Connubio tra archeologia e arte contemporanea per potenziare la percezione del patrimonio culturale del sito
Borse digitali assegnate ad artisti, designer e ricercatori di profilo internazionale per potenziare la percezione del patrimonio archeologico di Pompei e renderlo fruibile anche attraverso modalità, linguaggi e punti di vista alternativi. Obiettivo: valorizzare – al tempo della transizione digitale – il potenziale di trasformabilità delle risorse, materiali e documentarie, generando un dialogo multiforme tra archeologia e arte contemporanea in grado di favorire la pluralità di interpretazione e accessibilità al patrimonio archeologico e alle molteplici storie ad esso connesse: dallo studio del design alla rivelazione pittorica, dalla cultura del web a performance e identità tecnologiche, dalle relazioni tra immagini, architettura e suoni alla comunicazione sensoriale olfattiva.
Sono i tratti distintivi del progetto che il Parco archeologico di Pompei ha allestito per la stagione autunnale, nell’ambito di “Pompeii commitment. Materie archeologiche”, che inaugura una nuova fase con il programma annuale di Digital fellowship – sotto la guida di Stella Bottai e in collaborazione con Cura magazine –, borse di sperimentazione creativa, attività artistiche di studio e ricerca in situ e da remoto assegnate ai sette primi partecipanti. L’iniziativa prende il via con Anri Sala, artista di origini albanesi specializzato nelle arti visive che ha appena pubblicato la prima parte del suo lavoro (la seconda sarà in uscita ad ottobre); a seguire prenderanno forma i contributi, in ordine cronologico, tra novembre 2022 e luglio 2023, di Rose Salane (curatrice e artista concettuale newyorkese), Allison Katz (pittrice canadese), Miao Ying (artista contemporanea e scrittrice di origine cinese), Formafantasma (studio di design con basi a Milano e Rotterdam) e Legacy Russell (curatrice, scrittrice e autrice americana) e Sissel Tolaas (artista e ricercatrice norvegese).
Il programma, spiegano gli organizzatori, «promuove la ricerca artistica e curatoriale all’interno del contesto unico, trans-temporale, multi-specie e stratificato di Pompei», incoraggiando «metodologie sperimentali e aperte, guidate da approcci innovativi».
Nel concreto i beneficiari delle Digital fellowship sono stati invitati a svolgere una ricerca “espansa”, sia a distanza sia in situ, concentrata su Pompei o su aspetti legati alla sua simbologia e al suo significato, avendo accesso a risorse archeologiche, documentazione d’archivio e di nuova produzione, letteratura scientifica e altri materiali di ricerca; e con la possibilità di collaborare con professionisti e ricercatori di Pompei, archeologi, antropologi, archeozoologi, archeobotanici, geologi, chimici, architetti, conservatori. Al termine del periodo di ricerca, ogni partecipante condividerà il frutto del proprio lavoro sul portale digitale dell’iniziativa.
Per farsi un’idea dei possibili esiti – molteplici, in termini di forme, linguaggi e strumenti utilizzati – e dei nuovi punti di vista sul patrimonio pompeiano che potranno scaturire dal programma, si può partire dall’opera di Anri Sala, il primo “borsista” a presentare il proprio contributo, pubblicato il I settembre sul portale Pompeii commitment. La ricerca del visual artist albanese si concentra sui resti di due vittime dell’eruzione del Vesuvio, ritrovati nel 2020 durante gli scavi di Civita Giuliana, che l’autore mette in parallelo a un doppio flauto (aulos in greco antico, tibia in latino) rinvenuto durante una precedente campagna di scavi nel sito. Sala lavora «sulla relazione tra le due vittime e il doppio strumento musicale, immaginando una composizione la cui durata corrisponda al vuoto lasciato dai due corpi», con un brano finale che rappresenta una sorta di elegia dedicata agli antichi abitanti di Pompei. Il lavoro è suddiviso in due parti: la prima – “Side A” – appena uscita, la seconda – “Side A too” -, che sarà online il 6 ottobre; chiuderà il lavoro un album vinile in edizione limitata.
L’iniziativa incentrata sulle Digital fellowship, come detto, fa parte del più ampio progetto “Pompeii commitment. Materie archeologiche”, programma d’arte contemporanea a lungo termine istituito dal Parco archeologico, ideato nel 2020 da Massimo Osanna, direttore generale dei Musei dello Stato, e Andrea Viliani, direttore del Museo delle civiltà di Roma, supervisionato dal 2021 da Gabriel Zuchtriegel, direttore generale del parco campano. A seguito dei primi due anni di attività – «incentrati sulla riconfigurazione del sito archeologico pompeiano quale fondamento per forme alternative di conoscenza» – uscirà in autunno la prima pubblicazione cartacea connessa al programma. Il volume “Pompeii commitment. Archaeological matters: 2020-2022” riunisce e valorizza i contributi di oltre sessanta artisti, curatori, scrittori, attivisti e archeologi internazionali i quali, invitati a pensare «con e attraverso Pompei», potenziale sito di ricerca su temi contemporanei, hanno condiviso riflessioni, proposte e risposte che abbracciano diversi media e formati, dalle poesie alle interviste, dai film ai disegni, dalle fotografie ai suoni e ai collage.
In copertina: Archivi e Depositi del Parco Archeologico di Pompei © Giovanna Silva, Humboldt Books. Courtesy l’Artista.jpg
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