La mostra è stata un viaggio immersivo che ha mescolato moda e arte in diverse “stanze”
Vogue Italia ha aperto le porte della sua redazione per la mostra «The Vogue Closet», in occasione della Milano Design Week 2023. Si è trattato di un viaggio immersivo tra installazioni, tessuti, accessori e vestiti dove moda, design e arte si fondono.Il giornale settimanale Vogue nacque a New York City nel 1892, grazie ad Arthur Baldwin Turnure, e doveva rappresentare l’alta società newyorkese e chi aspirava ad entrarvi.
Condé Nast comprò la rivista nel 1909 apportando varie modifiche come la cadenza bisettimanale, aumento del numero delle pagine e la presenza di illustrazioni di artisti del calibro di Dalì o emergenti della scuola di Belle Arti di Parigi. Il mito italiano di Vogue nasce nel 1966, tardi rispetto alle altri sedi europee, e cambia il nome con quello attuale nel maggio 1966, inizialmente sotto la direzione di Franco Sartori e passata nel 1988 a Franca Sozzani: a lei si deve una dimensione più autonoma, artistica e concettuale, portando la grande innovazione dei fotografi di moda, come Steven Meisel, quando questa dicitura anche non esisteva. Divenne con il tempo una fabbrica di talenti, imprese e business. Grazie a Sozzani nascono due format editoriali: lo Scrapbook di Lele Acquarone e le Doppie Pagine di Anna Piaggi, a cui è stata dedicata una stanza espositiva durante la design week.
La mostra si articolava in più stanze, ognuna con un proprio focus: “The garden of beauty” focalizzata sulla bellezza accoglieva la collaborazione con Kiko Milano. Il trait d’union tra la rivista e la linea di cosmetici è il concetto di bellezza che mette al centro l’identità individuale, enfatizzata dalla nuova linea cosmetica basata su texture universali.
“The wonder closet”, custode dei capi e degli accessori che rappresentano la moda contemporanea con volti e tendenze sempre diverse, nate dalle forbici delle case di moda più rinomate. “The icon’s wardrobe” conteneva l’archivio di Anna Piaggi, redattrice di Vogue Italia che ha fatto dell’abbigliamento un racconto di ricerca personale, raccontatoci dal nipote Stefano Piaggi.
“The icon’s wardrobe” comprendeva vari look la cui ispirazione proveniva dal suo lavoro giornalistico e di fashion editor con immagini e lettering, bianco e nero, grafica: anelli ricavati da tastiere di pc, una voluminosa Galliano gazette jacket, completo di Jean Paul Gaultier e bauletto di Pollini con righe all over. Il cappello era un omaggio a Suzy Menkes, amica e fashion editor dell’Herald Tribune, realizzato in occasione della cerimonia di conferimento della Legione d’Onore alla giornalista inglese.
Altro look chic-botanique con riferimento alla natura e alla botanica con fiori a stampa sull’abito firmato Dolce & Gabbana, con particolare corpetto e cappello con fiori e foglie in plastica simil-vetro delle sorelle Gimoldi con borsa a mosaico. Per ritornare alle origini la presenza della cultura british declinata in varie interpretazioni: top di Dolce & Gabbana in paillettes, borsa con pietre di plastica, due nootebook personali, la cappa double face di Pollini e il cappello in versione punk con bende colorate, disegnato da Stephen Jones e chiamato Anna P.
Presente anche il tema folk-etnico-religioso, con rielaborazione regional-chic della classica baguette di Fendi, decorazioni tradizionali su abito e cappello, spunti che scaturiscono da design, street art e musica, ma anche il concetto del vintage, già raccontato all’intero dei suoi articoli, elaborata nell’accostamento di abiti antichi con contemporanei.
Centrale nel progetto è l’importanza dell’approccio consapevole a partire da The Fairy-tale Art Studio che ospita Valentino Sleeping Stock, iniziativa che dal 2021 promuove la nascita di una nuova vita per lo stock di tessuti dormienti della maison, all’interno di un contenitore visivo in cui il dialogo culturale di tre artisti internazionali specializzati nella ricerca materica – Georg Haberler, Giada Yeya Montomoli e Thomas De Falco – genera nuove espressioni creative. Al centro di tutto, il riuso con uno sguardo attento all’awareness ambientale e sociale. Per l’occasione, Valentino ha donato a Vogue Italia più di 80 metri di tessuti Valentino Sleeping Stock, provenienti dai suoi Atelier Haute Couture, curati e selezionati appositamente affinché gli artisti potessero reinterpretarli in una nuova espressione personale creativa, testimone dei nostri tempi e del dna della maison.
L’itinerario conteneva al centro anche un spazio dedicato alla community, “The dreamy talk room”, per condividere pensieri e riflessioni sulla moda, curato in collaborazione con Salotto Studio i cui temi toccati sono stati diversity & inclusion, abbigliamento come forma di espressione, il riuso creativo e sostenibile dei tessuti. Tra gli ospiti Anna dello Russo, Arthur Arbesser, Matteo Augello e Jordan Anderson.
In copertina: © 2023 Condé Nast
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