Neon Ark, la nuova mostra al Gagosian Gallery di Londra
Non solo segnaletica o pubblicità per i tubi luminosi al neon. Parliamo di un materiale versatile, duttile e contemporaneo, qualificato da una forma d’espressione istantanea e diretta, diffuso in ogni settore della vita quotidiana fino a qualche decennio fa, e ancor oggi grande protagonista del mondo dell’arte.
Scoperto a Londra nel 1898 da William Ramsey e Morris Travers, il noto gas nobile fu materializzato nella prima lampada al neon solo nel 1910. Anno in cui l’ingegnere chimico francese Georges Claude (24 settembre 1870 – 23 maggio 1960) adornò le facciate dell’edificio del Paris Motor Show con estese illuminazioni al neon. Sempre nella Ville Lumiere il debutto delle prime grandi insegne luminose nel 1913, tra le quali apparve il noto “adverts” per Cinzano lungo gli Champs-Élysées, e negli anni ‘20 la comparsa delle nuove pubblicità illuminate negli Stati Uniti e nel resto d’Europa.
Messaggi a grande scala per la città ed i suoi fruitori che mutarono l’immagine e l’esperienza di molteplici storici luoghi urbani, quali Times Square a New York e Piccadilly Circus a Londra.
A quasi un secolo di distanza, sembra che le componenti delle insegne siano state gradualmente sostituite da elementi più innovativi e sostenibili a led mentre l’uso di installazioni al neon rimane in prima linea per eventi d’arte. Neon Ark il titolo di una mostra allestita alla Gagosian Gallery di Londra dove i protagonisti sono gli ultimi lavori del celebre artista scozzese Douglas Gordon. Un’esposizione “work in progress” dove l’uso del neon è il filo conduttore della mostra e la fabbricazione delle opere diviene parte del percorso conoscitivo: workshop in diretta in cui il lavoro degli artigiani è parte dell’intrattenimento e appare attraverso le ampie vetrine della galleria per poi unirsi in diretta all’allestimento finale.
Una rassegna, presentata come la prima occasione per osservare progetti di Douglas Gordon realizzati esclusivamente con testi al neon per una galleria privata. “Forse alcune parole si leggono meglio in neon – forse alcune persone appaiono meglio sotto una luce al neon, forse alcuni luoghi….”
Maybe some words read better in neon – maybe some people look better under neon, maybe some places…”(Douglas Gordon, Dicembre 2022)
Installazioni note nella carriera del celebre artista, nato a Glasgow nel 1966 e oggi con studio e residenza a Berlino, che nel 1990 iniziò a comporre lavori basati sull’unione di lettere dell’alfabeto. Caratteri trasferibili in vinile lungo le pareti a cui fecero seguito le sue sculture con frasi al neon, anticipate da “Empire” del 1998 installata in un vicoletto, davanti a un pub, della sua città natale. Molteplici le sculture luminose che appaiono a Neon Ark. Una rassegna che riconosce il cambiamento di stato del mezzo: una comune piattaforma per insegne commerciali a tecnologie rarefatte, oggi sostituita da schermi digitali. Un materiale scomparso dalle città contemporanee e sostituito da pubblicità luminose a led, ma ancora vivo e attivo nel mondo delle arti visive dove si offre a nuove ed inedite opportunità creative.
Suggestiva la rappresentazione della lavorazione delle sculture in fili al neon. Un processo, introdotto dal termine anglosassone “bombarding” durante il quale viene impiegata una fiamma per piegare i sottili tubi vetrati prima che si possa far uscire l’aria interna per poi aggiungere i gas nobili, le cui molecole emetteranno luce quando attivate dalla corrente elettrica. Un sistema di gestazione delle opere affidato a mani particolarmente esperte. Un’insolita officina per l’arte nel cuore dell’esclusiva Mayfair, che durante le fasi di lavoro ha visto la chiusura della galleria al pubblico per alcune ore al giorno proponendo rapporti visivi solo attraverso le vetrate di facciata.
Celebrato con il Turner Prize nel 1996 e con il Premio 2000 alla 47ma Biennale di Venezia (1997), Douglas Gordon è noto per i suoi lavori di videoarte, film, installazioni e fotografia.
I contenuti verbali dei testi di Gordon, talvolta vicini a frammenti aforistici, sembrano entrare in risonanza con la natura alchemica del neon.
Distinto e denso di elementi significativi il passato del neon come strumento artistico, un medium impiegato in modi diversi per la sperimentazione degli autori che includono nomi importanti della storia dell’arte contemporanea quali Dan Flavin, Bruce Nauman e Joseph Kosuth. Molteplici i rimandi tra le installazioni in mostra e i testi di canzoni popolari o di frasi prese in prestito da film. Un esempio A new winter coat for the wife, frase originale della canzone Shipbuilding di Elvis Costello mentre Mighty real si lega al brano You Make Me Feel (Mighty Real) di Sylvester.
La mostra sarà alla Gagosian Gallery fino al 14 gennaio 2023. Dal 8 al 31 dicembre 2022, The Cultural Institute of Radical Contemporary Arts (CIRCA) presenterà ogni sera sui grandi schermi di Piccadilly Circus immagini di if when why what firmate da Douglas Gordon.
“Il Neon non fu inventato ma “scoperto” e velocemente divenne un sinonimo o un simbolo per la natura stessa della scoperta. Il sottile tubo vetrato, animato da questo nuovo elemento vibrante al suo interno, invitò gli osservatori a procedere, a non essere diffidenti, sfidare, accettare una sfida e raccontare/non svelarlo agli amici….” (Douglas Gordon, Dicembre 2022)
Neon was not invented but ‘discovered’ and quickly became a byword or a symbol for the very essence of discovery. The thin glass tubes, buzzing with this new vibrant element inside, beckoned viewers to come on in, don’t be shy, take a chance, accept a dare and tell / don’t tell your friends…
In copertina © Studio lost but found/ VG Bild-Kunst, Bonn, Germany 2022
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