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Viaggio in Sicilia attraverso i suoi presidi Slow Food

Intervista a Tommaso Ragonese di Meaningful Travels che racconta l’isola insieme al fotografo Marco Crupi

Tommaso Ragonese e Marco Crupi sono due giovani siciliani votati l’uno al viaggio, l’altro alla fotografia. Il primo, dopo aver studiato e lavorato all’estero nel settore dell’energia rinnovabile, è tornato a casa spinto da un sentimento di riappropriazione nei confronti della sua terra. Insieme a Marco ha iniziato un nuovo viaggio (nell’ambito del più ampio programma Meaningful Travels) questa volta alla scoperta della Sicilia. In bicicletta hanno percorso 2.600 km, pedalando per 80 giorni, documentando tutti i presidi Slow Food siculi e le zone rurali a rischio spopolamento. Abbiamo chiesto loro di raccontarci questa avventura, fra cibo, piccola imprenditoria e mete turistiche alternative.

Agron Gryka, produttore del presidio Provola delle Madonie insieme a Sandra Invidiata, Collesano (Palermo). Foto di Marco Crupi

Come è nata l’idea di questo viaggio in bicicletta attraverso la Sicilia?
Ci lega una passione comune per il viaggio. Ne abbiamo già fatti diversi insieme e adesso è nato un blog dove è documentata anche la nostra ultima esperienza: “Meaningful Travels: Viaggio in Sicilia”. È un itinerario a impatto ambientale zero e a massimo impatto sociale, mirato a comunicare la Sicilia minore, condotto pianificando prima il percorso ma lasciandolo aperto, cercando di coniugare avventura e rapporti con le persone. Abbiamo visitato i presidi Slow Food e numerose piccole sacche di cultura sparse sul territorio. Il viaggio lancia un messaggio: il nostro patrimonio deve essere valorizzato e difeso dall’esterofilia tipica del siciliano.

Il viaggio lancia un messaggio: il nostro patrimonio deve essere valorizzato e difeso dall’esterofilia tipica del siciliano.

Tommaso Ragonese

Quali vi sono sembrati i presidi Slow Food più interessanti?
Quello delle Api Nere nel Parco dei Nebrodi, per esempio. Si tratta di un’ape siciliana di origine africana, selezionata dalla natura per operare con le grandi escursioni termiche. Poi abbiamo visitato il presidio dell’Albicocca di Scillato, sulle Madonie. A occuparsene sono i I carusi di Scillato, quattro giovani che hanno deciso di rimanere in Sicilia e di salvare questa varietà di albicocco. Per il presidio della Manna delle Madonie abbiamo incontrato Giulio Gelardi, ritornato in Sicilia proprio per curare un frassineto ereditato dalla sua famiglia.
Poi c’è il presidio del Pane nero di Castelvetrano che introduce un argomento più ampio: quello dei grani antichi. In questo momento in Sicilia si registra un movimento di recupero delle varietà antiche di grano che è in linea con il tema della biodiversità caro a Slow Food. Abbiamo incontrato il mugnaio Filippo Drago, che con la sua azienda ha avuto un buon successo commerciale. Siamo andati a trovare anche Maurizio Spinello a Santa Rita, nella provincia nissena, un imprenditore eroico che ha deciso di trasferirsi in un borgo abbandonato e di aprire il proprio forno: la sua attività funziona e adesso esporta anche all’estero. Siamo stati al presidio dell’Aglio rosso di Nubia: coltivato su terreni scuri e argillosi, ha un sapore molto intenso. Lo rende particolare anche l’intreccio artigianale dei bulbi che elimina la classica retina di plastica. Nel palermitano, poi, c’è il presidio delle Susine bianche di Monreale, una varietà storica che un tempo veniva incartato nella velina e lasciato asciugare naturalmente. Nel siracusano abbiamo conosciuto Gianluca Pannocchietti che, insieme a Nicola Agosta, è produttore di due presidi: quello del Sesamo di Ispica e quello del Cavolo vecchio di Rosolini.

Quali sono gli obiettivi dei produttori di presidio?
La sopravvivenza, quindi l’incremento del reddito, ma anche la ricerca mirata a diversificare la produzione agricola o a passare alla trasformazione, cioè a integrarsi verticalmente lungo la catena di valore per commercializzare dei prodotti con un brand proprio. Tuttavia, alcuni di coloro che ci hanno provato vorrebbero tornare a lavorare la terra.

Giacomo Emanuele, produttore del presidio Ape nera sicula, Galati Mamertino (Messina). Foto di Marco Crupi

Credete possa esserci un futuro per i piccoli produttori?
Esistono delle grandi potenzialità che sono state quasi annichilite dall’industrializzazione dell’agricoltura e dall’avvento della grande distribuzione. Tuttavia si comincia a registrare un momento di entusiasmo. La speranza è che il consumatore riesca a comprendere le problematiche della piccola produzione, che si renda conto della salubrità dei prodotti in quanto artigianali, che capisca come dare la possibilità ai produttori di rimanere in campagna voglia dire anche tutelare il paesaggio e la biodiversità. In alcune sacche della Sicilia tutto questo si comincia a capire. Quindi un futuro potrebbe esserci, ma occorre un cambiamento nello scenario culturale.

Cipolla di Giarratana, presidio Slow Food. Dai produttori Salvatore Noto e Febronia Fagone. Foto di Marco Crupi

Il viaggio introduce anche il concetto di mobilità sostenibile…
Se ci sarà un’inversione culturale rispetto al turismo di massa, la mobilità dolce potrebbe prendere piede, come già sta succedendo con i cammini francigeni, e creare un indotto turistico con un una proposta alternativa mirata a rilanciare i centri minori che hanno delle attrazioni e che al momento sono a rischio spopolamento. All’estero c’è sete di proposte inedite. Nei paesini che abbiamo visitato oltre a noi c’erano ancora pochi turisti, ma stranieri, soprattutto francesi. Se ci fossero delle iniziative serie di promozione dei territori inesplorati, secondo noi la Sicilia potrebbe essere uno dei recipienti più forti del turismo internazionale.

www.meaningfultravels.net

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