Da Toledo 177 lo chef due stelle Michelin Giuseppe Iannotti partecipa al progetto dell’architetto Michele De Lucchi e del suo studio Amdl Circle
Nel costante fermento che anima Napoli c’è un binomio che si sta rivelando vincente: cultura e cucina d’autore. Lo abbiamo già visto con ScottoJonno, che negli ambienti della recuperata Galleria Principe vede concerti e letture convivere con la proposta gastronomica dello chef Marco Ambrosino, incentrata sul dialogo con l’antropologia. Il binomio funziona anche alla Galleria d’Italia – Napoli, dove il nuovo Museo di Intesa Sanpaolo si affianca al polo ristorativo di Giuseppe Iannotti, imprenditore e chef già due stelle Michelin con il Krèsios di Telese Terme.
Il progetto di Amdl Circle e Michele De Lucchi per la trasformazione di una parte della sede storica del Banco di Napoli in polo d’arte – nel quale si inseriscono anche i locali dedicati alla ristorazione – fa parte del più ampio “Progetto Cultura” di Intesa Sanpaolo (con sedi a Milano, Torino, Napoli e Venezia e 35mila opere artistiche) che è un piano pluriennale delle iniziative con cui la Banca esprime il proprio impegno per la promozione della cultura e dell’arte nel nostro Paese.
L’idea nasce dalla volontà di trasformare una parte della sede del Banco di Napoli in un polo d’arte, ove verranno inseriti locali dedicati alla ristorazione.
In questo contesto, sul modello di quanto è accaduto alle Gallerie d’Italia Torino, dove al museo si affianca la cucina di qualità dei Costardi Bros, si inserisce la proposta dello chef Iannotti con Luminist, caffetteria e bistrot, Anthill, cocktail bar, e Toledo 177, ristorante fine dining. In ognuno di questi luoghi, insieme alla sua squadra, Iannotti sviluppa una cucina che parte dalla tradizione campana e, attraverso tecniche di cottura innovative, interazioni con altri sapori scoperti durante i suoi viaggi, continua sperimentazione all’interno di Iannotti Lab, arriva a proporre una narrazione estremamente personale e audace, consapevole della memoria e al tempo stesso visionaria.
«Napoli è sempre stata una città dove respirare arte, dalla letteratura al teatro fino al cinema, compresa quella culinaria – racconta lo chef a proposito della missione con la quale la sua cucina si inserisce nel contesto di rinascita culturale che la città sta vivendo – in particolare quella di Napoli è una tradizione di contaminazioni, dovute alle dominazioni subite nel corso dei secoli da arabi, francesi, spagnoli. Così come Napoli ha preso e fatto sue abitudini, nozioni, conoscenze e ricette di altre culture, allo stesso modo spero anche io – dice Iannotti – di appropriarmi della storia della cucina campana per riproporla attraverso uno sguardo contemporaneo. Tutto parte però dall’amore per le storie, le leggende, le peculiarità di questo luogo che lo rendono unico». In tavola arrivano piatti come i gyoza di baccalà mantecato al bistrot e l’agnello ai frutti di mare al ristorante. Il mondo dei cocktail da Anthill è poi un’esperienza molto particolare: serviti insieme alle tapas, i cocktail signature di Anna Garuti si ispirano ai personaggi del libro “Lo Cunto de li Cunti”.
Sono vere proprie storie sotto forma di drink e di ingredienti misteriosi.
Ogni storia ha un proprio contenitore che racconta, assieme alle materie prime delle bevande, un personaggio o un aneddoto legati alla cultura e alla letteratura campana. I nomi dei signature anticipano la storia che solo al momento della degustazione viene rivelata: da Asino ubriaco a Bestemmia della Fata fino a Dalla Lacrima di cristallo. La colazione alla caffetteria, poi, è un tripudio di golosità, dal dolce al salato.
«Stiamo provando a costruire un nostro modello personale, unico, che possa funzionare per quattro diverse offerte ristorative, sorelle ma allo stesso tempo diverse e ognuna con la propria particolarità e le proprie esigenze – continua lo chef a proposito del modello di business per il polo ristorativo – alla base ci sono lo scambio e la condivisione, il supporto e la collaborazione tra bistrot, ristorante e caffetteria, ma anche con il cocktail bar». Non solo cibo ma anche arte. Fino al 16 febbraio, in particolare, c’è in mostra Andy Warhol. Triple Elvis, curata da Luca Massimo Barbero che intende raccontare la ricerca dell’artista a partire dall’opera Triple Elvis del 1963, anno in cui per la prima volta lavora sulla ripetizione dell’immagine. È proprio in quegli anni che Warhol comincia a inserire nelle sue opere personaggi che egli stesso definisce “famosi”. Contestualmente è possibile vedere la sua evoluzione negli anni Sessanta e nei primissimi anni Settanta attraverso tre importanti cicli grafici: Marilyn, Mao Tse-Tung e Eletric Chairs.
La Genovese di Giuseppe Iannotti
Ingredienti
Cipolla ramata 4 kg
Muscolo di spalla di maiale 1 kg
Muscolo di manzo 1 kg
Olio
Pepe in grani
Pecorino
Parmigiano
Pasta tipo “Ziti” o rigatoni
Procedimento
Fare rosolare la carne con la cipolla tagliata, l’olio EVO. Bagnare con un mezzo bicchiere di vino bianco se serve (io preferisco non usarlo) e lasciare a cottura lenta per sei ore, fino a che la cipolla non si sia disfatta del tutto e la carne risulti morbida e sfilacciata. Una volta che il sugo è pronto, mettere a bollire una pentola d‘acqua, quando bolle salare e buttare gli ziti spezzati a mano della lunghezza desiderata. Scolare la pasta al dente, condire con il sugo alla genovese e spolverare di abbondante pecorino e parmigiano. Una spolverata di pepe QB.
In copertina: Gallerie d’Italia – Napoli. Progetto: AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi. (Foto: Luca Rotondo. Cortesia AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi).