Come costruire un’immagine. Ghella al Maxxi si racconta con 120 fotografie scattate tra il 2019 e il 2020
Quando una campagna fotografica diventa documentazione, quando l’occhio scatta delle immagini che diventano cartoline di un viaggio inedito, opponendo alla voracità della società visiva contemporanea un rallentamento dello sguardo, un ritorno alle tecniche fotografiche tradizionali e una riflessione sul fare l’immagine per reimparare e rieducare a vedere. “Di roccia, fuochi e avventure sotterranee”. Questo è il titolo della mostra fotografica che raccoglie lo sguardo di cinque fotografi (Fabio Barile, Andrea Botto, Marina Caneve, Alessandro Imbriaco e Francesco Neri) per raccontare le meraviglie delle viscere della terra e la nascita di grandi infrastrutture in tre diversi continenti, da Oslo ad Atene, da Hanoi alla baia di Sydney.
Aspettando la grande mostra dedicata all’ingegneria già annunciata dal Museo Maxxi di Roma, nello Spazio Extra MAXXI (fino al 14 novembre 2021) è allestita la mostra a cura di Alessandro Dandini de Sylva con Ghella che narra per immagini spettacolari esplosioni, tunnel sottomarini, scavi e grandi cantieri metropolitani.
Il viaggio dei cinque fotografi documenta la nascita di altrettante grandi opere infrastrutturali in tutto il mondo. In mostra ci sono 120 immagini realizzate tra il 2019 e il 2020 in cinque cantieri. L’iniziativa è promossa da Ghella, storica azienda italiana di grandi infrastrutture nata nel 1867 e attiva in tutto il mondo, specializzata proprio in scavi in sotterraneo, da quello della mitica Transiberiana nel 1898 fino ai tunnel della metropolitana di Sydney che corrono sotto la baia.
Il lavoro di Fabio Barile (Barletta, 1980) sul tunnel ferroviario che collegherà Oslo a Ski, giustappone immagini di intricati sistemi naturali e artificiali come foreste di conifere, scorci di cantiere e nuove urbanizzazioni. Le fotografie di Andrea Botto (Rapallo, 1973), realizzate nella galleria che unirà Italia e Austria sotto il passo del Brennero, documentano l’attività del cantiere che culminano con la spettacolare esplosione del fronte di scavo. Le immagini di Marina Caneve (Belluno, 1988) della linea metropolitana che collegherà l’aeroporto di Atene al porto del Pireo, si interrogano sul rapporto tra città, progettazione contemporanea e memoria storica. Le fotografie di Alessandro Imbriaco (Salerno, 1980) che ritraggono dettagli ripresi all’interno delle mastodontiche talpe meccaniche, utilizzate per realizzare i tunnel che corrono sotto la baia di Sydney, evocano atmosfere riconducibili all’esplorazione spaziale. La sequenza di Francesco Neri (Faenza, 1982) della prima metropolitana sotterranea di Hanoi taglia visivamente la città, restituendo il cantiere come una zona di conflitto e di sfida agli ambienti caotici, imprevisti ed organici della città.
«È straordinario come i cinque fotografi abbiano saputo raccontare il cantiere senza “nominarlo” mai, lasciandosi attraversare dalle sue suggestioni senza rappresentarlo in modo stereotipato o “aziendale”. Il risultato – dice Bartolomeo Pietromarchi, Direttore MAXXI Arte – sono cinque progetti d’autore che, grazie alla lungimiranza di un committente illuminato, danno conto della varietà d’esiti e vitalità della fotografia documentaria oggi».
Nel percorso, introdotto dalle immagini storiche che documentano l’attività dell’azienda dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Cinquanta, le vedute delle città e dei cantieri si alternano a reperti archeologici, carotaggi, spettacolari esplosioni, componenti di macchine escavatrici, paesaggi, foreste e formazioni rocciose.
Le dimensioni, la struttura e la fisicità degli spazi, dei macchinari e dei materiali da escavazione restituiscono la complessità dell’infrastruttura del cantiere e la sua natura di organismo in continuo divenire.
«Costruire un’immagine: è questo il fine ultimo di una campagna fotografica aziendale. Costruire – spiega Alessandro Dandini de Sylva, curatore della mostra – cioè mettere insieme la visione dell’azienda e la ricerca artistica del fotografo, e formare a partire da esse una nuova immagine o, meglio ancora, un nuovo immaginario. Le campagne fotografiche che formano questa raccolta rappresentano una risorsa preziosa perché non solo documentano la realizzazione di grandi progetti di ingegneria combinando sapientemente rappresentazione e sperimentazione, ma tracciano anche la direzione delle future trasformazioni delle città e del paesaggio nel XXI secolo».
In copertina: Alessandro Imbriaco, Sydney Metro City and SouthWest Crows Nest–Waterloo Section, 2020, courtesy Ghella
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