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L’arte come medicina, così cambia il percorso terapeutico

Parte da Torino il progetto Cultura di base per aprire ambulatori nei musei e nelle biblioteche


Alcuni medici della Asl Città di Torino aprono temporaneamente i loro ambulatori in luoghi della cultura, diffusi sul territorio cittadino. Al via una prima sperimentazione al Museo Egizio, al Museo dell’Automobile, al Pav Parco d’Arte Vivente, nella Biblioteca civica Primo Levi e al Polo del ‘900. Alcuni spazi, all’interno di questi luoghi, diventeranno quindi sale d’attesa e di visita dei pazienti. Dopo due anni di rinvii, causa pandemia, riparte il progetto Cultura di base nato nel 2020 nell’ambito del percorso sperimentale Well Impact della Fondazione Compagnia di San Paolo, da un’idea di Fondazione per l’architettura/Torino.

L’obiettivo è quanto mai ambizioso: sperimentare e poi testare cosa significa portare spazi d’attesa e luoghi della cura in luoghi caratterizzati da una “architettura intensa” (come sono appunto i musei, ma anche le biblioteche o i poli culturali della città) ovvero di riconosciuta qualità architettonica progettuale e in grado di comunicare emozioni.

Illustrando il progetto Francesco Profumo, presidente della fondazione Compagnia di San Paolo, ha spiegato: «Con l’avallo del rapporto 2019 sottoscritto dall’organizzazione mondiale della sanità nel 2020 la nostra fondazione ha voluto cogliere la sfida e avviare il progetto Well Impact, con il laboratorio sperimentale Cultural Wellbeing. In questo contesto sperimentale, i player del mondo della cultura e della sanità stanno dialogando per mettere a fattor comune quattro possibili modelli di sinergia dove la cultura diventa strumento di benessere, di Wellbeing per la sanità e per creare una rete di informazioni e soluzioni alla portata di chi deve beneficiare di tutte le sfumature della cultura, perché questo aumenti e favorisca la partecipazione e quindi il livello di benessere tanto messo a dura prova in questi ultimi anni di pandemia».

Gabriella Gedda, presidente della Fondazione per l’architettura/Torino che è motore del progetto Cultura di base, ha invece sottolineato l’importanza «dell’umanizzazione dei luoghi attraverso l’architettura in quanto questa, come la cultura stessa, è apportatrice di bellezza e di benessere e concorre alla cura, diventando parte integrante di un percorso terapeutico, permettendo infine un miglioramento qualitativo della vita delle persone e di intere comunità».

Cultura di Base è quindi uno dei quattro progetti pilota del Cultural Wellbeing Lab e intende garantire una partecipazione vasta ed eterogenea di cittadini perché il luogo in cui il medico di famiglia opera, solitamente, è l’ambulatorio, che rappresenta anche il primo spazio di cura che si incontra in un percorso di malattia e salute; il primo punto di contatto tra paziente e sistema sanitario nazionale. Un luogo caratterizzato da attesa, contatto, relazione. Nonostante ciò, gli ambulatori dei medici di famiglia sono poco considerati nelle esperienze di umanizzazione dei luoghi di cura, e sono spesso non progettati, ma adattati alle esigenze del medico a partire da funzioni abitative.

Cultura di Base è un progetto inedito che aspira a diventare sistemico qualora la disponibilità dei luoghi di cultura ad ospitare luoghi di cura diventasse permanente, e un numero consistente di medici di medicina generale aspirasse a stabilizzare la sede dell’ambulatorio in un contesto culturale ad architettura intensa.

«La sperimentazione durerà circa 6 mesi, da maggio a ottobre 2022, per poi passare alla fase di valutazione dell’impatto, che sarà affrontata da un punto di vista qualitativo e quantitativo – hanno spiegato la direttrice della Fondazione degli architetti torinesi Eleonora Gerbotto e il presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Torino, Guido Giustetto – Gli esiti saranno resi pubblici all’inizio del 2023. E già si guarda con interesse ad altri spazi anche nelle periferie, e nel dibattito organizzato al Museo Egizio si è lanciata l’idea di un impegno dedicato ai bambini, coinvolgendo i pediatri.

«L’Asl Città di Torino, durante il periodo pandemico, ha già sperimentato positivamente l’arte nei luoghi di cura, a beneficio delle esigenze dei sanitari e dei pazienti, attivando percorsi di comunicazione e di condivisione di emozioni, alla presenza e con il supporto di critici e storici dell’arte. – afferma Carlo Picco, direttore generale dell’Asl Città di Torino – con l’avvio del progetto vengono offerti l’architettura e i contenuti culturali degli spazi selezionati, come esperienza multisensoriale, in grado di generare emozioni e apprendimento profondi, tutti ingredienti del percorso stesso di cura».

In copertina: PAV – Parco arte vivente. Foto © Jana Sebestova

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