Nato come borgo agricolo, nei pressi del fiume Lambro, oggi rivive grazie all’arte e alle iniziative di riqualificazione e design
Lo scorso 10 ottobre è stato inaugurato “Madonnina”, il murales realizzato dagli artisti Orticanoodles a supporto del progetto Or.ME-Ortica Memoria, che mira a trasformare il quartiere di Ortica, appunto, in un borgo a vocazione artistica. Da anni le amministrazioni pubbliche utilizzano la urban art come strumento per riqualificare parti di città o rivitalizzare piccoli borghi. È il caso di Dozza in provincia di Bologna, di Aielli in provincia dell’Aquila. In Sardegna, per esempio, oltre i celebri e di storica memoria murales di Orgosolo e di San Sperate, oggi è esplosa la riqualificazione attraverso la street art di San Gavino Monreale, in provincia di Cagliari.
Così l’antico “barrio” cantato da Nanni Svampa nella sua celebre canzone “La Rita de l’Ortica”, in cui si dipingeva la variegata umanità del quartiere milanese, il barista, il postino, il sagrestano, la pastorella, il rappresentante, sopravvive, anzi rivive con dei “tocchi nuovi”. Non solo la street art, ma una nuova vitalità la sta attraversando.
Nato come borgo agricolo nei pressi del fiume Lambro, l’Ortica, insieme ai comuni limitrofi di Cavriano e a Lambrate, venne catapultata in una nuova fase della sua storia quando con la costruzione della ferrovia nella seconda metà dell’Ottocento – che con un importante scalo e il deposito delle locomotive – relegò tutta la zona in una sorta di isolamento rispetto al centro città.
Questo essere “isola” le ha data una peculiarità cara ai milanesi. D’altro canto, grazie alla presenza della ferrovia e del fiume, il quartiere ha nello stesso tempo cambiato la sua vocazione da agricola a fortemente industriale, portando gli operai ad organizzarsi in maniera autonoma per far fronte alle necessità, creando una serie di cooperative ricreative, sociali ed edificatrici.
Ancora oggi, nonostante le fabbriche siano ormai chiuse, il senso di comunità degli abitanti dell’Ortica è ancora molto forte. A partire dal 2015 nasce infatti il progetto “Orme” (Ortica Memoria), con il patrocinio del Comune, che con i murales ha ricoperto i muri grigi dei palazzi. Una storia del quartiere alla portata di tutti, che attraversa il Novecento. Da non perdere è Villa Busca Serbelloni, detta anche “La Palazzetta”, in via Rombon, un edificio storico che apparteneva alla famiglia Serbelloni. Poco lontano c’è via Ventura, famosa per il Ventura District, che diventa impraticabile nei giorni della fiera del Design dove il fuorisalone è molto affollato. In questa zona si trova una Cappelletta votiva, del 1527, dopo la peste che tre anni prima aveva devastato Milano. In via Gaetano Crespi c’è lo spaccio della famosissima pasticceria milanese “Le Tre Marie”, quella dei panettoni.
E in questa zona un tempo patria dei Jannacci, Vanoni e Gaber, ci ha messo mano pure la progettualità dell’amministrazione comunale. Il progetto “Piazze Aperte” del Comune di Milano che rientra nel Piano periferie e che utilizza l’approccio dell’urbanismo tattico per riportare lo spazio pubblico al centro del quartiere e della vita degli abitanti, investirà anche Ortica e le sue piazze. La strategia urbanistica della Giunta Sala mira infatti far tornare le piazze, luoghi centrali della vita del quartiere, non più solo parcheggi o aree di passaggio, bensì luoghi da vivere e in cui vivere.
«Una piazza in ogni quartiere – aveva spiegato a fine novembre l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran durante l’annuncio dei lavori in piazza Dergano e piazzale Lavater – è l’obiettivo che ci siamo posti da inizio mandato, evidenziato nella strategia per Milano 2030». «Le Piazze Aperte – gli aveva fatto eco Marco Granelli, assessore alla Mobilità e Lavori pubblici – sono l’occasione per riqualificare intere aree di quartiere. Gli interventi si estendono dalle piazze alle strade vicine, migliorando la mobilità, favorendo un equilibrio fra pedoni, ciclisti, motociclisti e automobilisti, più sicuro per tutti, e aumentando gli spazi pedonali utili ai cittadini, alle scuole e altre attività di aggregazione e al commercio di vicinato, per mantenersi presente nel quartiere».
E poi ci sono i privati. La storica società di sviluppo immobiliare Borio Mangiarotti ha firmato la scorsa estate con l’azienda alimentare italiana Sammontana il preliminare d’acquisto per un’area di circa 18mila metri quadrati in via Bistolfi, nei pressi dello scalo ferroviario di Lambrate, a Milano, in una zona compresa tra il quartiere universitario di Città Studi e lo storico quartiere dell’Ortica, appunto. Il progetto, che prevede la realizzazione di circa 250 appartamenti, i cui lavori avranno inizio nella seconda metà del 2021, segna un ulteriore passo avanti nell’importante processo di rigenerazione urbana già in atto.
«Si tratta di una delle aree di Milano più promettenti nel prossimo futuro», aveva dichiarato Edoardo De Albertis, ceo di Borio Mangiarotti Spa, durante la presentazione.
Ortica faceva parte nel 2019 anche delle sette aree milanesi che erano state messe nel bando internazionale promosso da C40 “Reinventing Cities”, che prevedeva l’alienazione di siti dismessi o degradati da destinare a progetti di rigenerazione ambientale e urbana, nel rispetto di sostenibilità e resilienza.Un’applicazione concreta del Piano di Governo del Territorio. E poi c’è la vicenda del Gasometro dell’Ortica, per cui tutto il quartiere era insorto, salvato in extremis, a luglio del 2019, dal Mibac pronto a decidere se vincolarlo. Un pezzo di archeologia, lì da quasi novant’anni a scaldare il panorama urbano della periferia est di Milano. Prima in coppia col suo gemello già demolito diversi anni fa, ora solitario tra le cascine del parco Forlanini. L’impianto di cogenerazione di A2A situato dove una volta sorgeva l’antico borgo agricolo di Cavriano, resiste. Come resiste ancora l’autenticità di Ortica.
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In copertina: “Agli orti dell’Ortica” immagine tratta dal sito © orticamemoria.com