Susanna Trugenberger racconta la scelta di lasciare Milano e trasformare una casa di campagna in un’azienda biologica
«I have learned to use the word impossible with the greatest caution». Lo diceva Wernher Von Braun e in vari modi Goethe, Einstein, Mandela e la stessa pubblicità ci hanno posto il dubbio che l’impossibile non fosse altro che la nostra impotenza, dettata dalla paura di fallire nel tentativo di realizzarlo.
Susanna Trugenberger nel 2015 ha capito che la sua vita in una tra le multinazionali top al mondo non le assomigliava e ha cambiato marcia. Riposti i tailleur e le decollettes, con i suoi 50 anni in archivio, ha cercato di dar vita a un progetto diverso facendo tesoro dell’esperienza di ristrutturazione di una casa in Val D’Aosta. «Una baita a 200 metri dalla strada, che avevo comprato con l’idea di ospitarci i miei amici e che avevo completamente rimesso a posto trasformandola in un luogo che faceva innamorare chiunque vi arrivasse. Grazie alla rivisitazione, l’ho rivenduta dopo due anni al doppio rispetto al prezzo d’acquisto».
Il primo pensiero è andato alla Provenza, un posto pieno di ricordi per lei e suo figlio, che però è stata subito fuori discussione per questioni di budget; poi c’è stato addirittura il Messico ma «era obiettivamente molto distante per una mamma, seppur di un figlio grande – racconta con la sua voce gorgogliante Susanna -. Lasciavo che le cose lavorassero dentro di me e trovassero una direzione».
Quello che viene definito “downshifting”, la decisione di passare a un tenore di vita più semplice ma senza troppi vincoli, diventa pratica il 31 gennaio 2017, quando lascia Milano alla volta di quello che sarebbe diventato l’agriturismo La Panoramica.
Un amore casuale e a prima vista, quello di Susanna per il suo “agriboutique”, anche se non immediatamente corrisposto. «Durante la prima visita, mentre ero ancora nel primo dei quattro appartamenti e dei due cottage, avevo già deciso: la proprietà era bellissima ma un colabrodo a livello tecnico quindi i tempi per la messa in opera sono stati lunghi». La vendita della casa di Milano e della baita è arrivata ancora prima dell’acquisto e alcuni dei mobili di famiglia hanno seguito la proprietaria nella sua nuova destinazione, nell’appartamento chiamato “La casetta”.
Immagino La Panoramica come un cottage inglese. Un luogo confortevole e accogliente, come fosse il “posto delle coccole”
«Il primo ospite è stato una coppia di Torino, carinissima e con cui sono ancora in contatto. Abbiamo festeggiato insieme».
Quello che rimane impresso parlando con Susanna è il desiderio di accogliere, intenso, e un enorme entusiasmo. «Ero la quintessenza della perfezione, sempre elegantissima e con le mani perfette. Adesso, anche se sembro Nonna Papera, sono felicissima: sono diventata brutta e posso finalmente relazionarmi con il mondo», dice ridendo.
Un’accoglienza contadina arricchita dal richiamo alle radici inglesi della proprietaria
Susanna racconta di avere alle spalle una famiglia importante, strutturata, con una nonna che apparteneva all’alta società inglese e un nonno fotografato con Roosvelt davanti alla Casa Bianca. Dalla mamma, confessa, ha preso la doppia anima di persona educata a un’ospitalità d’altri tempi insieme allo “spirito libero” intriso di Beatles e Intillimani.
Ecco allora che per La panoramica ha scelto divani bianchi per dar luce alle stanze anche se sono faticosissimi da tenere immacolati e poi tanti tappeti, benché non sian pratici da pulire. «Quando parlo di accoglienza penso alle abat-jour con luce calda, per leggere, agli asciugamani con la grammatura “giusta”, all’accappatoio enorme e superavvolgente e all’igiene, che per me è fondamentale – spiega Susanna – Ma anche allo spazio esterno ad ogni casina con il proprio tavolo per cenare fuori e la lanterna per illuminare la sera e guardare l’esterno, alla zona barbecue attrezzata dove gli ospiti si possono ritrovare e vediamo se riuscirò a mettere un forno per la pizza…».
In attesa dei finanziamenti Ue, Susanna si è rimboccata le mani e ha iniziato a ristrutturare. Con l’aiuto dell’architetto Giuseppe Lepri – «che mi ha aiutato sugli aspetti di gestione burocratica» – e un progetto talmente preciso da poter essere disegnato su carta e deludere il professionista per il dettaglio a cui le sue indicazioni erano scese. «Il “maquillage” di cui si parlava all’inizio – confessa la proprietaria dell’agriboutique – si è esteso agli impianti idraulici ed elettrici, alle fogne e perfino alla piscina che, seppur fantastica, era fuori norma. Entro l’estate sarà tutto a posto».
Sui 10 ettari di terreno ci sono 100 alberi di ulivo, «che producono un olio squisito e diventeranno presto 180». L’avvio dell’agriturismo è passato per l’orzo, l’erba medica e le arnie. Dopo essere diventata una imprenditrice agricola, Susanna ha frequentato corsi per la produzione di cosmetici e saponi e si è messa alla prova con le api: miele e marmellate homemade per la colazione sono un benvenuto per i suoi ospiti. «Sto piantando una dozzina di alberi da frutta e l’orto. Trovo sia carino invitare persone in arrivo da contesti diversi a raccogliere quello che vogliono. Voglio prendere le galline, per avere le uova fresche».
L’agronomo Claudio Ruspi, «un gran professionista con la doppia competenza a livello pratico e burocratico», la aiuta in questo percorso verso la “nuova Susanna”, fiera di essere riuscita a trasformare una casa di campagna in un’azienda agraria e traghettarla verso il biologico, con tanto di certificazione.
L’unico passaggio che le fa incrinare la voce è la lontananza da suo figlio, rimasto felicemente a Milano. «Ho sempre pensato che i figli vadano fatti “volare dal nido” – racconta – ma quando ho deciso di venire qui ho realizzato che questa non sarebbe stata la nuova casa di famiglia». Dopo essere stata sovraesposta al mondo – anche se mai sui social prima di arrivare in Umbria – Susanna dice di stare benissimo tra le sue attività, i libri e i suoi vicini di casa «che mi hanno praticamente adottato».
In attesa dell’arrivo dei prossimi ospiti.
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