Per gli interni Simone Riva ha puntato sul made in Italy attraverso l’artigianalità, l’ecosostenibilità e l’animal free
Mangiare etico, sostenibile, responsabile. Sono ormai sempre più numerose le persone che si accostano a questo nuovo approccio con il cibo, nel rispetto dell’ambiente e degli animali, con spirito costruttivo e di curiosa scoperta. E se fino a poco tempo fa era più semplice perseguire questo regime alimentare fra le pareti domestiche a causa della scarsa attenzione al fenomeno nel mondo della ristorazione, oggi le cose stanno cambiando e i menu si stanno a poco a poco popolando di proposte dedicate a chi desidera e sente come imperativo l’urgenza di contribuire al proprio benessere e a quello del pianeta. Ci sono anche ristoranti interamente pensati per andare incontro a queste esigenze, con un menu che strizza l’occhio ai gourmand e con uno spazio che sorride a chi ama essere circondato dal bello.
È il caso di Linfa – Eat Different, il nuovo indirizzo milanese che unisce il fascino del design alla rivoluzione plant based, accogliendo i propri ospiti in atmosfere eleganti e luminose, dai colori pastello con tinte dominanti rosa e oro, e una proposta culinaria ricercata, con ingredienti 100% vegetali, salutari e gustosi. Il proprietario è Edoardo Valsecchi, giovane imprenditore formatosi in area manageriale all’interno di importanti realtà a livello internazionale. Il suo obiettivo è di portare in Italia il meglio di quanto i format internazionali gli hanno mostrato durante le sue esperienze all’estero, come cliente e come addetto al settore, declinandoli però sui gusti degli italiani. «Linfa è un concept di ospitalità e ristorazione responsabile e made in Italy – racconta Valsecchi a Pantografo –. Si basa su una cucina vegetale gustosa, nutriente (…) con soluzioni enogastronomiche sostenibili per una città e un Paese che hanno bisogno di abbracciare – anche rapidamente – un cambiamento verso un’alimentazione più sana e sostenibile. Linfa – Eat Different cerca di farlo con una piccola rivoluzione che sia delicata ma efficace».
In cucina una brigata di giovani professionisti porta avanti una filosofia molto chiara e senza compromessi: 100% vegetale, con materie prime locali e stagionali.
Fra le novità del menu autunnale ci sono “Morbido di polenta”, a base di polenta bramata biologica condita con un cremoso formaggio vegetale autoprodotto, funghi pioppini trifolati e fichi freschi, “Profumo d’autunno”, pasta fresca arricchita con farina di castagne servita con un ragù ai funghi porcini e salsiccia vegetale, ancora “A different tagliata”, a base di seitan biologico lavorato a mano servito con una crema di broccoli e cavolfiore, cipolle caramellate e tartufo nero dell’Umbria. Fra i dessert c’è “Frutta e consistenze”, con frutta fresca di stagione, salsa al frutto della passione, al lampone, gelée di carota, di melograno e di ananas.
Da Linfa l’esperienza enogastronomica è strettamente legata a quella dell’ambiente che accoglie l’ospite. Il progetto degli interni è stato curato da Simone Riva, architetto e designer particolarmente attivo nel settore della progettazione di interni per il settore dell’ospitalità.
«Menù e design hanno in comune l’essere appaganti e piacevoli dal punto di vista estetico, a differenza di molti ristoranti vegani che sono punitivi, magari tutti verdi, piccoli, bui o con poca cura per i dettagli – spiega Valsecchi che ha lavorato in stretta sinergia con il progettista e che rivendica l’importanza del design nell’esperienza del suo ristorante –. Non capisco perché un ristorante plant based deve avere qualcosa di meno rispetto a quello tradizionale. Purtroppo c’è ancora l’idea del vegano visto come hippie, mentre per me stare al ristorante è un piacere, deve essere quindi comodo e confortevole. Non solo: nel food come nel design ho voluto soluzioni che prediligono il made in Italy, l’artigianalità, l’ecosostenibilità e l’animal free, come i velluti cruelty free.»
