A Parigi dal 20 settembre Mode et sport d’un podium à l’autre ci presenterà un legame sempre più stretto all’insegna della bellezza
Moda e sport: due mondi affascinanti che si rivelano sempre più interconnessi e protagonisti della nostra quotidianità. Settori dinamici che uniti sembrano oggi andare oltre la mera esteriorità, privilegiando il comfort dei propri fruitori attraverso lo studio di sviluppi formali unici, avvolti dall’impiego di tessuti tecnici innovativi. Anni, i nostri, in cui i capi nati per le sole attività sportive vanno al di là dei luoghi prestabiliti trovando spazio nel guardaroba di ogni giorno. Dal trionfo delle sneakers, di cui abbiamo parlato precedentemente su Pantografo, al tripudio di indumenti legati originariamente al solo sportswear, quali leggings, felpe e tute, poi rivisti e diffusi con il termine anglosassone dello streetwear e seguiti dall’ultimissimo athleisure, sinonimo di uno stile ibrido con pezzi nati per atleti che vengono indossati ogni giorno per usi diversi. Indumenti e accessori dell’ultima generazione, spesso firmati da infinite collaborazioni tra griffe di prestigio e luminari dello sport in cui i due pianeti si incontrano per migliorare le performance e lo stile di chi li indosserà. Un connubio di successo, filo conduttore di un percorso espositivo che si terrà al Musḗe des arts dḗcoratif di Parigi dal 20 settembre. Mode et sport d’un podium à l’autre il titolo dell’iniziativa presentata come un’occasione per riscoprire il legame tra l’olimpo della moda e quello sportivo che nonostante appaia come un evento recente svela profonde radici nel passato. Un viaggio cronologico volto ad esplorare le prime unioni tra i due cosmi, accomunati dal loro focus verso il corpo umano, e a illustrare l’evoluzione dell’abbigliamento sportivo e la sua influenza sullo stile e trend attuale. Analisi che riscoprono l’importanza del periodo tra le due guerre, tempi in cui comparvero i primi articoli chic appositamente realizzati per l’esercizio fisico e tra i quali emersero le prime polo di Lacoste. Anni segnati dall’arrivo di materiali nuovi e dalla creazione di pezzi d’abbigliamento d’autore che iniziarono a far convivere nella medesima realizzazione eleganza e comfort spesso grazie al contributo di noti fashion designers quali Elsa Schiaparelli, Gabrielle Chanel, Jean Patou e Jeanne Lanvin.
Suggestivo lo sguardo verso il mutamento dei costumi per attività natatorie: dai pezzi interi della fine del XIX secolo ai primi bikini per la spiaggia degli anni ‘40.
“Due pezzi” nati originariamente per le competizioni delle atlete e poi riscoperti per un più ampio uso femminile. Look in trasformazione, più eleganti e curati, anche per la sezione dedicata a discipline che includono esercizi di “glisse” (scorrimento) lungo una superficie, tra i quali troviamo il pattinaggio, lo sci e le arrampicate montane accanto al surfing e skateboarding. Punto chiave dell’evoluzione legata agli sport invernali è il susseguirsi di rilevanti innovazioni tecniche per l’equipaggiamento insieme a un uso sempre più esteso e condiviso dei pantaloni anche per il gentil sesso. Modelli frutto dell’interazione tra couture e sport sono il noto tricot Hermès del 1930 e le tute dei maestri di sci di Club Med degli anni ’80.
Le sportswear comme nouvelle norme: il titolo della sezione che esplora l’incontro tra fashion e sport dalla seconda metà del XX secolo. Data in cui l’abbinamento sportivo divenne parte integrante del guardaroba di donne e uomini e in cui gli stilisti furono sempre più coinvolti nella creazione di outfit per competizioni. Tra i fashion designer i nomi di André Courrèges, Issey Miyake e Balmain, attivi nel disegno di vestiti e accessori per gli atleti nei giochi olimpici. Curioso scoprire che noti stilisti italiani ebbero un ruolo attivo nelle gare: Ottavio Missoni fu campione nelle sfide di corsa dei 400 metri mentre Emilio Pucci fu parte del team olimpico italiano nel 1936. Sempre nel secolo passato, a cavallo degli anni ‘80 e i ‘90, un diffuso interesse crescente verso la cura del proprio corpo cui fece seguito l’apertura di un gran numero di palestre con classi dedicate all’aerobica e al body building. Discipline che plasmarono nuove idee di bellezza fisica insieme a un forte interesse per la silhouette e la sua salute. Fenomeni che nacquero negli Usa per poi giungere fino alla Francia dove le tute da ginnastica, originariamente indossate solo dagli atleti in allenamento, divennero pezzi fondamentali per il guardaroba urbano, a loro volta supportate dal movimento hip-hop della stilista francese Sonia Rykiel.
A meno di un anno dall’inizio dei Giochi Olimpici 2024, che avranno luogo nella Ville Lumiere la prossima estate, Mode et sport d’un podium à l’autre accoglie al centro del percorso espositivo un grande anello, memore dello sviluppo di una pista d’atletica leggera, sormontato da anelli dorati in onore delle competizioni. Protagoniste della scena sono qui immagini di campioni d’alto livello, figure che sono punto d’ispirazione per le celebri maison del lusso quali Zinedine Zidane per Dior e la tennista Naomi Osaka per Louis Vuitton. Un racconto che prosegue attraverso il flusso di modelle avvinte da abiti derivati dal mondo dello sport: una giubba di Off- White che riprende lo stile delle giacche da baseball e indumenti creati da Paco Rabanne e Comme des Garçons che si riaccostano ai motivi del calcio. In scena anche i grandi dello sport che viceversa hanno indossato outfit firmati da nomi importanti della couture sui campi da tennis, quali Andre Agassi e l’iconica Serena Williams, o nel caso di gare di pattinaggio su ghiaccio personaggi quali Surya Bonaly vestita da Christian Lacroix. Sempre più prolifiche le alleanze dell’ultimo millennio tra le maison e i colossi delle sport. Tra gli eventi pionieristici la joint venture per la collezione Y-3 tra Adidas e il giapponese Yohji Yamamoto seguita da molteplici note collaborazioni quali Lacoste e Freaky Debbie e Balmain e Puma. La mostra, curata da Sophie Lemahieu, sarà aperta fino al 7 aprile 2024.
In copertina: Lacoste Couture Polo Dress by Freaky Debbie. Foto: David Hugonot Petit
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