Le esposizioni celebrano il design esaltando particolari e peculiarità
Straordinari oggetti concepiti per contribuire alla creazione dello “stile di vita” della corte dei signori della Mantova rinascimentale e una celebre cabina-armadio disegnata negli anni Settanta a Elba. Periodi storici che si raccontano attraverso la lente del progetto e della bellezza, luoghi lontani che si riavvicinano grazie al gusto del design. Due appuntamenti con l’architettura e il disegno nelle mostre del momento.
Con Giulio Romano. La forza delle cose Palazzo Te a Mantova si svela il prodigioso talento da designer dell’artista che tanto contribuì a creare l’immagine dei Gonzaga, riportando nelle sale del “suo” Palazzo prestiti internazionali e opere ricreate per riportare in vita gli oggetti perduti.
A Milano nella galleria Antonia Jannone Disegni di Architettura si inaugura l’8 novembre (in mostra fino al 29 dicembre 2022) il progetto Aldo Rossi. Cabina dell’Elba interamente dedicato alla celebre cabina-armadio disegnata dall’architetto durante un soggiorno all’Isola d’Elba.
Dopo il primo progetto per Molteni&C. in soli quattro esemplari e la presentazione al “Salone del Mobile” del 1980, nel 1982 Aldo Rossi inizia la produzione della seconda e definitiva versione della Cabina dell’Elba, in collaborazione con l’atelier di produzione artigianale di Bruno Longoni.
«La cabina è una piccola cosa, è la riduzione della casa, è l’idea della casa», ha scritto l’architetto raccontando il suo interesse per il «carattere particolare e universale delle cabine poste sulle spiagge», motivo ricorrente in molti dei suoi progetti. La cabina, infatti, resta un modello esemplare del metodo progettuale di Rossi, della sua ricerca sulla scala e della sua volontà di trasferire motivi architettonici nello spazio domestico.
L’esposizione è arricchita, in aggiunta alle nove miniature, da quattro prove d’artista e alcuni disegni originali dell’architetto.
«Le cabine erano un’architettura perfetta, ma anche si allineavano lungo la sabbia e strade bianche in mattine senza tempo e sempre eguali. Posso ammettere che esse rappresentano qui un aspetto particolare della forma e della felicità: la giovinezza. Ma questa questione non è essenziale anche se è legata agli amori delle stagioni marine», scriveva Aldo Rossi in “Autobiografia Scientifica” edito dal Saggiatore nel 2009.
Per quanto riguarda invece l’ultimo evento della stagione espositiva 2022 “Mantova: l’Arte di vivere”, la mostra su Giulio Romano è a cura di Barbara Furlotti e Guido Rebecchini ed è visitabile fino all’8 gennaio 2023.
Realizzati in materiali preziosi e decorati da forme in cui si integravano motivi classici, imprese gonzaghesche ed elementi naturali, armi, vasi, brocche, piatti, e perfino saliere e coltelli sono l’esempio di un design raffinato ed esclusivo, lessico di un tempo lontanissimo e di un gusto sempre contemporaneo. Manufatti che contribuirono in modo determinante a plasmarne un’immagine di assoluto splendore della corte mantovana in competizione con le grandi corti europee. In questo senso, l’inesauribile fantasia di Giulio Romano ebbe un ruolo determinante nel trasformare la città lombarda in un avamposto del design cinquecentesco. Coscienti del prestigio derivante da questa produzione, i Gonzaga furono molto accorti nel proteggere quello che oggi chiameremmo il copyright delle creazioni giuliesche, arrivando ad esercitare un controllo pressoché esclusivo sulle sue idee. Dopo la morte dell’artista (e soprattutto dopo la vendita da parte del figlio Raffaello della raccolta di disegni del padre a Jacopo Strada, orefice mantovano diventato antiquario imperiale), la circolazione dei progetti giulieschi si intensificò, raggiungendo una scala europea: l’eco delle sue soluzioni fantasiose si avverte infatti in oggetti di lusso prodotti alla corte di Spagna, Fontainebleau e Praga nella seconda metà del Cinquecento.
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