Caratterizzato da tre ampie vetrine fronte strada, il locale è diviso in tre sale: la prima è quella di ingresso, dove il bancone bar centrale accoglie i clienti per il drink, la seconda, più riservata, si presta a ospitare eventi, la terza ha un carattere metropolitano. Su quest’ultima si affaccia la cucina a vista che permette di osservare la brigata e lo chef mentre lavorano. La luce penetra nel locale dal cortile interno attraverso una serie di aperture ovali.
«Linfa – Eat Different vuole creare un impatto reale sulla vita delle persone che decliniamo attraverso una politica imprenditoriale, portando l’ospite alla consapevolezza di forme di alimentazione sane e sostenibili come quella a base vegetale, cercando di abbattere stereotipi, preconcetti, false credenze e mostrando invece quanto il plant based è piacevole, ricco e inclusivo – spiega Valsecchi a proposito del modello di business adottato –. La volontà è quella di ispirare il cambiamento culturale, cercando di elevare l’esperienza della cucina vegan e offrendo piatti gustosi e sostenibili a un pubblico che diversamente non avrebbe l’opportunità di scoprire quanto c’è di bello e buono all’interno della cucina vegetale con tutta la sua gamma di opzioni».
Pipe rigate dal mare
Ingredienti (per una persona)
80g pipe rigate alla spirulina
80g crema di patate allo zafferano
40g cuore di palma (condito con olio, sale e succo di limone)
15g salicornia
10g di bucce di limone candito
5g granella pistacchi
Q.B. polvere di alga Nori
Per la crema di patate allo zafferano
150g patate a pasta gialla
30g cipolla bianca
10g olio extra vergine di oliva
1 spicchio aglio
3g peperoncino fresco
Q.B. sale e pepe
0,2g di zafferano in polvere
Per le bucce di limone candito
40g zucchero semolato
22g acqua
15g bucce di limone biologico
Procedimento e assemblaggio
Per la crema di patate allo zafferano: in un pentolino far soffriggere con l’olio extra vergine di oliva la cipolla tagliata a julienne, lo spicchio di aglio ed il peperoncino fresco. Dopo di che aggiungere le patate pelate e tagliate a fette in modo tale da accorciare le tempistiche di cottura.
Far stufare leggermente e aggiungere poca acqua per portare le patate a cottura. Condire con sale e pepe. Quando le patate sono praticamente cotte (dovranno sfaldarsi) aggiungere lo zafferano che dovrà essere precedentemente reidratato in poca acqua. Controllare se il condimento è ben dosato, quindi frullare la crema in un frullatore ad alta potenza o con un frullatore a immersione. Il risultato finale dovrà essere una crema liscia e di un giallo acceso.
Per le bucce di limone candito: disporre prima l’acqua e poi lo zucchero in un pentolino, accendere il fuoco, a fiamma bassa, e sciogliere lo zucchero completamente. Non deve assolutamente colorire come il caramello. Far freddare lo sciroppo. Tagliare le bucce di limone a julienne e sbollentare per tre volte consecutive in acqua per un minuto. Tra una fase e l’altra freddare immediatamente le bucce di limone in acqua e ghiaccio o in abbattitore. Dopo le tre fasi porre le bucce di limone dentro lo sciroppo e lasciar macerare per almeno 2-3 giorni.
Cuocere le pipe rigate alla spirulina in una pentola con acqua bollente e salata. Nel mentre, in una padella preriscaldata, sfilacciare il palmito e farlo soffriggere leggermente (nel caso fosse gradito aggiungere anche dell’aglio). Una volta che il palmito ha soffritto addizionare la crema di patate allo zafferano e scaldarla.
Una volta che la pasta è pronta per essere scolata -serviranno all’incirca 9-10 minuti di cottura- saltarla in padella per ultimare la cottura e mantecarla con un filo di olio e olio all’aglio (se gradito). Impiattare la pasta e guarnire con una spolverata di polvere di alga Nori utilizzando un piccolo setaccio a maglia fine. Infine, completare con la salicornia leggermente saltata in padella con un filo di olio, la granella di pistacchi e le bucce di limone candito.
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