Riapre il roseto comunale all’Aventino, mentre la Soprintendenza riporta alla vita il complesso di Caracalla
La primavera risveglia il fascino di alcuni preziosi pezzi di Roma. La prima novità coinvolge la piccola meraviglia botanica della Capitale, costituita da fiori che vengono da tutto il mondo: il Roseto comunale. Creato nel 1931, svetta sul Circo Massimo alle pendici del colle Aventino e riaprirà in occasione del Natale di Roma, domenica 21 aprile. Il giardino è suddiviso in due sezioni: nella più grande delle due c’è una collezione di circa 1.200 varietà di rose tra botaniche, antiche e moderne. La più piccola ospiterà a maggio l’82esima edizione del Concorso Internazionale “Premio Roma per le Nuove Varietà”.
«Uno scrigno prezioso di biodiversità, colori e profumi che ogni anno si arricchisce di nuove varietà di rose e che attira sempre più cittadini, studenti, appassionati e turisti. Un patrimonio gestito ogni giorno con cura e passione dai tecnici del Servizio giardini, in una magnifica location di circa 10mila metri quadrati», dice Sabrina Alfonsi, assessore all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma Capitale. Il Roseto Comunale resterà aperto al pubblico tutti i giorni fino a domenica 16 giugno, con ingresso libero e gratuito e senza bisogno di prenotazione.
Nel frattempo, non lontano dal Roseto, lo scorso 13 aprile un evento di inaugurazione ha salutato, dopo diversi secoli, il ritorno dell’acqua in un luogo in cui è stata regina: le Terme di Caracalla.
Il progetto della Soprintendenza speciale di Roma è stato ideato da Mirella Serlorenzi, come parte di un rinnovamento da lei promosso da quando è arrivata alla direzione del complesso. L’acqua è ora protagonista de Lo Specchio, che si presenta come una vera installazione architettonica volta a fornire la suggestione dello spazio in antico, ideato e progettato dall’architetto Hannes Peer e realizzato in collaborazione con l’architetto Paolo Bornello dello Studio Bornelloworkshop. Il progetto, ampio 42 x 32 metri con acqua a sfioro su tre lati, è moderno ma pensato per amalgamarsi con l’antico complesso del III secolo d.c., che prende il nome dall’imperatore di origine nordafricana figlio di Settimio Severo.
La forma rettangolare richiama la Natatio (piscina). Il liner di rivestimento della vasca nera è un materiale moderno, ma la sua funzione è quella di incorniciare, specchiare e moltiplicare il monumento per celebrare la sua maestosità. «La realizzazione dello specchio d’acqua – dichiara Serlorenzi – è il primo elemento di un progetto integrale finalizzato a restituire la percezione di questi luoghi com’erano nell’antichità. L’acqua, un elemento assente da oltre mille anni, torna in maniera determinante ma rispettosa delle rovine: in un gioco di specchi la natatio esce dal corpo dei bagni e si pone assialmente nei giardini, duplicando l’imponente calidarium (parte delle Terme destinata ai bagni caldi, ndr). Un segno contemporaneo, come lo è la nostra comprensione delle rovine, che crea una sorta di metaverso concettuale e riattiva attraverso i giochi d’acqua e le nebulizzazioni il ricordo della antica funzione delle Terme di Caracalla».
In copertina: roseto comunale ©Roma Capitale