Dopo Rotterdam, cantiere avviato a Londra e nuovo progetto per Seoul
Un unico luogo per la cultura accoglierà le collezioni delle gallerie della città di Seoul, organizzandosi in una fondazione dove le caratteristiche degli ambiti museali convivono con le sfere per la custodia delle opere, proponendosi come spazio civico per la comunità. Seoripul Art Open Storage è il nome dell’intervento, nato da un concorso a inviti promosso da Seoul Metropolitan government, vinto dallo studio di architettura svizzero Herzog & de Meuron. Conosciuto per i suoi celebri lavori nel mondo dell’arte e degli spazi pubblici come la Tate Modern di Londra, lo studio si è confrontato anche con luoghi capaci di ridefinire la visione e l’uso del deposito come nel caso della Schaulager di Basilea.
È ormai noto che molte grandi istituzioni espongono solo una piccolissima percentuale delle loro raccolte e l’attenzione degli addetti ai lavori si focalizza sempre più verso lo studio di innovativi edifici dove i preziosi oggetti vengono curati e in contemporanea innalzati al ruolo di elementi attivi nei percorsi espositivi ed educativi.
Ma quale il significato del termine Open Storage? Jacques Herzog risponde provando a definir cosa non è open storage. «Un open storage non è un museo, non è un centro commerciale, non è un palazzo per divertimenti, dove si trova un movimento di massa di persone. È piuttosto un tipo di istituzione diversa e come tale richiede anche un tipo di architettura differente. Un open storage – prosegue – è un luogo dove conoscenza e cultura coesistono in uno stato particolarmente denso. Piuttosto che esporre il tutto nella totalità, come i sigari nel loro contenitore o i vini in un negozio di liquori, si fa spazio a ciò che può apparire enigmatico, misterioso e capace di aumentare la curiosità».
E il nuovo complesso accoglierà reperti dei tre enti più importanti della metropoli della Corea del Sud che includono il Museum of Modern Art, il Museum of History e il Museum of Craft Art; semplice ed elegante lo sviluppo formale di questa architettura, predisposta in un volume vetrato delicatamente rastremato, punto focale del luogo d’intervento e dell’intorno del distretto di Seocho-Dong’s. Un elemento qualificato da un profilo scultoreo, capace di proporre una nuova tipologia aggregativa sia a livello concettuale che costruttivo.
«Un open box – secondo il parere della giuria – che si distingue dai più convenzionali musei d’arte per il modo in cui concede ai visitatori la possibilità di scoprire gli oggetti artistici archiviati al suo interno, qui attentamente classificati e curati in zone climatiche, mentre si muovono lentamente attraverso gli spazi».
Traslucido il rivestimento esterno, pensato come gran parte dello schema secondo i principi della sostenibilità, qualificato da uno sviluppo in due blocchi segmentati, allontanati dall’ambito arretrato del sesto piano dove si trovano il ristorante e gli uffici. Un punto di marcata divisione tra gli usi di The Archive Block, esteso tra il secondo ed il quinto piano e l’Art Preservation Workshop localizzato al livello superiore e soprannominato The Crown.
The Eye, viene così definito il taglio scultoreo a geometria conica che si libera negli spazi dell’archivio facilitando la connessione visiva tra il piano inferiore e i livelli successivi. Un vuoto avvolto da superfici espositive dove gli artefatti divengono protagonisti. Articolato è anche il disegno dell’area d’ingresso in cui l’edificio sembra appoggiarsi su quattro materici piedistalli di base, circondati da un parco, ispirato dai principi del tradizionale giardino coreano.
Un ambito aperto e accessibile al pubblico lungo ogni suo lato, dove troveranno posto luoghi di ristoro e ospitalità insieme a un auditorium, alla libreria, a spazi espositivi e ad aree di carico e scarico per le sale di deposito e archivio d’oggetti d’arte.
Un tema, quello degli Open Storage, discusso ampiamente al simposio di Museums of the future tenutosi al V&A di Londra lo scorso autunno. In evidenza gli esempi del Depot Boijmans Van Beuningen nel Museumpark di Rotterdam e il V&A East Storehouse nel Queen Elizabeth Olympic Park della capitale britannica. Il primo è firmato dagli architetti di MVRDV e ultimato nel 2020, e si tratta del primo magazzino per oggetti d’arte interamente accessibile al pubblico. Un complesso a forma ovoidale alto poco meno di 40 metri, qualificato da una estesa copertura e da un rivestimento riflettente. Non solo depositi d’arte e design al suo interno: qui convivono aree per mostre, un ristorante e un giardino pensile.
«The Depot Boijmans Van Beuningen rompe con la tradizione dell’occultamento: il design rende visibili tutti quei reperti, che prima erano invisibili, all’interno di un edificio riflettente unico ed iconico, appositamente disegnato da MVRDV per soddisfare i requisiti di una tipologia inedita». MVRV
Un viaggio al di là dell’esperienza del classico spazio museale, in grado di svelare i processi di restauro e conservazione dei beni, insieme ai loro attenti e dedicati sistemi di trasporto, imballaggio e predisposizione .
Ancora work in progress per V&A è il East Storehouse progettato dallo studio di New York di Diller, Scofidio + Renfro che verrà inaugurato nel 2024. Un nuovo complesso su un’area di 16mila mq che, come spiegano gli architetti, «reinventerà l’idea di archivi e depositi museali, rimuoverà i tesori dai magazzini e per la prima volta in generazioni li mostrerà al pubblico». Al suo interno sono custoditi 250mila oggetti, 350mila libri e 1000 pezzi d’archivio del V&A; contestualmente è stato curato un programma per il pubblico che illustrerà le ragioni per cui i reperti vengono raccolti, quali sono le strategie e i metodi di cura, le tecniche di restauro e preservazione, i tipi di esposizione e ultime scoperte e ricerche di settore. «Un grande atrio centrale per le collezioni per il pubblico – proseguono Diller, Scofidio + Renfro – capovolgerà il deposito. In mostra una ricca varietà di oggetti per i visitatori da esplorare. Da alcune delle più piccole curiosità delle raccolte fino ai più grandi e significativi frammenti di sale ed edifici». Accanto agli spazi espositivi, display pop-up, sale per proiezioni e rappresentazioni, aule per workshop e incontri dedicati ai più recenti percorsi espositivi.
In copertina: Seoripul Open Art Storage © Herzog & de Meuron
© RIPRODUZIONE RISERVATA