Alcuni giovani artisti sfruttano stili accattivanti e animazioni 3D per incentivare l’adozione di corrette abitudini alimentari
L’arte al servizio del “mangiar sano”; per combattere problemi come l’obesità ma anche altre patologie, soprattutto infantili, dovute al consumo eccessivo di grassi e bevande zuccherate. È questa la sfida lanciata da alcuni giovani artisti che attraverso il potere dell’immagine e mixando lo stile “cartoon” con le più innovative tecniche figlie del linguaggio 3D hanno deciso di dare il proprio contributo nella lotta al junk food.
Plant Power il titolo della serie a firma del designer e illustratore londinese Design Lad, specializzato in illustrazione 3D, tipografia e animazione. Cinque le illustrazioni in cui personaggi “verduriani” combattono letteralmente, uscendone vincitori, contro maxi-panini, polpette fritte, hot dog e caramelle.
Ad accompagnarle altrettanti consigli alimentari: per colazione avocado, frullato di “potenza”, a pranzo broccoli burritos (più buoni di quanto dica il nome, assicura il designer), per cena hamburger di carote e zuppa, per dessert blondies con ceci e cioccolato. E se si ha voglia di uno snack, frittelle di mais.
Combattere l’uso di additivi chimici negli alimenti è l’obiettivo della serie Eraser Food ideata dal graphic designer californiano Pratik Parulekar. Protagonisti della serie hamburger, pizze, gelati, biscotti e fette di torta, cibi a base di azodicarbonamide, additivo che funge da agente sbiancante in particolare della farina.
Molti gli artisti italiani che hanno deciso di scendere in campo nella battaglia contro il “(ne)fast”
È balzato agli onori della cronaca artistica con un “Ultima cena” rivisitata, il trentino Carmelo Arnoldin: la sua The Last Supper è una “metal tapestry” a base di scarti di migliaia di lattine di bibite che danno corpo a una gigantesca natura morta di cibo spazzatura.
A Roma, lo scorso anno, gli spazi espositivi de “Il Margutta Veggy Food & Art” hanno ospitato una collettiva di 12 artisti e 16 opere. E alla mostra “Junk Food” – voluta da Tina Vannini e curata da Francesca Barbi Marinetti e Marcello Francolini – ha fatto seguito una petizione online dedicata ad una maggiore regolamentazione dell’industria del cibo.
Se è vero che l’Italia non è fra i Paesi in cima alle classifiche sull’obesità è anche vero che nel nostro Paese sta progressivamente aumentando quella infantile. Secondo i risultati di un’indagine a firma dell’Organizzazione mondiale della sanità e presentata lo scorso ottobre, il nostro Paese è fra quelli che non hanno adottato misure sufficienti a contrastare il cibo spazzatura, al netto dell’applicazione della Raccomandazione europea che invita a non pubblicizzare cibi junk sui mass-media in cui gli under 12 compongono il 35% dell’audience.
Fra i Paesi europei che hanno invece annunciato dura battaglia contro il junk food c’è in pole position il Regno Unito. Il Governo britannico vuole vietare la vendita di snack e cioccolate a ridosso delle casse dei supermercati nell’ambito di un piano, annunciato dal ministero della Salute, che punta a dimezzare il numero di bambini obesi entro il 2030. Dal 25 febbraio 2019 in tutte le stazioni della metropolitana e degli autobus londinesi sarà vietata la pubblicità del “cibo spazzatura”, dalle merendine alle patatine, dalle bibite gassate agli hot dog. Junk food off-limit anche su treni, tram e battelli fluviali.
Anche la Francia ha deciso di scendere in campo: lo scorso fine settembre il Parlamento ha presentato un rapporto – frutto del lavoro di una Commissione d’inchiesta sul cibo industriale– in cui si propone di ridurre a 48, entro il 2025, il numero di additivi contenuti nei piatti pronti, contro gli attuali 338, alla stregua dei prodotti bio.
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