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Con il protocollo “Lavoro carcerario” opportunità per i detenuti

Le grandi imprese di Tlc e Ict, a corto di personale, puntano a formare nuovi addetti nelle case circondariali


Realizzazione delle nuove reti a banda ultralarga e rigenerazione di vecchi modem, router e altri apparati di Tlc: questi i due progetti che vedranno protagonisti i detenuti nell’ambito del programma “Lavoro carcerario” frutto del protocollo di intesa firmato dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e dal ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao. L’iniziativa ha un duplice obiettivo: offrire ai detenuti opportunità di lavoro e formazione nei settori Tlc e Ict e alle aziende del comparto di fronteggiare, almeno in parte, la forte carenza di addetti; secondo le stime ne mancano all’appello almeno 10mila nell’ambito dei progetti di infrastrutturazione a banda ultralarga legati ai fondi Pnrr.

Nove le aziende fra operatori di Tlc e imprese di rete che hanno aderito al protocollo e che stanno già portando avanti l’iniziativa. E la collaborazione con gli istituti penitenziari è aperta a tutti gli operatori che vorranno prendervi parte.

In dettaglio, il progetto prevede la creazione di laboratori e l’attivazione di programmi di formazione per l’acquisizione di competenze e selezione e inserimento lavorativo, all’interno e all’esterno del carcere con trattamento economico pari a quello previsto dai contratti collettivi di lavoro. Bologna, Cagliari, Catania, Frosinone, Lecce, Milano, Torino e Roma le città già identificate come sedi dei laboratori negli istituti penitenziari.

Nell’ambito del progetto che prevede la rigenerazione di dispositivi e apparati di rete è prevista la realizzazione di laboratori ad hoc all’interno delle carceri da parte delle imprese che potranno poi impiegare le risorse direttamente o attraverso imprese sociali del luogo, dopo un corso di formazione di tre settimane. Il potenziale complessivo di questo ambito è di circa 200 persone occupate.


Fastweb, Linkem-Tiscali, Sky, Tim, Vodafone e WindTre tra le aziende che hanno aderito al progetto.


Fastweb ha dato il via ad un’iniziativa che prevede il coinvolgimento di alcuni reclusi del carcere di Bollate grazie al supporto di Sielte e alla collaborazione con Bee4. Si punta a integrare i detenuti presso il centro di Assistenza tecnica di Colico (Lc) e in attività di pulizia, sanificazione e confezionamento presso la struttura circondariale.

Dal 2020 Linkem ha dato il via al progetto “Laboratori rework” dedicato alla formazione e lavoro in carcere. L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla collaborazione della Casa circondariale di Lecce, di quella femminile di Roma Rebibbia “Germana Stefanini” e quella di Cagliari Uta “E.Scalas” che hanno consentito l’istallazione dei laboratori delle società all’interno degli istituti.  Il progetto è articolato in due fasi: un programma di formazione specialistica al cui termine sono rilasciati gli attestati con la qualifica di “addetto alla rigenerazione di apparati elettronici di Linkem e Tiscali” e la possibilità per gli interessati di sottoscrivere un contratto di lavoro diretto con Linkem e Tiscali. La società di internet provider ha già assunto 13 reclusi presso il penitenziario di Lecce e 12 detenute presso quello di Rebibbia, Tiscali recentemente otto presso quello di Cagliari.

La partecipazione di Sky al progetto prevede di coinvolgere i detenuti nell’attività di ricondizionamento e re-packaging degli apparati restituiti dai clienti della rete internet in caso di cessazione o di upgrade tecnologico. L’attività prenderà il via nell’area di Milano, e verrà valutata sia l’estensione del progetto in altre strutture. Tim coinvolgerà alcune detenute presso una casa circondariale di Bologna in un percorso di formazione e nella realizzazione del packaging dei prodotti del gruppo – dai modem agli smartphone. Vodafone è in campo con un laboratorio di rigenerazione di modem di rete all’interno del complesso di Rebibbia. L’azienda ha già accordi per la rigenerazione dei propri apparati Fwa nel laboratorio di Linkem all’interno della sezione femminile e con la creazione del proprio laboratorio potrà estendere la rigenerazione agli apparati di tutte le tecnologie di rete fissa.  L’attività in una prima fase dovrebbe offrire opportunità di impiego a circa 12 persone. WindTre coinvolgerà i detenuti della struttura milanese di Bollate, che si occuperanno del recupero e della rigenerazione di apparati di rete, dopo aver seguito un percorso formativo dedicato.

Riguardo al progetto per la realizzazione di reti di accesso telecomunicazioni sono Open fiber, Sielte e Sirti le aziende che hanno aderito. L’iniziativa prevede che i detenuti possano lavorare anche all’esterno, per realizzare la posa e giunzione delle reti in fibra ottica. E su questo fronte sono state scelte complessivamente 2326 persone e la prima fase avrà carattere di sperimentazione su tre istituti che saranno in grado di formare circa cento detenuti in sei settimane.

Il progetto di Open fiber parte da Rebibbia: già individuati i cantieri e i primi assunti saranno su quelli di Monterotondo, alle porte di Roma. Il progetto pilota prevede una formazione di 160 ore teorica e pratica, con laboratori allestiti nel penitenziario. L’obiettivo è estendere la portata del programma a detenuti di altre carceri che potranno lavorare dove opera il nuovo consorzio Open fiber network solution creato con il Gruppo autostrade per l’Italia (Aspi).

Sielte concentrerà la propria azione negli istituti di Bollate in Lombardia e di Catania “Piazza Lanza” in Sicilia con un programma di formazione su tre macro-aree: rigenerazione degli apparati, attività di customer care tecnico e attività di realizzazione della rete in fibra ottica. E nell’ambito del progetto pilota di Torino, in fase di completamento, il gruppo ha messo a punto una serie di linee guida, modelli di didattica, framework di organizzazione dei laboratori, che potranno essere messe a fattor comune a livello nazionale e replicate. L’azienda ha avviato – in sinergia con Open fiber – un programma presso la struttura di Rebibbia.

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