Search for content, post, videos
Caravaggio 2025 INSTALLATION VIEW ©Alberto Novelli & Alessio Panunzi

Dal mondo a Roma, Caravaggio in mostra con 24 autografi

Da New York a Detroit, da Dublino a Madrid: opere d’autore esposte fino al 6 luglio


Ventiquattro autografi di Caravaggio provenienti dalle più importanti collezioni del mondo sono in mostra a Roma. Aperta lo scorso 7 marzo e visitabile fino al 6 luglio a Palazzo Barberini, l’ambiziosa esposizione Caravaggio 2025 curata da Francesca Cappelletti, direttrice di Galleria Borghese, Maria Cristina Terzaghi, ordinaria di Storia dell’Arte Moderna di Roma Tre e Thomas Clement Solomon, direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica. Un altro appuntamento culturale che si aggiunge ai molteplici organizzati nella città in occasione del Giubileo.

Un filo conduttore unisce la nuova mostra alla storica esposizione milanese del 1951 “Caravaggio e i caravaggeschi” di Palazzo Reale, organizzata dallo studioso Roberto Longhi, che ebbe il merito di aver riscoperto l’artista all’inizio del Novecento, dopo secoli di sfortunata critica e di oblio. In quell’occasione, venne offerta per la prima volta al grande pubblico la possibilità di osservare, comparare e veder dialogare tra loro quasi tutte le opere del Merisi conosciute fino a quel momento. Di quei giorni e del processo di allestimento della mostra, ci sono preziose testimonianze fotografiche, conservate negli Archivi Alinari e pubblicate nel 2019 nel volume “Caravaggio 1951” (Milano, Officina Libraria), dove Patrizia Aiello ha ricostruito l’intera vicenda dell’evento.

Oltre quattrocentomila erano stati gli spettatori che hanno potuto fruire del gioco di luci e ombre del Merisi. E da quel giorno, la curiosità e la passione verso il pittore lombardo non si arrestò, crescendo a dismisura fino ai nostri giorni. Oggi, a più di settanta anni dalla mostra longhiana, nelle sale di Palazzo Barberini si torna a respirare la stessa atmosfera.


Il percorso espositivo ripercorre quindici anni della vita di Caravaggio. Dal suo arrivo nella città papale negli ultimi anni del ‘500, passando per la fuga da Roma e gli spostamenti nelle città del Mezzogirono italiano a Malta, fino alla sua prematura scomparsa nel 1610


Esattamente come era stata la mostra milanese, l’esposizione è un’occasione per poter ammirare diverse opere del Caravaggio provenienti da collezioni private e dai più disparati musei del mondo, non sempre disponibili a lasciar andare per lunghi periodi i dipinti del Merisi, vere punte di diamante delle loro collezioni.

Così dal Met di New York è arrivato Il Concerto, dipinto per il suo primo vero mecenate, il cardinal del Monte e che per l’occasione torna a riunirsi insieme ad altri due dipinti commissionati dallo stesso cardinale: i Bari del Kimbell Art Museum di Fort Worth (Texas) e la Buona Ventura dei Musei Capitolini. Un altro trittico di dipinti torna insieme dopo secoli di separazione e sono quelli eseguiti per il banchiere e collezionista d’arte genovese Ottavio Costa, ovvero Giuditta e Oloferne della stessa collezione del museo che ospita la kermesse e tra i soggetti caravaggeschi più replicati nella storia dell’arte, il San Giovanni Battista del Atkins Museum of Art di Kansas City e il San Francesco in estasi del Kimbell Art Museum di Hartford (Connecticut).

Dalla National Gallery di Dublino arriva la magnifica Cattura di Cristo, uno dei pezzi di più forte impatto presenti in mostra, esempio di come Caravaggio scelga sempre di rappresentare il momento preciso in cui l’azione si sta compiendo. E qui, mentre viene baciato da Giuda, Cristo porge le mani al soldato romano e nell’angolo destro lo stesso pittore si ritrae, mentre tiene in mano una lanterna.

Esposta nella prima sala, c’è la concitata prima versione della Conversione di Paolo, di proprietà della famiglia Odescalchi e raramente visibile sia agli studiosi che al grande pubblico. Altro dipinto proveniente da una collezione privata ed esposto per la prima volta è l’ Ecce Homo di Madrid, ultimo quadro che si aggiunge al catalogo dell’artista. Apparso nel marzo del 2021 in un’asta a Madrid, era stato ritenuto una copia proveniente dalla cerchia di Jusepe de Ribera con un prezzo a base d’asta dell’ordine di 2.000 euro. Della rocambolesca vicenda ne ha parlato la stessa Terzaghi in “Ecce Caravaggio”, puntata del podcast Trafug’arte di Skytg24, che era stata tra i primi ad aver riconosciuto nel dipinto la mano del Merisi colpita subito dalla «profondità di campo che gli altri ecce homo invece non hanno» e dalla «regia compositiva per cui Pilato si sporge dal balcone, in un piano intermedio abbiamo la figura di Cristo straordinariamente dolente ma molto dolce» e dietro uno «sgherro, che gli mette il mantello rosso quasi a schernirlo».

La mostra trasporta lo spettatore all’interno del mondo del Caravaggio e dei suoi contemporanei e offre la possibilità di incontrare alcuni di questi. Ad aprire la seconda sala, troviamo, infatti, il padrone di casa Maffeo Barberini, grande mecenate e amante delle arti che nel 1623 salì al soglio pontificio come Urbano VIII. In particolare, il secondo ritratto è qui esposto per la prima volta dopo che venne attribuito al maestro lombardo da Longhi, ma di cui si persero le tracce fino a poco tempo fa. Sempre nella seconda stanza, il visitatore fa la conoscenza anche di un’altra figura molto cara al pittore: Fillide Melandroni, che si prestava all’artista come modella. È lei Giuditta che decapita Oloferne e la vediamo anche nei panni di santa Caterina d’Alessandria nel dipinto del Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, che ritorna all’interno del Palazzo Barberini dopo più di ottanta anni e anche in quelli della protagonista della tela Marta e Maddalena arrivata dal Detroit Institute of arts, dove la sorella della santa sta cercando di convertirla mentre questa si appoggia ad uno specchio, simbolo della vanità.

Per completare l’esperienza della mostra, Roma stessa si rivela un museo a cielo aperto e nelle sue chiese sono custodite alcune delle opere più celebri del Caravaggio: prima tra tutte, la maestosa Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, poco distante da questa c’è la Madonna dei Pellegrini in Sant’Agostino e infine la Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo.

In copertina: installation view by © Alberto Novelli & Alessio Panunzi

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per offrirti una migliore esperienza di navigazione. Accedendo a questo sito, chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi