Il designer ha esposto la sua ‘lecture’. Obiettivo? “Cambiare il mondo attraverso la bellezza”
Il designer Karim Rashid ha esposto a Roma la sua design lecture, con l’introduzione della giornalista e architetto Giulia Mura e di Emanuele Cappelli, fondatore e direttore creativo di Cappelli Identity Design, che esplora e realizza progetti multidisciplinari con il metodo «Dynamic brand», di cui è autore e divulgatore, condiviso con Karim. Questa impostazione metodologica cambia l’architettura organizzativa della comunicazione. Questo approccio intende costruire una relazione con le persone attraverso il racconto dell’identità e del suo mutare, insieme al tema della diversità: dall’apprendimento nasce la conoscenza, che ci permette di emanciparci e allontanarci dall’omologazione.
«Il designer mira a moltiplicare la cultura e la condivisione e ogni progetto è pensato per le persone. Fare della cultura la nostra quotidianità lavorativa è straordinario perché elimina la ripetitività delle cose e ogni giorno incontriamo qualcosa da cui trarre ispirazione e da cui imparare» afferma Cappelli.
L’eclettico Rashid ha illustrato la sua visione: il design è frutto di criteri complessi comprendenti le esperienze umane e sociali, le questioni globali, economiche e politiche, l’interazione fisica e mentale e una rigorosa comprensione e desiderio della cultura contemporanea. Il design, che fin dall’inizio ha plasmato e continua a dare significato alla cultura del nostro mondo, deve necessariamente essere lo strumento per migliorare la qualità della vita dal punto di vista poetico, estetico, esperienziale, sensoriale ed emotivo. Il suo driver è la visione concettuale della progettazione dell’oggetto, che deve rappresentare frammenti di esperienza umana e migliorarla, proprio grazie al suo ruolo sociale: «Il design ci tocca a ogni livello e inevitabilmente può continuare a definire e plasmare i nostri ambienti interni, crea comportamenti umani evoluti e nuovi linguaggi. È un luogo per nuove esperienze contemporanee». Il suo desiderio è vedere le persone vivere secondo il modus del nostro tempo, partecipare al mondo contemporaneo e liberarsi dalla nostalgia, dalle tradizioni antiquate, dai vecchi rituali, dal kitsch e dal senza senso.
«Cambiare il mondo attraverso la bellezza, visualizzando e tenendo a mente i bisogni più umani della collettività» è la sua mission.
Alla base del lavoro di un designer c’è l’intento di collocare le persone al centro di ogni progetto. Per farlo, bisogna tenere a mente che tutto è in continua evoluzione, ogni molecola umana è mobile ed irripetibile. Un tutto dinamico che prende forma in una quarta dimensione spazio-temporale, quella delle esperienze. Il design deve rispondere e adattarsi al comportamento umano, che a sua volta risponde ad un semplice desiderio: la bellezza. Date le linee guida del pensiero di Rashid è facile capire i motivi dietro ai suoi lavori che abbracciano diversi ambiti, attingono alla tecnologia, alla grafica, alle esigenze della quotidianità, includendo sempre texture differenti e colori che spaziano dal rosa al bianco. Rashid è una figura di primo piano del design internazionale. Ha firmato oltre tremila oggetti, alcuni dei quali fanno parte delle collezioni permanenti del Moma, del Brooklyn Museum of Art, del Centre Pompidou. Tra i premi vinti ricordiamo il Red Dot award, il Chicago Athenaeum Good Design award e Interior Design Best of Year Award, e ha collaborato con Issey Miyake, Pure Design, Tommy Hilfiger, Giorgio Armani, Sony Zanotta e altri.
In copertina: Cinzia Capparelli, Moonel Stdio.
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