Dieci voci raccolte dalla giornalista Paola Scarsi
Non serve andare troppo indietro nel tempo, per tornare ai giorni in cui i nostri nonni, affacciati dal ponte di navi in rotta verso le Americhe, sventolavano un fazzoletto bianco e partivano alla ricerca della fortuna introvabile nel Paese natio. Memori dei loro sacrifici e delle loro difficoltà, dovrebbe essere più semplice mettersi nei panni di chi oggi giunge in Italia e cerca la propria strada per realizzarsi professionalmente e vivere dignitosamente.
Eppure, il Belpaese nutre ancora forti pregiudizi verso i lavoratori stranieri. Lo sa Liliana Caracciolo che, arrivata in Italia poco più che ventenne, lavora come dipendente in studi commercialisti fino a diventare consulente tributario – l’unico di origine moldava a Roma.
«Ogni giorno – racconta lei – ho la conferma che gestire un’azienda da cittadino straniero non è facile. C’è da aggiungere che molto spesso regna anche il pregiudizio, ma quello dipende dal patrimonio intellettuale e culturale di ciascuno di noi».
Lo sperimenta Valentin Fagarasjan, di origini romene, che da operaio di cantiere diventa titolare di una ditta di costruzioni: «oggi diventare imprenditore in Italia è quasi impossibile – ammette – credo che il Governo dovrebbe dare maggiori possibilità e agevolazioni a chi mostra di avere iniziativa».
Le loro storie sono raccolte nel libro “Noi creiamo lavoro” pubblicato online da Paola Scarsi, giornalista esperta in tematiche sociali.
Una raccolta di 10 interviste con imprenditori immigrati nel nostro Paese che sfata e ribalta il mito diffuso del “tolgono il posto agli italiani”.
L’avvocato, il ristoratore, il sarto… Un racconto a più voci di persone che, in terra straniera, hanno saputo rimettersi in gioco ricominciando a studiare o intraprendendo attività che non avevano mai svolto prima.
Donne come Lenka Kosikova che da portiere della nazionale Cecoslovacca di pallamano, diventa amministratore delegato di un’azienda che produce e distribuisce in tutto il mondo prodotti in cristallo di Boemia. O uomini come Ghapios Garas che dopo aver lavorato al Cairo in un negozio di papiri, ha fondato un’azienda a Milano da 16 milioni di euro di fatturato annuo. Moderni self made man che hanno scelto di investire sul proprio futuro in Italia e che, con le loro imprese, creano quotidianamente opportunità lavorative.
Paola Scarsi ha seguito le tracce di chi semplicemente ce l’ha fatta: ragazzi e ragazze come Damian Ranasinghe – arrivato a 12 anni dallo Sri Lanka – e Lifang Dong – partita da bambina dalla Cina insieme alla mamma e ai fratelli – che una volta in Italia sono cresciuti ed hanno ottenuto successo con l’impegno e la determinazione, l’uno come titolare di una catena di ristoranti e l’altra come fondatrice di uno studio legale.
«L’idea di raccogliere i racconti di imprenditori immigrati in Italia mi frullava in testa da qualche tempo – spiega l’autrice nell’introduzione – per scelta ho raccolto storie di vita vissuta da persone abbastanza “normali”. È un racconto di vite come le nostre, di persone che sono arrivate nel nostro Paese per necessità, per amore, con la famiglia, spesso da giovanissimi».
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