Nella chiesa sconsacrata di San Giuseppe apre il ristorante di Ronald Bukri e Francesco Perali che punta a valorizzare il territorio
Già ricca di bellezza e luoghi da visitare, Orvieto possiede oggi un nuovo prezioso. Lo scrigno che lo contiene, a dire il vero, esiste fin dal Cinquecento. È la chiesa di San Giuseppe, sconsacrata da tempo. Il contenuto, quello che oggi riporta in vita l’anima e il fascino del contenitore, è una nuova idea di ristorazione, quella messa a punto da Ronald Bukri e Francesco Perali che si sono stabiliti a Orvieto per aprire Coro, il ristorante a pochi passi dal Duomo che in poco tempo è già stato segnalato nella Guida Michelin.
Nato in Albania e cresciuto in Toscana, Ronald Bukri, lo chef, fin da piccolo ha vissuto a contatto con la natura gustando i sapori autentici della sua terra d’adozione. Poi ha viaggiato in lungo e in largo per il mondo, lavorando alla corte di prestigiosi chef e acquisendo via via un’esperienza multiforme e multiculturale che gli ha permesso di formulare la sua personale idea di cucina: semplice, curata, con una predilezione per i sapori italiani che incontrano tecniche francesi e giapponesi. Orvietano di nascita, Francesco Perali ha coniugato la sua formazione classica agli studi universitari in economia aziendale, maturando poi esperienza fra Umbria e Toscana come restaurant manager, maitre di sala, sommelier, chef de rang.
Il loro percorso a un certo punto si incrocia e nasce un sodalizio che li ha porta a essere i due soci di Coro: qui, il loro obiettivo è la valorizzazione del territorio di Orvieto attraverso un lavoro di squadra
Il nome del ristorante, non a caso, intende veicolare il messaggio di un lavoro sinergico, dove ogni gesto, ogni idea, ogni intuizione è il frutto di una visione corale. Fra i piatti serviti ci sono, per esempio, i Tagliolini di teste di gambero rosso, sugo di coniglio cotto al forno, prosciutto di coniglio essiccato e grattugiato e il Cavolfiore alla brace, miso di legumi e tartufo nero. Fra i dolci, ottimo e iconico per la sua presentazione è Miele con crema leggera al miele, polline, finger lime, cialda al muscovado. Il rapporto con il territorio si esprime attraverso la scelta delle materie prime locali e l’interazione con i piccoli fornitori della zona.
Al piacere e all’esplorazione del gusto si unisce il rapimento estatico provocato dal contesto nel quale si svolge l’esperienza enogastronomica che, già notevole di suo, si arricchisce grazie a quella dello spazio. A riportare in vita lo scenario di questo luogo destinato un tempo alla preghiera è stato l’architetto Giuliano Andrea Dell’Uva che, con gesti garbati e in punta di piedi, ha tratteggiato una narrazione capace di esprimersi attraverso una nuova forma di sacralità, laica e terrena. Il progetto degli interni si dipana fra l’abside e la navata introducendo pacati elementi di novità che fluiscono nella memoria del luogo, caratterizzato da soffitti alti nove metri e popolati da una teoria di volte a crociera, affreschi e muri in tufo originali.
Coro si trova all’interno di Palazzo Petrvs, boutique hotel di appena nove suite nato dalla visione imprenditoriale di Raffaele Tysserand che, come Ronald Bukri e Francesco Perali, intende puntare sul territorio orvietano e sulla sua rivitalizzazione. Questa volta attraverso l’arte, la storia e il design contemporaneo, complice il progetto di interior a firma, ancora una volta, di Giuliano Andrea Dell’Uva. Prima o dopo aver vissuto l’esperienza enogastronomica di Coro, e magari anche quella di ospitalità di Palazzo Petrvs, oltre al patrimonio artistico di Orvieto potreste visitare “Ho Visto”, la mostra fotografica dedicata al celebre fotoreporter franco-iraniano Manoocher Deghati che inaugura proprio in questi giorni a Palazzo Coelli, negli ambienti della Fondazione della Cassa di Risparmio di Orvieto. In programma fino al 28 marzo, l’evento, curato da Fidia Factory Ets (Factory International Design Imagining & Arts), offre al pubblico un viaggio visivo attraverso decenni di reportage in contesti di conflitto e oppressione. L’esposizione presenta una selezione delle opere di Deghati, documentando eventi storici cruciali che hanno segnato il nostro tempo: dalla rivoluzione iraniana alla guerra tra Iran e Iraq fino alla rivoluzione sandinista in Nicaragua. Attraverso il suo obiettivo, il fotoreporter ha catturato la realtà sociale e politica di numerosi paesi, testimoniando con sensibilità la lotta per la libertà e la resilienza dei popoli.
In copertina: Ristorante Coro, Orvieto. Progetto: Giuliano Andrea Dell’Uva ©Cortesia Ristorante Coro