Ogni giorno più di 5mila persone nel territorio riconosciuto come Global Geopark dall’Unesco
Si è risvegliato dopo oltre otto secoli, con una spettacolare eruzione trasmessa in diretta streaming, e ha “scongelato” il turismo nella terra del ghiaccio. Il Fagradalsfjal, vulcano che si trova nella penisola di Reykjanes, in Islanda, a una cinquantina di chilometri a Sud Ovest di Reykjavik, si è riattivato lo scorso 20 marzo e sta attirando, ogni giorno, migliaia di turisti – locali e non solo – interessati a cogliere l’opportunità di assistere dal vivo alla sua spettacolare attività eruttiva.
Al vulcano islandese è stata dedicata una puntata trasmessa in diretta dall’Islanda dalla webTv di Kel 12 – National Geographic expeditions, durante la quale è stata raccontata l’atmosfera che si respira sul posto, anche attraverso filmati e immagini del reportage esclusivo realizzato sul Fagradalsfjal.
Ad arrivare il più vicino possibile alle fratture dalle quali fuoriesce il magma incandescente è stato il gruppo guidato da Filippo Salvioni, responsabile della programmazione di Kel 12 Tour operator per i viaggi al Nord e nelle regioni Polari, che spiega come si tratti «forse del primo caso, nella storia dell’Islanda, in cui un vulcano non fa paura. Per questo, il Fagradalsfjal è stato subito considerato una sorta di ‘vulcano del popolo’ ed è rapidamente diventato un’attrazione unica, meta di un costante pellegrinaggio. C’è chi, a pochi metri dai fiumi di lava, ha fatto una proposta di matrimonio e chi ha organizzato una partita di pallavolo sul posto».
L’Islanda, collocata sulla faglia che divide la «placca tettonica» americana da quella europea, è coperta per il 10% da ghiacciai ed ha una superficie formata interamente da rocce di origine vulcanica. Qui le eruzioni sono un evento (quasi) ordinario
Di solito, però, scosse sismiche, esplosioni di gas e magma, e la formazione di dense nubi – nei casi (frequenti) in cui la lava entri in stretto contatto con ghiaccio e acqua – creano apprensione e disagi alla popolazione locale e non solo: basti pensare a quanto accaduto nel 2010, con l’eruzione del vulcano Eyjafjöll, nel sud dell’Isola, che bloccò per diversi giorni il traffico aereo europeo e mondiale.
Questa volta, invece, è andata in modo diverso. Il risveglio del Fagradalsfjal non è avvenuto sotto un ghiacciaio o a ridosso di grandi masse di acqua e non rischia, quindi, di generare una nube tossica.
«Qui stanno arrivando più di 5mila persone al giorno. È diventato un fenomeno collettivo che sta richiamando migliaia di turisti, in questa fase, soprattutto islandesi, che ritrovano in questo luogo elementi cardine della propria identità nazionale. Ad osservare l’eruzione in atto, infatti, sembra di rivivere i fenomeni che hanno fatto nascere l’Isola in cui vivono», come afferma Filippo Salvioni, responsabile della programmazione di Kel 12 Tour operator per i viaggi al Nord e nelle regioni Polari.
La formazione dell’Islanda «è legata a una combinazione di circostanze fortunate – ha spiegato Omar Fragomeni, geologo specializzato in paleontologia, che ha partecipato alla diretta –, connesse alla continua fuoriuscita di magma da un ‘hot spot’, un punto caldo situato nella zona di cerniera tra le placche tettoniche di America ed Europa, le quali tendono progressivamente a separarsi». Il materiale incandescente si è lentamente accumulato, raffreddato, ed esteso fino a diventare l’Isola che oggi conosciamo. La quale, però, è in continua trasformazione. «La cicatrice che attraversa l’Islanda si allarga – precisa il geologo – a una velocità che varia, a seconda delle zone e in modo ciclico, tra gli 0,8 e i 2,5 centimetri l’anno. A causa di questo movimento, i vulcani islandesi come il Fagradalsfjal non hanno la classica forma conica ma sono formati da valli con lunghe spaccature sul terreno da cui esce il magma. Questo tipo di conformazione, se ci sono le condizioni di sicurezza, li può rendere più facilmente visitabili».
Ma quanto può durare l’eruzione del vulcano islandese?
L’attività vulcanica, afferma Fragomeni, «potrebbe proseguire anche per centinaia di anni, magari spostandosi un po’ sul territorio. Nello specifico, si stima che possa avere una durata sui 200 anni»
Lo spettacolo del Fagradalsfjal, dunque, potrebbe attrarre visitatori per qualche secolo. E non è detto che, in un territorio – la penisola di Reykjanes – già riconosciuto come Global Geopark dall’Unesco, con oltre 50 siti di interesse dal punto di vista geologico, l’area del vulcano in attività non si trasformi presto in un grande parco turistico, con un biglietto d’ingresso da acquistare per la visita.
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