano è una città che è sempre stata dinamica, che non è bloccata dalla troppa monumentalità, che può fare in modo che si venga a visitarla anche solo per la sua architettura contemporanea
Benedetta Tagliabue
Tra le opere private che secondo i contributor hanno segnato più positivamente il volto della nuova città ci sono La Fondazione Feltrinelli firmata da Herzog & de Meuron e la sede della Fondazione Prada di Koolhaas/OMA, seguite dall’insediamento di Porta Nuova, dalla riqualificazione dell’Hangar Bicocca e dal progetto del Bosco Verticale.
Più eterogenee invece, secondo Domus, le visioni sul futuro della città e in particolare le critiche su quello che oggi manca. Per Rumma e Gioni ad esempio nella Milano futura la differenza la farebbero dei luoghi istituzionali dedicati all’arte e alla cultura contemporanea come una Galleria Nazionale. Per Tagliabue invece, come per Herzog e Jain, il capoluogo lombardo dovrebbe investire sulle aree verdi e sulle vie d’acqua. “Milano è una città d’acqua ed è collegata attraverso i canali con tutto l’entroterra – chiarisce l’architetto -. Se imparassimo da questo elemento naturale, come stiamo iniziando a fare con il progetto Scali Milano, potremmo riscoprire un altro tipo di mobilità”.
Mette al centro tecnologia e trasporti invece la visione del designer Ross Lovegrove: “Milano potrebbe trarre vantaggio da certe fantastiche sculture pubbliche – afferma Lovegrove -, da un sistema di tram elettrici ipermoderno e da fonti energetiche condivise per la purificazione dell’aria e l’illuminazione della città”.
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