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No War ©Alessio Franconi

No War. Un racconto per immagini tra conflitti passati e presenti

Fotografia, memoria e denuncia si intrecciano tra mostre, reportage e festival. Da Helsinki a Macerata


No alle guerre, no alle persecuzioni dei popoli, no alle oppressioni. Ed è sulla memoria, quella degli eventi più tragici che hanno segnato la storia – a partire dalle guerre mondiali e dalle grandi battaglie che hanno segnato le sorti dell’Europa – che bisogna fare leva per far comprendere. Anche e soprattutto alle generazioni che le guerre non le hanno vissute in prima persona, visto che nessuna guerra è giusta, che nessuna guerra genera pace, che nessuna guerra può essere la chiave per dirimere le conflittualità. Un monito che lega in un silenzioso movimento “no war” – contraltare a quello rumoroso delle piazze – una serie di mostre fotografiche e d’arte, festival e manifestazioni culturali, in concomitanza con il 25 aprile, anniversario della liberazione.

Si combatteva qui!” è il titolo del progetto del fotografo genovese Alessandro Franconi, che attraverso un reportage sui luoghi storici della seconda guerra mondiale – già esposto 45 volte in sei Paesi europei – punta a mostrare le “cicatrici” ancora visibili sui territori. Il viaggio parte dalle Alpi, ossia dal fronte sud europeo in cui ebbe inizio il conflitto e approda a Milano con la liberazione nell’aprile del 1945.  Caserme abbandonate, bunker, aree “fantasma” sono le “eredità” ancora tangibili lasciate dal conflitto e documentate negli scatti di Franconi esposti fino al 6 maggio all’Istituto italiano di cultura a Helsinki.

Per restare alla seconda guerra mondiale e in occasione dell’80mo anniversario della liberazione dal nazifascismo, il 23 aprile l’Archivio di Stato di Macerata propone la mostra “Memorie di Guerra e della Resistenza nel maceratese”. Decine i documenti che testimoniano la vita durante il periodo del conflitto e gli anni immediatamente successivi alla liberazione: dagli sfollamenti alle requisizioni, dai razionamenti al mercato nero, dalle lotte partigiane all’arrivo degli americani fino alla ricostruzione, dall’emigrazione alle difficili condizioni degli agricoltori nelle campagne. Un excursus che dunque mostra a tutti gli effetti i danni e le conseguenze delle guerre.

Ma bisogna tenere alta anche l’attenzione sulle guerre di oggi, a partire da quelle in Ucraina e nella Striscia di Gaza. È in corso in Lombardia il “Festival fotografico europeo” che vede protagoniste diversi comuni in un percorso che conta 23 mostre. A Castellanza, in provincia di Varese, due le mostre. “I grant you refuge” documenta la drammatica situazione nella Striscia di Gaza attraverso gli scatti dei sei fotografi palestinesi Jihad Al-Sharafi, Mahdy Zourob, Mohammed Hajjar, Omar Naaman, Saeed Mohammed e Jaras Shadi Al-Tabatibi. La mostra, curata da Paolo Patruno, prende il nome dall’ultima poesia scritta da Hiba Abu Nada, poetessa palestinese uccisa nella sua casa a Gaza nell’ottobre 2023. “Ucraina nonostante l’oscurità” del fotografo Jerome Barbosa è dedicata ai tanti volontari in campo per aiutare i cittadini colpiti da un conflitto che, dopo tre anni, non accenna a placarsi nonostante le roboanti promesse del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

A Savigliano, in provincia di Cuneo, si tiene la mostra fotografica “Exodos, Exit, popoli in cammino”, che ha già fatto tappa in 40 città italiane. Il progetto è stato tenuto a battesimo nel 2017 da un’idea dell’Associazione degli ex allievi del Master di Giornalismo Giorgio Bocca di Torino, con il sostegno della Regione Piemonte, e dal 2024 la mostra fa capo all’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Oltre 60 gli scatti di 13 fotoreporter piemontesi che a Palazzo Cravetta fino al 4 maggio documentano le fasi dei processi migratori: “L’esodo forzato”, “Il salto verso l’altrove”, “Tra minacce e speranze”, “Anche questa è casa”, “Ostacoli lungo il cammino” e “Integrazione alla fine del viaggio”.

In copertina: © Alessio Franconi

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