Un libro di GD4 evidenzia come l’identità visiva sia ormai importante come il buon cibo
L’esperienza che molti ristoranti consentono di vivere riguarda oggi una dimensione legata non solo alla qualità della proposta enogastronomica e del servizio (che rimangono comunque fondamentali) ma anche a tutta una serie di aspetti che interessano l’immagine e la comunicazione. Questo è il motivo per il quale, per esempio, ormai molti imprenditori del settore si rivolgono agli architetti e ai designer per caratterizzare l’ambiente e renderlo accattivante, dotato di personalità, unico, nel quale il cliente possa identificarsi, sentirsi a proprio agio, rimanere esteticamente coinvolto. L’architettura diventa quindi una carta in più per indurre il cliente a tornare, a eleggere quel luogo come posto da promuovere fra gli amici e da frequentare con regolarità. Ai fattori che oggi contribuiscono a definire l’identità dei locali si aggiunge anche la ricerca di un progetto di comunicazione che dia forza e impatto visivo al brand: è qui che entrano in campo i graphic designer, i quali, a partire dallo studio del logo, del lettering, della palette cromatica più indicata sono capaci di creare un’identità visiva ben precisa che concorre a rafforzare l’immagine del brand. Architettura, design, graphic design contribuiscono a creare entusiasmo e fidelizzazione fra i clienti più attenti ed esigenti, che ormai non costituiscono più una nicchia, anzi sono sempre più numerosi e soprattutto consapevoli.
Che la comunicazione sia diventata un aspetto molto importante nel settore enogastronomico lo dimostra, per esempio, “Graphic design for Restaurants. Contemporary brand identities from around the world”, il volume appena pubblicato da LetteraVentidue e dedicato a una selezione di progetti di identità visiva per attività di ristorazione.
«Negli ultimi anni l’attenzione al mondo della grafica è notevolmente cresciuta – spiega Martina Di Stefano che, insieme a Francesco Trovato e Raffaello Buccheri ha curato il volume –. Da editori e grafici abbiamo deciso di prestare attenzione a questo fenomeno, individuando delle categorie in cui la produzione grafica è più interessante e prolifica. Così nasce GD4 (Graphic Design For…), una collana di libri tematici dedicati al graphic design. In ogni volume selezioniamo i progetti grafici più significativi realizzati da professionisti di tutto il mondo».
Corredato da un’ampia carrellata di fotografie, il libro presenta i progetti grafici di ristoranti situati in Italia e all’estero – dal Messico a Singapore, dall’Inghilterra al Giappone, dalla Finlandia alla Colombia fino ad arrivare Taiwan – e, attraverso di essi, narra l’approccio creativo di alcuni fra i più interessanti studi di grafica a livello internazionale.
La lettura di “Restaurants” evidenzia come ci siano alcuni temi che ricorrono più di altri nella definizione del progetto grafico. La tradizione, intesa anche come “cucina della nonna o della mamma”, è uno di questi: ne è un esempio il progetto di Copystudio per Pesceduovo a Ortigia, il ristorante dedicato al tema di quella specifica frittata a forma di pesce che le mamme siciliane preparavano, e preparano ancora, per attirare i bambini e suggerire un’altra forma per le uova. In questo caso il progetto per l’identità visiva è il frutto di un processo di ibridazione che vede la forma del pesce interagire con quella dell’uovo fino a generare un vocabolario visivo surreale e un bestiario fiabesco. Ancora, COMADRE, il ristorante situato a Sopó, in Colombia, anch’esso ispirato ai sapori e alle usanze tradizionali della cucina delle nonne e delle mamme, si è affidato ad Adán Farías che ha puntato a declinare graficamente una frase di Michael Pollan, autore di libri-inchiesta sul cibo: «Non mangiare nulla che la tua bisnonna non riconoscerebbe come cibo». L’identità visiva si affida quindi al logo che propone il disegno di un viso femminile amichevole e a serie di immagini d’antan di donne alle prese con i fornelli.
Un altro tema che ricorre spesso nei progetti di grafica per i ristoranti è il rapporto di questi ultimi con il territorio e con la sua cultura.
Come, Meraki, il ristorante greco contemporaneo a Londra ispirato alla vita nelle isole per il quale lo studio DutchScot ha realizzato un logo semplice e raffinato caratterizzato da un susseguirsi di onde stilizzate. Ricorrono poi nel menu sei sagome che alludono alle isole greche. E a proposito di cultura del territorio, lo studio Labbestia è autore dell’identità visiva di Cantine Pop a Molfetta, fra i primi spazi espositivi enogastronomici in Puglia nel quale una cucina raffinata di ispirazione popolare dialoga con l’arte contemporanea. La palette cromatica si riferisce al colore dei vini e il mondo del vino è sintetizzato attraverso le forme dei suoi elementi più caratteristici: il bicchiere, la bottiglia, le botti, il grappolo d’uva. Infine, le illustrazioni, che fanno riferimento al mondo culturale e culinario locale, diventano oggetti di design e complementi d’arredo realizzati a mano.
Ancora, un altro argomento assai frequente è quello della grafica per i ristoranti tematici. È il caso del lavoro di Funky Studio per Restauracja Lobster, il ristorante situato a Danzica e dedicato all’aragosta. A partire dal semplice segno di un tratto di circonferenza, poi sottoposto a una correzione ottica, è stato creato un logo che riproduce la forma stilizzata dell’aragosta. La palette cromatica va dall’arancione spento, quasi rame, all’argento. Il risultato è raffinato, oltre che garbato. Trova espressione non solo nel logo, nel menu, nei biglietti da visita, ma anche nelle eleganti divise concepite per il personale. Tornando in Italia, sempre a Molfetta, lo studio Labbestia ha progettato anche l’identità visiva di Quarantagiri, la crêperie artigianale il cui nome richiama i “giri” della crêpière, oltre a creare subito un’assonanza con il disco in vinile. La forma tondeggiante e irregolare del logo allude all’approccio manuale e artigianale delle preparazioni mentre il giallo richiama il colore del tuorlo e dell’impasto.
In copertina: Graphic design for Restaurants, a cura di R. Buccheri, M. Distefano, F. Trovato, LetteraVentidue, Siracusa, 2022
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