Un luogo simbolo di vita e memoria da proteggere, nell’ultimo libro del geologo “La storia del mare nostrum raccontata dai suoi abitanti”
Si sono girati film e scritte canzoni, il Mediterraneo è il mare della storia e della leggenda, ma è anche la direttrice lungo la quale arrivano la stragrande maggioranza dei migranti. Un luogo di vita e di morte. Un luogo di voci. “Mediterraneo inaspettato. La storia del mare nostrum raccontata dai suoi abitanti” è un libro autentico, necessario e di una stupefacente attualità.
Il geologo, divulgatore scientifico, saggista, autore e conduttore televisivo, Mario Tozzi narra l’esistenza delle specie che lo abitano e lo scempio di cui è quotidianamente vittima per mano dell’uomo, l’unica specie che, credendo di poter dominare i sistemi naturali, è stata in grado di dilapidare un autentico patrimonio, rubandolo alle generazioni future. Sono nove storie di altrettanti protagonisti non umani che raccontano il Mediterraneo quando ancora i sapiens non c’erano.
L’immobilismo della politica e gli interessi economici fanno il resto.
Ma davvero il Mediterraneo, come scrive Tozzi, ha ancora segreti da svelare a chi vive sulle sue coste e si nutre dei suoi prodotti? Ebbene sì, perché ciò che pochi conoscono è la sua storia più antica, sono gli eventi che hanno portato alla sua formazione, le vicissitudini che ha attraversato nei millenni, prima della comparsa di noi esseri umani e le straordinarie trasformazioni che ha subito nel corso della sua evoluzione.
Solo Antea, una femmina di tonno rosso, può ricordare come vivessero i suoi predecessori centinaia di milioni di anni fa, quando nuotavano nella sterminata Pantalassa prima che la deriva dei continenti la suddividesse in tanti oceani e mari. Solo la delfina Flippie può spiegare perché i suoi simili, i mammiferi marini, siano tornati nell’acqua dopo che alcuni pesci ne erano usciti per evolvere in anfibi o rettili e infine diventare mammiferi. E, dalla terraferma, solo Elly l’elefantessa può descrivere quale fu lo stupore dei suoi antenati quando videro il Mediterraneo quasi disseccarsi a causa del cambiamento climatico verificatosi sei milioni di anni fa.
Le pagine del geologo sono preziose anche per i giovanissimi che devono formarsi una coscienza ambientale.
«Non sono ottimista, mi considero realista e la mia lettura dell’attualità non fa ben sperare sul futuro di questo luogo magico e della sua lenta distruzione», spiega a Pantografo Magazine. Infatti, la crisi climatica e ambientale non risparmia niente e ancora una volta si superano record e si generano preoccupazioni: il Mar Mediterraneo è il tratto più colpito dal fenomeno. Il 2023 si è aperto con la notizia dell’aumento della stratificazione e dalla variazione di salinità delle acque che prefigurano quale sarà il futuro del mare e degli oceani in un clima in continuo riscaldamento. E al Mare Nostrum la maglia nera.
A rendere pubblici i dati lo studio “Another year of record heat for the oceans”, pubblicato sulla rivista “Advances in Atmospheric Science”. In questo studio il Mediterraneo, come nel 2021, si conferma il bacino che si scalda più velocemente tra quelli analizzati nello studio. Tre gli indicatori chiave del cambiamento climatico relativi all’oceano si conferma il continuo aumento della temperatura: i livelli sempre più elevati di salinità; la separazione dell’acqua in strati che può ridurre fino ad annullare il rimescolamento e gli scambi tra la superficie e le zone più profonde. «Tutto ciò contribuisce a ridurre la biodiversità marina, inducendo ad esempio specie ittiche importanti a spostarsi, provocando situazioni critiche nelle comunità dipendenti dalla pesca e la loro economia, originando quindi un effetto a catena sul modo in cui le popolazioni interagiscono con il proprio ambiente circostante», spiega Tozzi.
“Il danno è stato in questi anni la mano dell’uomo. Pochi gli interventi e di emergenza che diventano finte soluzioni. Il problema resta, e come la “questione dei balneari” e delle concessioni, tutto rimarrà uguale a prima. Continuerà sempre più ad essere complicato trovare un posto al sole libero e gratuito sulle nostre spiagge: le concessioni balneari, infatti, toccano quota 12.166, il 46% delle coste sabbiose è soggetto a erosione e il 7,2% è interdetto alla balneazione per inquinamento». Tutto questo mentre al Senato è già stato presentato un emendamento per il rinvio delle gare per le concessioni al 2025.
In copertina: © Maia Crimew via Unsplash
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