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Cultura e gastronomia. Le tappe da non perdere in un tour in Emilia-Romagna

Alla ricerca delle gemme nascoste e dei migliori prodotti della food valley d’Italia, Regione che ospita la più alta concentrazione di prodotti DOP e IGP


Dopo aver visitato la Valle d’Aosta, con le sue valli e le sue montagne, con le sue zuppe e la sua fontina, prosegue in Emilia-Romagna il viaggio di Pantografo Magazine alla scoperta delle località da raggiungere una volta superato il pericolo della pandemia da Coronavirus.

Bastano pochi passi nel cuore di Bologna, fra i suoi eleganti portici e sotto i suoi tetti rossi, fra vetrine che mostrano ceste di ghiotti tortellini freschi e chili di fragrante mortadella, per capire subito di trovarsi in un territorio capace di garantire grandi soddisfazioni per il palato. Proprio nella città delle due Torri, peraltro, si trova quello che viene definito come il “Quadrilatero del Gusto”, e cioè la zona del centro compresa tra via Rizzoli, via dell’Archiginnasio, via Farini e via Castiglione. Qui la concentrazione di piccole botteghe alimentari è altissima. Ma non è solo Bologna a far venire l’acquolina in bocca: tutta la regione offre prelibatezze di ogni tipo tanto da essersi guadagnata la denominazione di Food Valley d’Italia, luogo dove si riscontra un’altissima concentrazione di prodotti DOP (Denominazione di Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta).

Bologna. Ph. © Greg Snell. Cortesia Emilia Romagna Turismo


Fra l’assaggio di una bontà e l’altra numerosi sono i monumenti, i borghi e le architetture che si possono visitare. Del resto, non è un caso che questa sia la terra degli Estensi, oltre che dei Farnese, una delle famiglie regnanti più longeve d’Europa che ha contribuito a scolpire il territorio di architetture suggestive.


A Reggio Emilia, che negli ultimi anni sta registrando un importante fermento culturale, si trova il Consorzio del Parmigiano Reggiano grazie al quale è possibile visitare un caseificio e assistere alla nascita di una forma di formaggio. Non può mancare poi una visita ai numerosi spacci, luogo perfetto per acquistare il gustoso formaggio nelle sue diverse stagionature.

Poi c’è Parma che, oltre a essere nota per l’omonimo Prosciutto (meritano una visita i prosciuttifici di Langhirano dove ci sono le migliori condizioni climatiche per la sua stagionatura), vanta una Coppa di tutto rispetto. Proclamata Città Creativa UNESCO per la gastronomia in Italia, è diventata ambasciatrice di tutta la Food Valley. Dopo avere assaggiato le sue bontà e visitato i principali monumenti, fra i quali il Palazzo della Pilotta, il Battistero e il Duomo, Pantografo suggerisce un percorso fra gli otto Musei del Cibo (una giornata sarà sufficiente) dislocati nella provincia parmense. Fra gli altri il Museo della Pasta a Collecchio e il Museo del Culatello e del Masalén a Polesine Parmense. Prima di lasciare la zona, però, è d’obbligo una tappa alla Salsamenteria Storica di Busseto, una bottega dove è possibile pasteggiare con taglieri a base di salumi e formaggi locali.

Se invece vi piacciono i funghi porcini, vale la pena raggiungere Borgotaro, a sud ovest rispetto al percorso appena descritto. La zona ne è particolarmente ricca e, non a caso, proprio qui esiste il Consorzio del Fungo di Borgotaro, prodotto IGP. Il centro del paese è caratterizzato dai resti del Castello risalente al XII secolo, da chiese romaniche e da palazzi storici (come il Palazzo Boveri). La Val di Taro, poi, offre una serie di itinerari fra i suoi castelli e il suo paesaggio naturale. A venti minuti di macchina da Borgotaro, ad esempio, si trova il Castello di Compiano. La fortezza, circondata da un piccolo borgo medievale risalente al IX secolo, per molti anni è stata il fulcro di un piccolo principato indipendente. Abitato oggi da poco più di mille anime, l’abitato ospita la Collezione Gambarotta, costituita da arredi e dipinti seicenteschi e settecenteschi lasciati in eredità al Comune, e il Museo degli Orsanti, situato in una chiesa sconsacrata e dedicato ai girovaghi originari del luogo che dalla metà del 1700, e fino alla metà del ‘900, percorrevano le strade di tutta Europa guadagnandosi da vivere con gli spettacoli di piazza. Cosa mangiare dopo la visita? Non perdetevi gli Gnocchi con la castagna e la ricotta, il Vitello alla Valtarese, la Faraona alla Castellana.

