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L’arte che vive dove il museo non c’è, quando il virtuale bypassa la distanza sociale

Da Torino a Lugano, passando per Roma, le idee e la cultura si re-inventano senza confini


L’arte al tempo del Covid. L’arte nella stagione natalizia 2020, la prima in cui non sarà possibile visitare mostre e musei. E così, artisti e strutture si ingegnano per offrire esperienze inedite, al di là degli ormai sdoganati tour virtuali. È la resilienza dell’arte alla pandemia, quella che genera creatività e apre a nuovi scenari, a un nuovo modo di fare arte che – non si esclude – potrebbe cambiare profondamente il panorama artistico nel “new normal”.

E così nasce “Il Museo che non c’è”, progetto italiano fra i pochissimi esempi al mondo di museo totalmente virtuale: 70 i capolavori della collezione De Fornaris presieduta da Piergiorgio Re, messi online dall’omonima Fondazione che in quasi quarant’anni di attività nel mondo dell’arte non ha mai potuto disporre di un proprio museo “fisico” in cui esporre in modo permanente la sua ricca collezione. Ma il lockdown ha fatto aguzzare l’ingegno, e la Fondazione ha deciso di portare avanti il progetto di un museo virtuale. La collezione De Fornaris vanta migliaia tra dipinti, sculture, installazioni e raccolte di grafica, con capolavori di autori di primissimo piano dall’Ottocento a oggi: da Hayez a Morbelli e Pellizza da Volpedo, da de Chirico a Morandi e Casorati, da Burri a Carol Rama e Paolini, fino a Merz, Pistoletto e Penone. Per statuto le opere vengono date in comodato gratuito alla Gam, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, che le espone a rotazione e solo per periodi limitati.


Realizzato da Infinity Reply, il Museo Virtuale De Fornaris è frutto dell’adozione di tecnologie 3D di ultima generazione per un’esperienza il più possibile vicina a quella reale: i dipinti sono visibili in alta definizione e le sculture esplorabili a 360 gradi e ogni opera viene descritta nei dettagli e alcune sono dotate anche di ulteriori schede di approfondimento. È possibile inoltre visitare il museo utilizzando i visori Oculus Rift per la realtà virtuale per un’esperienza “immersiva”.


Le opere del Museo che non c’è – accessibile dal sito oppure scaricando su smartphone e tablet l’app “Museo Virtuale De Fornaris” – sono presentate da Riccardo Passoni, direttore della Gam e presidente della Commissione Artistica della Fondazione De Fornaris: sei le sale visitabili precedute da un atrio. Ed è possibile ammirare anche le opere poste all’esterno dell’edificio, come “In limine” di Giuseppe Penone. La Sala 1 è un omaggio al mecenate, artista e collezionista Ettore De Fornaris e presenta una serie di opere a lui appartenute, tra cui “Novembre” di Antonio Fontanesi. La Sala 2 è dedicata all’Ottocento e ai primissimi anni del Novecento e comprende opere come “L’Angelo Annunziatore” di Francesco Hayez e “L’Amore nella vita” di Giuseppe Pellizza Da Volpedo. Si concentra sui protagonisti dell’arte italiana della prima metà del Novecento la Sala 3 in cui spiccano una serie di ritratti femminili pre-futuristi di Balla e Boccioni. Nella Sala 4 esempi significativi della pittura torinese tra le due guerre, con dipinti di Felice Casorati, Carlo Levi e Francesco Menzio. Undici le opere dei maggiori artisti del Novecento protagoniste della Sala 5, tra cui Bianco di Alberto Burri e Natura Morta di Giorgio Morandi. La Sala 6 è infine dedicata all’arte contemporanea, dal 1960 a oggi con opere di Giulio Paolini, Aldo Mondino, Marco Gastini e Giorgio Griffa.

Realtà virtuale © Il museo che non c’è

In tempi di musei chiusi sono le installazioni esterne a farsi breccia per offrire ai passanti un’esperienza artistica e ricordare che l’arte è sempre “viva”. Dal 5 dicembre e fino al 24 gennaio 2021 il Masi – Museo d’arte della Svizzera italiana a Lugano – presenta un’installazione della giovane artista croata Nora Turato. La finestra panoramica del Museo è stata trasformata in maxischermo, sul quale è visibile, anche da lontano, un’opera testuale composta da una serie di citazioni selezionate ed elaborate dall’artista. Utilizzando uno smartphone, l’artista rielabora cliché linguistici, frasi e slogan frutto di conversazioni quotidiane, post sui social media, film, serie tv, testi musicali. L’installazione per il Masi presenta una serie di citazioni – in parte scritte in italiano con l’aiuto di Andrea di Serego Alighieri – e parte delle frasi sono pubblicate sotto forma di manifesti per le strade di Lugano.

That’s the only way I can come by Nora Turato. Ph. Studio Pagi © MASI Lugano

In attesa della riapertura in presenza Fondazione La Quadriennale di Roma e Azienda Speciale Palaexpo rilanciano la “Quadriennale d’Arte 2020 Fuori”, a cura di Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol e in collaborazione con il Ministero degli Esteri. Dall’8 dicembre la Quadriennale sarà visitabile online attraverso un tour virtuale sviluppato da Augmenta VR e studio cliche°, collegandosi a quadriennale2020.com. Dalle 18.00 alle 8.00 continuerà a essere visibile al pubblico la grande installazione luminosa all’aperto di Norma Jeane, Corpo di fabbrica, un’opera che “respira”: al calare del buio, le arcate di Palazzo delle Esposizioni a Roma “pulsano” di luce seguendo in tempo reale la frequenza e l’intensità del “respiro” dell’artista attraverso un dispositivo a distanza.

E ancora, l’artista americana Judy Chicago ha presentato la sua prima opera d’arte virtuale “Rainbow AR” che consente agli spettatori di interagire con un arcobaleno attraverso il loro telefono. Prodotto in collaborazione con Las (Berlino) e i designer di International Magic, Chicago ha creato una nuova forma delle sue Smoke Sculptures: l’opera interattiva stimola lo spettatore e il tour virtuale è accompagnato dalle sonorità di Colin Bailey, capace di tradurre in musica il fumo che si arriccia e fluttua negli schermi.

Judy Chicago. Purple Poem for Miami, 2019. Fireworks performance. FL. © Judy Chicago/Artists Rights Society (ARS), New York. Ph. courtesy © Apolo Gomez

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In copertina: Realtà virtuale © Il museo che non c’è

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