L’opera di Gea Casolaro a partire dal 23 settembre entrerà a far parte della collezione del Museo Nazionale di Ravenna
Ripensare al concetto di identità, per immaginare un futuro diverso e migliore, anche e soprattutto per il nostro Paese. Un messaggio sia ecologico che culturale. Un’installazione ambientale costruita con un puzzle di foto per riprodurre l’immagine del mare Mediterraneo e delle sue coste. “Mare Magnum Nostrum” è l’opera di Gea Casolaro, che a partire dal 23 settembre entrerà a far parte della collezione del Museo Nazionale di Ravenna.
Il tutto sarà presentato in un evento aperto al pubblico alle 18.00, mentre sarà possibile visitare la mostra, che presenta il display di immagini fotografiche scelto dall’artista, fino al 31 dicembre 2021.
Un’ambiente immersivo, dove il pubblico, trovandosi idealmente al centro del mare, potrà viaggiare idealmente nei luoghi più suggestivi che si affacciano sul Mediterraneo grazie a questa selezione di fotografie pervenute mediante il sito web del progetto.
Il mio progetto, con l’idea dell’archivio collettivo, vuole parlare di quanto siamo parte di un grande mare magnum esistenziale, la cui varietà ci arricchisce e ci plasma
Gea Casolaro
«Il mare è l’elemento di fluidità per eccellenza, da cui tutte le specie sono nate, e il suo costante andirivieni di onde rende vive le acque, evitando che diventino stagnanti. Ecco, secondo me i flussi delle persone che si spostano sono come le onde che impediscono all’acqua, ovvero alle società, di ristagnare».
Una mostra che è nata da un’idea coraggiosa in piena pandemia: confrontarsi con un progetto relazionale e partecipato. L’artista, infatti, ha creato una rete di relazioni ogni giorno più fitta che si è alimentata dei ricordi, del vissuto, di momenti conviviali ma in cui si denuncia anche l’altro lato della medaglia, l’indifferenza e la mancanza di solidarietà nei confronti di chi questo mare lo solca mosso dalla speranza di una vita migliore.
Mare Magnum Nostrum, è stata realizzata in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, grazie all’apporto delle studentesse Manuela Flamigni, Rebecca Fusconi, Lois Galera e Yuyu Zaho.
Il lavoro è nato per stimolare la riflessione su alcune questioni centrali del nostro tempo, come l’ecologia, il tema dell’immigrazione e dell’incontro tra i popoli, ma anche, in maniera più lieve e ludica, per indagare, in senso quasi antropologico, cosa significa la parola “Mediterraneo” nel nostro immaginario.
La connessione con il luogo, Ravenna, non è casuale. Il comune romagnolo è da sempre simbolo dell’incontro tra genti e culture, tra Oriente e Occidente: una scelta che, in tal senso, giustifica ancor più la presenza dell’opera nel Museo Nazionale della città. Il Mare Mediterraneo è infatti un elemento costante, fondamentale della storia di Ravenna. La città bizantina convive da sempre con l’acqua, e tutta la sua storia, dall’antichità fino ad oggi.
«Il mare, come portatore di vita, della prosperità commerciale, della multietnicità», afferma Emanuela Fiori, direttrice del Museo Nazionale di Ravenna. Non a caso il porto di Ravenna, Classis, era il secondo porto dell’importante flotta di Augusto, quello destinato a coprire il Mediterraneo orientale. Ravenna era la vera Porta d’Oriente. «Per questa città – prosegue la direttrice –, l’acqua ha da sempre rivestito un particolare ruolo: ha voluto dire la vita, ma anche la morte; ha significato industrializzazione e violenza sul paesaggio, ma anche la grande fatica di domare una natura infelice. E quindi trarre da questo atto nuove e ulteriori possibilità di vita».
La mostra sarà accompagnata da un libro che raccoglie tre conversazioni tra l’artista e diversi interlocutori; la prima, con Leonardo Regano (curatore del progetto) ed Emanuela Fiori (direttrice del Museo Nazionale di Ravenna); la seconda, con Michele Colucci (storico), Flore Murard-Yovanovitch (scrittrice e giornalista esperta di flussi migratori), Benedetta Di Loreto (curatrice e fondatrice di qwatz, contemporary art platform, Roma) sul tema delle migrazioni; la terza, con Sana Ben Ismaïl (docente di oceanografia fisica dell’Institut National des Sciences et Technologies de la Mer, Tunisi) e Nahed Msayleb (Ph.D in agricoltura sostenibile e direttrice del Tyre Coast Nature Reserve, Libano).
Il progetto, a cura di Leonardo Regano e promosso dalla direzione regionale dei musei dell’Emilia-Romagna – Museo Nazionale di Ravenna in collaborazione con Hulu – Split e qwatz, contemporary art platform, è realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (VIII edizione, 2020), programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione generale creatività contemporanea del Mic – Ministero della Cultura.
Immagine di copertina: Gea Casolaro, Mare Magnum Nostrum, installazione, Museo Nazionale di Ravenna. Ph. ©Francesco Rucci
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