Castello di Compiano. Ph. © Mara Venturini. Cortesia: Emilia Romagna Turismo

Nell’area intorno a Modena, città con un centro storico ricco di testimonianze come il Palazzo Comunale, il Duomo e i Portici del Collegio, Pantografo consiglia un itinerario fra ben sedici castelli medievali e rinascimentali dislocati nella provincia, forti di una buona merenda a base di Tigelle e Prosciutto di Modena. Si segnalano in particolare il Castello di Formigine, la Rocca di Vignola, il Castello di Sestola e il Castello di Spezzano, dove è possibile fermarsi per un pic nic nel parco ottocentesco o iniziare un percorso ciclo-pedonale che conduce dal Castello alla Riserva Naturale delle Salse di Nirano. Fra le bontà della provincia modenese c’è poi l’Asparago verde di Altedo a marchio IGP con tanto di Consorzio di tutela che, fra le altre, segnala le ricetta del Tortino con uova di quaglia e asparagi verdi di Altedo, ma anche quella delle Mezzelune di frittata al brie e asparagi verdi di Altedo.

Duomo e Ghirlandina, Modena. Ph. © Nacchio-Brothers. Cortesia: Emilia Romagna Turismo

Da Altedo a Ferrara il percorso è breve ed è anche d’obbligo. La città degli Estensi è fra le più eleganti dell’intera Regione, tanto da essere stata dichiarata Patrimonio Unesco nel 1995. Anche solo il Castello Estense, il Palazzo Comunale, la Cattedrale di San Giorgio ne giustificano una visita. Se a questi si aggiungono Palazzo Schifanoia, il Monastero di Sant’Antonio in Polesine, la Basilica di San Francesco, il Palazzo dei Diamanti, la Palazzina Marfisa d’Este e il Cimitero della Certosa, solo per citarne alcune, si comprende come la città meriti un viaggio dedicato, anche perché numerosi sono anche i piatti da assaggiare. Dalla Salama da sugo ai Cappellacci di zucca e fino al Pasticcio di Maccheroni, al Pampepato e alla Torta di Tagliatelle.

Castello Estense, Ferrara. Ph. © Provincia di Ferrara. Cortesia: Emilia Romagna Turismo

Per concludere il viaggio sfumando nelle bellezze del paesaggio, da Ferrara è facile raggiungere il Parco del Delta del Po, anch’esso riconosciuto Patrimonio dell’Umanità insieme al suo ecosistema.
Indicato per chi ama il contatto diretto con la natura, si tratta di un viaggio da affrontare a più tappe fra boschi, pinete, specchi di acqua dolce e salmastra, cervi, daini e fenicotteri. Che vi muoviate in macchina o in camper, portate con voi la bicicletta. E perché no, anche “Verso la foce”, il volume di Gianni Celati che racconta la sua esperienza di viaggio alla ricerca dell’orizzonte, lì dove le acque del Po incontrano quelle del mare.

Dopo aver visitato almeno la Riserva Naturale Bosco della Mesola, l’Abbazia di Santa Maria di Pomposa, l’Isola dell’Amore (ultimo lembo di terra che separa il Po dal mare), la Foce del Grande Fiume, le Valli di Comacchio, non dimenticate di portare a casa (o di consumare sul posto) le note anguille di Comacchio e il Riso del Delta del Po. E magari di ottenere le ricette locali, come quella dell’Anguilla ai ferri e del Risotto di pesce alla Polesana.

Museo Delta Antico, Comacchio. Ph. © Vanni Lazzari. Cortesia: Emilia Romagna Turismo.

In copertina: Compiano. Ph. © turismovaltaro.it. Cortesia: Emilia Romagna Turismo

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