I nuovi punti vendita non saranno più hub periferici, ma negozi con soluzioni smart per l’arredamento di unità abitative dalle dimensioni ridotte. Focus sul potenziamento dell’e-commerce e dei servizi.
È domenica mattina. Suona la sveglia e nonostante il buon senso ti spinga a godere del tepore del letto, sai che non puoi perdere altro tempo se non vuoi passare tutto il giorno in una baraonda di uomini e mobili. Si perché solitamente andare all’Ikea non è come andare al supermercato e si hanno le stesse probabilità di restare fagocitati dal traffico degli esodi stagionali dalle grandi città. Situati nelle zone suburbane delle grandi città, negli anni i punti vendita dell’azienda svedese si sono sempre più sviluppati in ampiezza dando vita a vere e proprie “cattedrali nelle periferie”
Ma tutto questo sta per cambiare. Lo scorso ottobre, dopo aver deciso un cambio di strategia più “city center oriented”, è stata rivelata l’apertura del primo nuovo negozio. Dove? Nel cuore della città più iconica degli Stati Uniti, New York. Si chiamerà Ikea Planning Studio e verrà inaugurato nella primavera del 2019 a Manhattan, cuore pulsante della Grande Mela. «Una scelta naturale per i valori che questa metropoli dinamica incarna, ma anche perché si tratta dell’epicentro del retail, del business e della cultura statunitense» commenta l’azienda. Un’iniziativa che rientra nell’annunciato piano di apertura di 30 negozi, entro il 2020, nei centri di altrettante grandi città.
A livello globale, l’impresa fondata nel 1943 e trasformatasi in un gigante dal fatturato superiore ai 40 miliardi di dollari, sta cercando di adattare le proprie strategie alle nuove tendenze.
Su tutte quelle dell’e-commerce e della necessità, da parte degli acquirenti, di farsi recapitare direttamente a casa gli articoli desiderati. Proprio sotto questa lente bisogna leggere l’acquisto, nel settembre del 2017, della startup TaskRabbit, nata per fornire il servizio di assemblaggio dei mobili venduti da Ikea. In particolare, quello di Manhattan sarà un luogo dove i clienti potranno trovare soluzioni smart dedicate alla vita in città e in spazi e ambienti dalle dimensioni ridotte. Sarà inoltre possibile scegliere in loco gli articoli che verranno successivamente recapitati a casa del cliente.
Come è facile immaginare, non si tratta solo di un modo per andare incontro alle esigenze dei clienti. Dietro a questo cambio di strategia, ci sono alcuni dati di per sé preoccupanti: nella sola Inghilterra, nel 2017 la società svedese ha registrato un calo dei profitti pari al 40%. Inoltre, e questa non è una buona notizia per i lavoratori di Ikea, il nuovo focus aziendale porterà al taglio di 7.500 posti nei prossimi due anni. Una riduzione di personale che colpirà in particolare gli addetti dei punti vendita e che verrà, in teoria, compensata dall’annunciato piano di assunzione di 11.500 unità da concentrare nell’ambito dei servizi (e-commerce, logistica e consegne a domicilio).
Quella di dar vita a punti vendita dalle dimensioni ridotte, non è una novità assoluta. Dei “piccoli” Ikea, infatti, hanno aperto i battenti in zone densamente abitate anche in Italia. Un esempio è il nuovo Pop-up store che ha trovato spazio all’interno del più grande Eataly al mondo, situato a fianco della stazione ferroviaria Roma Ostiense all’interno di una vecchia struttura realizzata per i mondiali di calcio Italia ’90 poi riqualificata.
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