A Palazzo Blu, l’esposizione, che resterà aperta al pubblico fino al 17 aprile 2022, ospita per la prima volta in Europa “i pezzi” provenienti dalla collezione personale di Kazuo Nakamura
Da Pisa a Pisa, in un percorso lungo una vita. È stata inaugurata nei giorni scorsi a Palazzo Blu, nella città toscana, la mostra dedicata a Keith Haring, l’artista statunitense considerato uno dei padri della street art che proprio a Pisa, nel 1989 – un anno prima della sua morte – dipinse su una delle pareti del convento di Sant’Antonio il celebre “Tuttomondo”, diventano con la Torre pendente una vera e propria icona urbana. Voluta dalla Fondazione Pisa in collaborazione con MondoMostre, l’esposizione – che resterà aperta al pubblico fino al 17 aprile 2022 – ospita per la prima volta in Europa oltre 170 opere provenienti dalla Nakamura Keith Haring Collection (a cura di Kaoru Yanase), la collezione personale di Kazuo Nakamura, che si trova nel museo dedicato all’artista in Giappone.
La mostra si articola in otto sezioni: Il principio, Prologo, Le storie, Oltre i limiti, Messaggio e musica, Simboli e icone, La distopia rivelata, Energia primordiale, La fine del principio. Si va dunque dai primi lavori di Haring – quelli nati dall’ispirazione dai graffiti visti nelle metropolitane – fino agli ultimi, incluse molte serie complete quali Apocalypse (1988), Flowers, (1990) e svariati altri disegni, sculture e opere su tela come Untitled (1985). È datata 1990, a un mese dalla morte, l’ultima edizione su carta, un portfolio di diciassette serigrafie che riproduce un gruppo delle sue prime e più pure narrazioni visive.
Noto al grande pubblico per gli “omini” stilizzati e in movimento, le serie di cuori e cagnolini, i delfini e gli angeli, i soli e i serpenti e persino gli extraterrestri – da molti considerati simboli precursori degli emoji – Keith Haring è balzato agli onori della cronaca artistica mondiale in particolare negli anni Ottanta posizionandosi come uno degli artisti della cultura pop anche grazie all’uso dei colori fluo. Fra le sue opere più note la cover del singolo Without You di David Bowie del 1983, tratto dall’album “Let’s Dance”, che raffigura due omini stretti in un radioso abbraccio. E in collaborazione con lo scrittore William Burroughs, l’artista si avventurò nella rappresentazione anche di paesaggi surreali.
“Ampiamente riconosciuto per le sue opere d’arte dai colori vivaci e giubilanti, l’arte di Haring presenta anche messaggi forti sulla nostra società – si legge nella presentazione della mostra –. In questa mostra il pubblico sarà invitato a scoprire un altro lato della sua creatività, il messaggio visivo dei caotici Anni ’80 il quale, trasmesso attraverso la sua arte, continua a risuonare con noi oggi, 31 anni dopo la sua morte”.
Le sue opere e il suo messaggio rimangono ancora rilevanti, specialmente nel mondo di oggi con i problemi globali che affrontiamo, la pandemia, il cambiamento climatico e le disuguaglianze crescenti.
Prevenzione dell’Aids (l’artista scomparve a New York nel 1990 proprio a causa della malattia), diritti dei gay, apartheid, razzismo, uso di droghe, guerra, violenza e salvaguardia ambientale sono stati temi cari all’artista. Determinante, inoltre, l’attenzione ai bambini ai quali Haring ha dedicato instancabilmente tempo e dedizione attraverso la pubblicazione di libri, la progettazione di articoli per il Pop Shop e a creazione di laboratori in diverse città. E a proposito di città, Pisa rappresenta una tappa fondamentale nella vita e nell’opera dell’artista: l’incontro fortuito con il giovane studente Piergiorgio Castellani a New York nel 1987 portò successivamente Haring nella città toscana dove nacque il Keith Haring Italian Project: la Chiesa mise a disposizione la parete del Convento di Sant’Antonio, il Comune e la Provincia coordinarono il progetto, l’università partecipò tramite diversi studenti che aiutarono l’artista nel ruolo di assistenti.
il 20 giugno del 1989 viene inaugurato “Tuttomondo” il monumentale dipinto murale che, una superficie di 180 metri quadri rappresenta un inno alla gioia, il testamento artistico di Haring.
In copertina: Untitled, 1985. Acrilico e olio su mussola. Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
© RIPRODUZIONE RISERVATA