Prossima mostra focus sulla città di Venezia il 15 giugno nella galleria Winarts (in via Carlo Ravizza 18) a Milano.
Da bambino era ossessionato dalle città, nella loro meccanica complessità. Di queste linee rette e forme curvilinee, strade e incroci, ha tratto la sua riflessione poetica tra arte e spazio urbano. Jacopo Ascari ha la voce profonda e la mano armoniosa, i suoi disegni raccontano le architetture con il tratto delicato del pittore-progettista. Rarità in un mercato costruito a tavolino, malato di serialità, dove la creatività spesso è soffocata dal business dei grandi numeri e dalle piccole idee. Il suo segno è riconoscibile, il tema della rappresentazione del costruito è raccontato nei suoi risvolti architettonici e umani.
La sua educazione urbanistica è contaminata dalle belle arti così da cogliere visuali inaspettate e non solo monumenti evocativi per ricreare un paesaggio complesso.
«Ho studiato al Politecnico di Milano, ma la mia attitudine non è mai stata quella di progettare, mi piaceva disegnare. Così ho fatto la mia personale battaglia, senza armi e armature, e ho iniziato a fare architettura con l’illustrazione, usando gli acquerelli», racconta. Da lì il passo è breve e nel 2020 fonda Atelier Ascari: studio di illustrazione e atelier creativo. Inizia anche a insegnare Illustrazione per la moda al Politecnico del capoluogo lombardo e nel 2022 svolge la sua prima mostra personale alla Galleria Winarts di Milano.
Mappe iconiche, capaci di tratteggiare quel reticolo invisibile cui la quotidianità e le attività delle città si legano, spesso con un punto di vista sollevato dal suolo, il più utile per descrivere i luoghi mantenendone la distanza.
Tanti i lessici sperimentati. “Made in Milan, urbanistica della moda” a cura di Federico Poletti, per esempio, è un omaggio alla città della moda, retrospettiva che mette in scena sei importanti stilisti rappresentativi di Milano a partire dagli anni Settanta: Giorgio Armani, Ottavio e Rosita Missoni, Krizia Mandelli, Gianfranco Ferrè, Mila Schon, Gianni Versace. Sul destino dell’urbanistica va in scena durante il Salone del Mobile 2022 lo studio illustrato che porta a riflettere sul rapporto tra uomo e ambiente che lo circonda e sul ruolo dell’architetto nella contemporaneità.
«Nella moda mi ci sono ritrovato, ma credo che alla fine sia stato un passaggio naturale. Struttura è la parola chiave per interpretare tutti gli ambiti che ho sperimentato: la complessità del progetto è alla base di tutto». L’ambizione è tanta e grandi i riferimenti, da De Chirico a Schifano, per la più grande lezione urbanistica possibile attraverso il colore e il flusso pittorico.
«Ma il mio amore grande è il Fuksas delle origini. La sua vena progettuale anticonformista quando celebra la sua poetica stilistica partendo da una posizione postmoderna e decostruttivista, giocando spesso con gli elementi del bilanciamento e dell’equilibrio delle forme in una logica di rottura che disorientano il visitatore».
Milano è al centro, spesso. «È il mio secondo amore, meno bella di Roma e di Firenze, ma trasformabile, sempre in evoluzione. Oggi la globalizzazione del progetto potrebbe mettere in crisi la sua bellezza mutabile omologandola a tante altre capitali, un esito crudele per una città sempre innovativa e futuribile».
Prossimo appuntamento con una collettiva (Iskra Shahaj, Niiodai e Manuela Gallo) nella sua galleria Winarts (in via Carlo Ravizza 18) il 15 giugno (opening dalle 18 alle 20). Quattro artisti, ma ad Ascari è dedicata una sala con focus sulla rappresentazione con strumenti tradizionali della città di Venezia in trasformazione. Il suo successo? Non avere perimetro, il coraggio di spaziare fino a far diventare arte anche i render.
In copertina: Frame dal film “UNSESSANTESIMODISECONDO”
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