Due mostre accendono un faro sui maestri nipponici che hanno influenzato l’occidente dal XIX secolo
Milano e Roma accendono i riflettori sul movimento nipponico Ukiyo-e. E sono due le mostre dedicate alle opere dei maestri del Sol Levante che hanno influenzato l’arte occidentale dal XIX secolo in poi.
È il capoluogo lombardo a ospitare – e si tratta di una prima assoluta in Europa – la mostra “The spirit of Japan”, dopo le tappe di Tokyo, San Paolo e Shanghai. Il progetto è stato ideato e prodotto da Danny Rose Studio, collettivo di arte digitale di base a Parigi, ma espressione dell’eccellenza italiana. E la mostra milanese rappresenta un unicum per la quantità di opere “rielaborate” – 400 per un viaggio in tre secoli dell’arte nipponica – e soprattutto per le tecnologie di ultima generazione messe in campo. Lo Scalo Farini dal 24 maggio al 30 giugno si trasforma in una location “immersiva” per creare ambientazioni suggestive, accompagnate con profumi d’oriente e un sound design che rievoca le atmosfere nipponiche.
Le 400 opere ospitate in 20 musei mondiali sono state rielaborate e riproposte a Milano in una mostra che gli ideatori definiscono «straordinaria e imponente». Furono gli impressionisti e pittori quali Van Gogh, Gauguin e Bonnard a farsi ispirare per primi dal mondo delle geisha e dei samurai, dai ciliegi in fiore e dalle misteriose foreste abitate dagli “yokai“, gli spiriti del folklore giapponese, protagonisti per eccellenza delle stampe che a partire dalla seconda metà del XIX secondo iniziarono a diffondersi in Europa per effetto dell’apertura degli scambi commerciali tra l’Occidente e il Giappone. E poi l’influenza nipponica si estese progressivamente alle arti decorative, alla musica e alla danza. Allo Scalo Farini vanno dunque in scena tutti i “personaggi” e i simboli dell’arte nipponica.
I kimono delle geisha fluttuano dai paraventi di carta di riso, le tradizionali lanterne rosse proiettano le loro ombre illuminando occhi, bocche e mani degli attori kabuki, e poi ci sono le danze guerresche dei samurai accompagnate dai ritmi frenetici dei tamburi del Giappone.
La mostra prevede anche due esperienze immersive: “Mutation” – presentata per la prima volta al Centre Pompidou di Parigi – che accompagna gli spettatori in un’esplorazione del mutamento della materia; “Reflection”, l’installazione d’arte generativa interattiva, progettata in collaborazione con Labex Plas@Par, che trasforma i movimenti dei visitatori in fluidi colorati e volute fluttuanti.
Anche la città di Roma celebra il movimento Ukiyo-e: Palazzo Braschi ospita fino al 23 giugno la mostra “Ukiyo-e. Il Mondo Fluttuante. Visioni dal Giappone”, una rassegna di 150 capolavori dell’arte giapponese di epoca Edo, tra il Seicento e l’Ottocento. Oltre 30 gli artisti rappresentati a partire da quelli che hanno animato le prime scuole seicentesche come la Torii fino a nomi quali Kitagawa Utamaro, Katsushika Hokusai, Tōshusai Sharaku, Keisai Eisen per approdare alla grande scuola Utagawa con Toyokuni, Toyoharu, Hiroshige, Kuniyoshi, Kunisada.
Oltre a dipinti e silografie in mostra anche strumenti musicali, giochi da tavolo, un soprakimono (uchikake) e accessori del corredo femminile e maschile e molti altri oggetti collezionati a fine Ottocento dai primi artisti e professionisti italiani residenti in Giappone. L’influenza esercitata dall’arte giapponese e dall’Ukiyo-e sulla cultura occidentale di fine Ottocento e inizio Novecento è restituita in mostra attraverso il racconto dell’esperienza unica di due artisti italiani, lo scultore Vincenzo Ragusa e l’incisore Edoardo Chiossone, che furono invitati dal governo giapponese Meiji a fine Ottocento come formatori e specialisti nei primi istituti di grafica e arte.
In copertina: Wave-Danny Rose Studio ©thespiritofjapan.it
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