Tavola Rotonda 4. Ospiti: Patricia Viel, Niko Romito, Nicola Farinetti, Stefano Rosini, Andrea Paternoster
Come andranno ripensati gli spazi e che tipo di esperienza si farà ora che il concetto di convivialità è messo in discussione da un nuovo modo di fare comunità? «Cambieranno le destinazioni d’uso degli spazi, ma si libereranno nuove possibilità. Focus su qualità e umanizzazione dei progetti che porterà alla costruzione di un nuovo futuro». Rispondono i professionisti intervistati per il quarto appuntamento con il format “Tavola Rotonda” promosso da PPAN in collaborazione con Laurenzi Consulting. Patrica Viel, Stefano Rosini, Niko Romito, Andrea Paternoster e Nicola Farinetti dialogano sui nuovi spazi del food e di un rinnovato rapporto tra mondo della ristorazione, architettura e design.
Il primo effetto di questi mesi di emergenza sanitaria è stato lo svilupparsi di un nuovo modello di comportamento nelle persone. E così, ristorazione e architettura devono adeguarsi.
«Sono convinta che l’architettura, le città, il tessuto urbano abbiano nella loro genetica la capacità di adattamento – spiega Patricia Viel, partner dello studio Antonio Citterio Patricia Viel – immagino cambiamenti nel modo di rapportarsi con lo spazio, sia all’interno degli edifici ma anche soprattutto all’esterno».
Gli spazi così come sono stati pensati fino ad oggi e le loro destinazioni d’uso muteranno, non essendoci più la possibilità di sfruttarli alla loro massima potenza e capienza. «Sono state liberate potenzialità enormi – continua Viel – Quello che serve oggi è dare la possibilità alle persone di usare lo spazio urbano e quello privato in modo flessibile».
Si va in un ristorante per un’esperienza globalizzante e non solo per mangiare. Occorre creare un posto unico e l’architettura ha un ruolo fondamentale
Niko Romito
Oltre alla destinazione d’uso, muta anche il tipo di vissuto che il cliente fa, somma del piatto e dell’ambiente che lo circonda. «Architettura e design danno un valore incredibile all’esperienza. Oggi non posso più pensare di andare in un ristorante e che il piatto non dialoghi con l’ambiente esterno» racconta lo chef del ristorante Reale Niko Romito. Serve che ci sia coerenza all’interno di questo dialogo. «Si va in un ristorante per un’esperienza globalizzante e non solo per mangiare. Occorre creare un posto unico e l’architettura ha un ruolo fondamentale, non solo per un fattore di estetica ma anche di funzionalità» continua lo chef.
Per quanto riguarda invece il nuovo approccio dell’architettura alla progettazione degli spazi l’architetto Stefano Rosini ha le idee chiare: «Il futuro è rimettere in discussione tutto, reinterpretare gli spazi, capire che per un locale non c’è bisogno di riempire». Dalla crisi nasce anche l’opportunità di scoprire nuove strade di costruzione, nuovi materiali con cui sperimentare, portando il committente dove non si aspettava di poter arrivare. Vanno «costruiti pezzi di futuro insieme»; l’architettura rappresenta uno spazio, definisce un mood e di tutto questo la ristorazione ha profondamente bisogno.
Ancora, come affronterà questo momento un brand come Eataly, che soluzioni adotterà e possono design e architettura aiutare per la nascita di nuove idee? «Fondamentale è tornare all’essenza, ad una identità ben chiara» spiega Nicola Farinetti, ceo Eataly. «Gli spazi andranno ripensati completamente e le persone indirizzate nel loro percorso, scoprendo così luoghi inediti e nuovi punti di vista».
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