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Piacere, ti presento Elowan: dal Mit la prima pianta cibernetica

L’intelligenza artificiale e l’IoT permeano la prima forma di vita vegetale, capace di adattarsi all’esterno grazie all’interazione con un sistema robotico


© Photos by MIT

Che cosa accadrebbe se i sensori utilizzati in agricoltura fossero dotati di intelligenza “propria” e aiutassero alberi e piante a crescere meglio, orientando tronchi e foglie nella direzione più adatta, attivando i sistemi di irrigazione in caso di necessità e sistemi di allarme qualora lo stato di salute non fosse più ottimale? Sono questi gli interrogativi su cui poggia le proprie fondamenta la cyberbotanica, nuova branca che mira a indagare gli impatti derivanti dall’uso delle tecnologie digitali – in particolare Iot (Internet of things) e soprattutto dell’Ai (Artificial Intelligence) – sugli organismi vegetali.

Le sperimentazioni e i progetti in giro per il mondo sono già numerosi ma è il Mit di Boston ad aver battezzato la prima “forma di vita cibernetica” vegetale al mondo. Elowan, questo il nome dell’inedita creatura, è una pianta a tutti gli effetti. Ma è più intelligente delle altre piante, poiché grazie al supporto di un “cervello” artificiale è in grado di svolgere funzioni come non si era mai visto prima. L’idea è venuta a Harpreet Sareen, ricercatore affiliato al team del Fluid Interfaces Lab del Massachusetts Institute of Technology che ha sviluppato il progetto insieme con la fondatrice del Laboratorio, nonché docente di Media Technology, Pattie Maes.

La pianta cybernetica, già svelata alla comunità scientifica (e non solo), di fatto è una normale pianta con la differenza che i naturali impulsi biolettrochimici – quelli che guidano qualsiasi organismo vegetale a compiere operazioni “adattive” ai cambiamenti climatici – nel caso di Elowan comunicano, grazie a speciali elettrodi, con un sistema robotico che non solo li analizza e li interpreta ma, all’occorrenza, è in grado di “rispondere” e di attivare la pianta nel compimento di specifiche azioni. In caso di cattivo orientamento, ad esempio, il robot riposiziona Elowan verso la luce. E operazioni “correttive” vengono immediatamente attivate nel caso parametri quali temperatura, umidità, condizioni del terreno o di tronco e foglie non siano conformi a quelli pre-impostati per certificare il corretto stato di salute della pianta.

Elowan rappresenta il tentativo di dimostrare come potrebbe evolversi la natura in chiave “aumentata”

© Photos by MIT

«La base robotica di Elowan è in totale simbiosi con la pianta – si legge sulla pagina del Mit dedicata al progetto – al punto da coglierne tutti i segnali e di adattarsi alla natura della pianta stessa. Il progetto dimostra, di fatto, come sia possibile interfacciare la lingua della natura con quella del mondo artificiale». Le funzioni attualmente possibili potrebbero presto essere estese «ad esempio con la dotazione di sistemi di nutrimento artificiale o con l’attivazione di meccanismi di difesa in caso di rilevazione di agenti patogeni», si specifica.


Ciò che rende ancor più speciale Elowan è il sistema robotico, progettato per imparare dalle piante ed evolversi di conseguenza


«Le piante sono organismi auto-alimentati, auto-rigeneranti e auto-fabbricati. In sostanza potrebbero essere considerate il miglior tipo di “elettronica” che abbiamo, qualcosa che possiamo solo sforzarci di raggiungere nel mondo artificiale», sottolineano ancora dal team dell’Istituto d’oltreoceano.

«Gran parte del nostro modo di pensare in merito a interfacce-dispositivi interattivi passa dalle logiche di pensiero industriale, ossia di dover creare tutto da zero in modo artificiale. Ma se la natura ha capacità come il sensing, ed è in grado di attivarsi con il movimento e anche la mimesi o la cinetica allora perché – conclude il Mit – non sfruttare queste capacità?»

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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